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Riforme.net
- 22 maggio 2012 Ballottaggi: chi rappresenta chi? di Franco Ragusa Finalmente, con i risultati dei
ballottaggi ormai acquisiti, possiamo decretare la fine della campagna
elettorale e, quindi, tornare a parlare dei grandi temi.
In primo luogo c’è da registrare, sin dal primo turno, l’ennesimo calo di partecipazione al voto. Per questo motivo, nessuno degli ultimi sindaci eletti potrà vantare di rappresentare in maniera “larga” le popolazioni che sarà chiamato ad amministrare. Tenendo infatti conto dei voti effettivamente conseguiti, piuttosto che le astratte percentuali bulgare con le quali alcuni candidati hanno stravinto il ballottaggio, abbiamo un Doria che vince a Genova forte del consenso del solo 22,67% degli aventi diritto; Orlando non arriva al 30% a Palermo; e anche Pizzarotti del Movimento 5 Stelle si ferma, e si tratta del risultato migliore, al 36% degli aventi diritto. Mettendo quindi a confronto questi dati da “doppio turno” con il tanto deprecato Porcellum, scopriamo che soltanto Pizzarotti riesce ad eguagliare il consenso che consentì al centrodestra di Berlusconi di ottenere il 55% dei seggi alla Camera. Il Movimento 5 Stelle, però, forte della vittoria del suo candidato sindaco, arriva a superare di gran lunga l’aberrazione del premio di maggioranza del Porcellum. Con il 19,9% dei votanti al primo turno, ottiene ben 20 consiglieri, contro i 5 di un PD al 25,15% (http://comunali.interno.it/comunali/amm120506/C0560270.htm). Ovviamente, tutti i vincitori di oggi faranno di tutto, né più e né meno di quanto già fatto da chi li ha preceduti, per nascondere questa “scomoda” realtà; ed anzi, c’è da temere che il pericolo vero arrivi soltanto ora. La bassa partecipazione, sino a ieri considerata come una grave preoccupazione, per i nuovi protagonisti potrebbe infatti divenire un fastidioso tema da combattere. Non nel senso che senza partecipazione non vi è democrazia, ma nel senso esattamente opposto: chi non partecipa non merita di essere considerato, e ciò che conta sono solo i voti di chi, appunto, vota. In tal senso, del resto, trovano sempre più ascolto le campagne contro il quorum nei referendum. Poco importa se ci si ritrova costretti a dover scegliere tra opzioni TUTTE non desiderabili, perché chi non sceglie il meno peggio non può e non deve in ogni caso contare. Come quindi già fatto altre volte in passato, di fronte al grande tema delle regole ci si permette di sollecitare, nuovamente, una semplice riflessione: e se a vincere con questi numeri sono gli "altri"?
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