N° 42 - 19/10/96
Dalla rubrica delle lettere di LIBERAZIONE
Perche' dobbiamo votare per la bicamerale
La lettera di Antonia Siani e Fabrizio Clementi, pubblicata su "Liberazione" dello scorso giovedi', esprime
preoccupazioni su un problema cruciale, che, in definitiva, riguarda l'avvio delle riforme costituzionali.
Resta immutata la convinzione che la legge istitutiva della Commissione bicamerale operi uno stravolgimento
inaccettabile dell'art. 138 della Costituzione e che cio' costituisca un grave cedimento verso il plebiscitarismo della
destra. Cio' posto, non appare congruo sostenere che il Prc abbia su questo punto cambiato posizione,
sacrificando la difesa delle garanzie costituzionali "sull'altare della governabilita'". A me pare vero il contrario. La
crisi del rapporto cittadini istituzioni e' assai grave e quanti riflettono su di essa, preoccupandosi di assicurarle uno
sbocco democratico, avvertono che ogni ulteriore ritardo delle riforme risulterebbe pericoloso per la stessa
democrazia. Percio', se oggi si rafforzasse l'idea che questo Parlamento non e' in grado di produrre tali riforme,
segnerebbe non pochi punti di vantaggio proprio chi mira a ridimensionare il ruolo delle Assemblee e chi propone
la costituente, che verrebbe indicata come l'unico rimedio possibile.
Le destre minacciano di schierarsi contro la bicamerale, salvo che non venga raggiunto un accordo preventivo sul
presidenzialismo e su un "federalismo" che indebolisca i poteri pubblici. Per sventare tale disegno occorre che le
forze democratiche e della sinistra trovino una forte unita' intorno a un disegno che, partendo dai principi
fondamentali della Costituzione, li sviluppi per renderli concretamente attuabili, lasciando al Polo la responsabilita'
di affossare lo strumento che, nell'immediato, puo' consentire di elaborare proposte di riforma.
Risultera' chiaro, allora, chi vuole le riforme e chi no, chi le vuole per rafforzare ed estendere la democrazia e chi,
invece, le subordina ai propri interessi politici. smascherare il Polo su questo punto non corrisponde a una
esigenza tattica o meramente funzionale alle alleanze: significa invece lavorare per far avanzare l'idea che dalle
riforme della Costituzione deve essere allontanato il peso insostenibile della politica e della cultura della destra.
Ma vi e' anche un altro importante aspetto che deve essere tenuto in considerazione. Se si dovesse andare,
come anche Siani e Clementi prospettano, ad un referendum sulla legge istitutiva della bicamerale, perche'
approvata con i voti di meno dei 2/3 del Parlamento, quale sarebbe la nostra posizione? Non certo con l'Ulivo
contro la destra, nel caso che votassimo contro la legge anche in seconda lettura, e cio' per evidenti ragioni. Nella
ipotesi di una battaglia referendaria condotta nel segno di una profonda divisione delle forze democratiche e della
sinistra e che comunque sposterebbe ad una data futura ed incerta l'avvio non dico delle riforme, ma di qualsiasi
principio di elaborazione di esse, non si potrebbe evitare di dar fiato ulteriore ai sostenitori della assemblea
costituente, mentre verrebbe meno qualunque possibilita' di accordo con il centro sinistra per riforme conseguenti
con i principi e le garanzie previste dalla nostra Costituzione.
Per quanto di questi tempi si sentano continui appelli a smitizzare il valore della Costituzione, bisogna riconoscere,
senza retorica, che riformarla e' impresa di portata storica che richiede alle forze democratiche una intesa sui principi
fondamentali, che poi sono quelli oggi messi in discussione dalla destra. Ecco perche' adoperarsi per lasciare
aperto un canale che renda possibile tale intesa, corrisponde ad una prospettiva di riforma in senso democratico.
Giovanni Meloni