Quali garanzie?
Su indicazione di Paolo Ramazzotti ho inserito l'articolo di Bevere, apparso su "il manifesto" del 12/10/96, incentrato
sulle "garanzie" giuridiche.
Anch'io, come Paolo, sono convinto che la questione del garantismo ha una diretta correlazione con le questioni
istituzionali. In fondo, la politica dell'emergenza riguardo alle questioni della giustizia, sembra riprodurre fedelmente
quello che sta avvenendo a livello istituzionale. Oggi piu' che mai, i fini sembrano giustificare i mezzi.
Di fronte all'esigenza di garantire l'efficenza di Governo, viene meno l'esigenza di garantire un assetto quanto piu'
democratico, quanto piu' pluralista delle diverse opinioni; arrivando a determinare, attraverso i sistemi bipolari, dei
valori di soglia sotto i quali determinate espressioni della societa' reale non hanno il diritto di essere rappresentate
a livello di Governo. Si decide, per il bene comune, di annullare tecnicamente tutto quello che potrebbe ostacolare
una piena ed efficace adesione delle politiche di Governo alle esigenze tecniche, considerate di fatto
sovradeterminanti, dell'economia di mercato (altro che Marx!). Una sorta di ragion di Stato in grado di annullare
qualsiasi sistema dei valori.
Insomma, piu' che di emergenze, forse sarebbe il caso di parlare di una sorta di "risposta flessibile" che gli stati
democratico-borghesi si danno laddove le esigenze del momento richiedono una deroga a quei principi democratici
che dovrebbero valere in assoluto e al di sopra delle situazioni contingenti.
Basterebbe ricordare quanto e' avvenuto con le leggi speciali per il fenomeno della lotta armata: un vero e proprio
imbarbarimento delle categorie di giudizio giuridico, con relativo eccesso di pene; ed un imbarbarimento delle
procedure che, al di la' del fenomeno criminoso vero e proprio per le quali erano state invocate, hanno reso
possibile poter incarcerare per anni una scomoda generazione di militanti politici.
In tal senso, parlare ancora oggi di emergenza appare quanto mai fuori luogo; come fuori luogo appare la polemica
che oggi individua in alcuni atti dei magistrati l'elemento di maggiore lesione delle garanzie.
Ed ecco perche' non sono d'accordo con quanto scrive Bevere a conclusione del suo articolo: "Si applichino le regole, dunque, in maniera uguale e conforme alla Costituzione, quale che sia l'accusato e quale che sia il risultato."
Ma di quali regole parla Bevere?
Forse che i famosi teoremi alla "Calogero" potevano essere possibili senza l'esistenza di quelle regole che li hanno
"riempiti" di legalita'?
Bevere ci vorrebbe forse dire che i secoli di carcerazione preventiva sin oggi comminati sono il frutto di cattive
interpretazioni delle regole?
O piuttosto sono le regole, e queste si' facilmente individuabili nell'operato dei politici, ad essere sbagliate?
E parlando di politici, sarebbe auspicabile che Salvi chiarisse sino in fondo la misura della sua polemica nei
confronti del Pool di Milano. E questo proprio per far ripartire un'autentica stagione di garantismo che punti alla
ridefinizione delle regole... che mancano!
Non avrebbe infatti senso un attacco di tipo personale.
Se alcuni magistrati hanno agito oltre la riga e nessuno e' ancora riuscito a dimostrarlo praticamente, facendo cioe'
scattare delle misure giudiziare nei loro confronti, c'e' poco da stare a disquisire: o non esistono le dovute garanzie
atte ad impedire che delle violazioni avvengano, o tali violazioni non sono (formalmente) state compiute.
Ma se il buongiorno si vede dal mattino... si annuncia tempesta.
E' di questi giorni l'approvazione da parte del Senato, con la sola opposizione di Rifondazione, della legge che
ridefinisce "l'abuso d'ufficio".
Ora, ben vengano dei criteri certi per l'identificazione del reato, ben vengano dei criteri certi atti ad impedire abusi
relativamente ai provvedimenti di custodia cautelare; ma per quale diavolo di motivo si e' arrivati a ridurre la pena
prevista e' un mistero che servira' soltanto ad alimentare altro rancore e giustizialismo da parte dei cittadini.
Cosa c'entra con il garantismo l'aver garantito in maniera esclusiva chi commettera' questi reati?
Si volevano evitare le manette facili ai politici, in quanto facilmente esposti ad errori giudiziari relativamente al tipo
di reato contestabile?
Nulla di piu' comprensibile.
Ma allora si affronti seriamente la questione "custodia cautelare" e la si smetta di privilegiare vergognosamente
alcune fattispecie di reato attraverso la depenalizzazione degli stessi.
Perche' e' da questo modo di approcciare alle questioni che originano le violazioni dei diritti basilari sanciti nella nostra Costituzione, e non certo dal particolare comportamento "non sanzionabile", in riferimento a delle categorie di cittadini non protetti, di questo o quel magistrato.