Il 7 ottobre saremo chiamati a votare per una riforma Costituzionale
che si inserisce perfettamente nell'accentuata corsa al neoliberismo senza
regole e nella scelta di esaudire le logiche del mercato che chiedono maggiori
privatizzazioni, liberalizzazioni, riduzione delle tutele ambientali e
dei diritti dei cittadini e del mondo del lavoro. Questa riforma, attuata
dal centro sinistra negli ultimi giorni di governo, apre la strada ad interventi
ancora peggiori che il centro destra si appresta a varare subito dopo il
referendum.
PERCHE? INVITIAMO TUTTI A VOTARE NO:
Perché si tratta di respingere una riforma della
Costituzione approvata, per la prima volta nella storia del Paese, da una
ristrettissima maggioranza del Parlamento; questo costituisce un precedente
pericolosissimo perché legittima qualsiasi Governo a modificare
la nostra Carta Costituzionale a colpi di maggioranza semplice;
Perché il Referendum avrà valore confermativo
e sarà valido comunque, senza bisogno di raggiungere il quorum;
pochissime persone potranno quindi decidere di modificare la nostra Costituzione;
Perché la riforma prevista non avvicina i cittadini
ai luoghi delle decisioni politiche, ma sposta semplicemente poteri senza
alcuna apertura alla partecipazione democratica dei cittadini alla vita
pubblica;
Perché introduce un aberrante concetto di sussidiarietà
con cui si ribalta la funzione dello Stato e della Pubblica Amministrazione
nella gestione dei servizi non solo affidando ai privati attività
di interesse pubblico (sanità, scuola, previdenza, assistenza, cultura
ecc.) ma addirittura obbligando gli Enti pubblici a giustificare l'eventuale
gestione in proprio di tali servizi. Solo se i privati si dimostrassero
incapaci di svolgerli questi potrebbero ritornare alla gestione pubblica;
Perché prepara la rottura del Paese scavando un
profondo solco tra i cittadini che vivono nelle regioni più ricche
e produttive a quelli che vivono nei territori più poveri;
Perché devolve alle Regioni potestà legislativa
esclusiva su questioni rilevanti in materia di stato sociale;
Perché consente alle Regioni di modificare le norme
che regolano i rapporti di lavoro al fine di abbassare la soglia dei diritti
dei lavoratori, creando zone appetibili ed attraenti per gli investimenti,
a scapito dei lavoratori stessi;
Perché attribuisce alle Regioni la tutela del lavoro
e della salute preparando così la strada alla fine del contratto
unico nazionale e ad interventi riduttivi in materia di diritto di sciopero,
diritti sindacali, 626 ecc.;
Perché attribuisce alle Regioni, alle Provincie
e ai Comuni possibilità d'imporre nuove tasse;
Perché divide i lavoratori indebolendo così il loro potere
contrattuale nel contrastare peggioramenti giuridici, normativi e salariali;
Perché elimina il concetto stesso di Amministrazione
pubblica volta a soddisfare le esigenze di tutti i cittadini ovunque risiedano
ed apre ad una diffusa difformità di tutele sul territorio;