Oramai è divenuto
un coro.
Pur confermando le diversità
di fondo, gran parte delle forze politiche di opposizione si trova a condividere
la tesi del Governo Berlusconi per la quale la rapida vittoria degli anglo-americani
costituirebbe l’unica via percorribile per la rapida fine del conflitto
in Iraq, e con essa, la fine delle sofferenze per la popolazione civile.
Per essere chiari, al di
là degli aspetti schizofrenici per lo più dovuti ad esigenze
di politica interna, per ogni giorno di guerra che passa senza che il regime
iracheno accetti di cedere la propria sovranità agli eserciti di
USA e GB (per quanto il regime di Saddam non piaccia, sotto il profilo
del diritto internazionale di attacco alla sovranità dell’Iraq si
tratta), aumentano le convergenze tra la maggioranza di Governo e le forze
di opposizione.
Non fosse, quindi, per la
posizione di “non diretta belligeranza” assunta dal Governo, potremmo addirittura
immaginare un intervento più diretto dell’Italia (umanitario?) per
appunto accelerare la conclusione del conflitto.
Ciliegina sulla torta di
questo quadro politico, l’intervento del Presidente della Repubblica Ciampi
ad Alessandria.
Richiamato dai manifestanti
pacifisti al rispetto della Costituzione, ha concluso “esprimendo il fervido
auspicio che la guerra in corso nell'Iraq abbia al più presto fine”.
Insomma, tra “realismo politico”
ed “auspici”, non si capisce più bene chi e come dovrebbe occuparsi
del rispetto della Costituzione in un ambito per altro allargato di “illegalità
internazionale”.
Per quanto vada infatti
premesso che già in precedenti circostanze abbiamo assistito alla
messa in soffitta dell’art. 11 della Costituzione, l’aspetto che più
sconcerta è la totale assenza d’iniziative rivolte al ripristino
della legalità internazionale e, nel caso più specifico dell’Italia,
il rispetto degli obblighi per l’appunto derivanti dall’art.11.
La posizione assunta dalla
maggioranza di Governo è chiaramente lesiva del principio del ripudio
della guerra: l’Italia non ha infatti ripudiato alcunché, nei termini
previsti dall’art. 11, nel momento stesso che ha deciso di sostenere un’iniziativa
diplomatica, nel Paese come negli organismi internazionali, di aperto sostegno
politico ad un intervento bellico di tipo cosiddetto preventivo, nonché
unilaterale.
Per altro, facendo riferimento
al ruolo internazionalmente svolto dal Governo italiano, prima e dopo lo
scoppio del conflitto, c’è da sottolineare la grave violazione dell’art.
11 proprio in riferimento al ruolo positivo che l’Italia dovrebbe svolgere
nell’ambito delle organizzazioni internazionali al fine di assicurare la
pace e la giustizia tra le nazioni.
Ma di tutto ciò non
vi è alcuna traccia nell’operato del Governo Berlusconi, che anzi
continua nella politica di sostanziale appoggio alle nazioni che hanno
iniziato la guerra.
Non un’iniziativa per il
cessate il fuoco e né un’iniziativa per chiedere alla comunità
internazionale d’imporre alle forze in campo un piano di aiuti umanitario
che scatti immediatamente.
Un “non fare” sin troppo
palesemente doloso, tanto più vista la parallela concessione dell’uso
delle basi militari in Italia e dello spazio aereo italiano per generici
fini di supporto logistico ad una delle parti in conflitto.
Clamorosa la partenza dei
paracadutisti americani dall’Italia per entrare nel teatro delle operazioni
di guerra. Certamente, nessuno avrebbe potuto impedire a dei “cittadini
americani” di partire dall’Italia per andare in Iraq. Ma da privati cittadini,
per l’appunto, senza l’equipaggiamento e l’ausilio di trasporti militari
specificatamente finalizzati ad assolvere operazioni di guerra. E a chi
ora sorriderà di fronte a questa che potrebbe sembrare una sottile
ed ininfluente differenza di forma, mi permetto di far notare che è
anche e soprattutto attraverso la correttezza dei rapporti giuridici, soltanto
all’apparenza formali, che si sostanziano principi come quello di legalità
e di ripudio della guerra.
Non appaiono quindi per
nulla comprensibili gli attuali richiami al realismo politico da parte
delle forze politiche di opposizione, che di fatto avranno il solo risultato
di legittimare nel senso comune delle persone i colpi di mano sia del Governo
Berlusconi che dell’amministrazione Bush.
Come anche non può
essere minimamente compresa l’inerzia istituzionale del Presidente Ciampi,
che non va oltre l’esternazione di sentimenti di mero auspicio, di fronte
ad una situazione che imponeva ed impone chiare assunzioni di responsabilità
da parte degli organi istituzionali posti a tutela della legalità
costituzionale.