19/01/99
Franco Ragusa
Referendum elettorale e diritti lesi
Come era prevedibile, nonostante quanto denunciato dalla campagna di
terrore portata avanti dai promotori del referendum elettorale che abolisce,
di fatto, il 25% dei seggi assegnati attraverso la quota proporzionale,
la Consulta si e' pronunciata per la sua ammissibilita'.
I motivi per dichiararsi contrari a questo referendum di certo non
mancano. Basterebbe, in tal senso, guardare con serenita' ai guasti prodottisi
in questi ultimi anni a seguito dell'introduzione, per l'appunto, del sistema
maggioritario.
Ma giudicare le cose con serenita' non e' di questo paese. Per cui,
anziche' riconoscere che l'introduzione del maggioritario ha prodotto piu'
guasti che benefici, senza alcuna connessione logica tutti questi guasti
sono stati attribuiti alla residua quota proporzionale.
Quello che pero' mi sembra oggi piu' urgente non e' tanto il tentare
di dimostrare la pretestuosita' di determinati argomenti, cosa che va fatta
a tamburo battente, quanto l'atteggiamento da tenere da subito nei confronti
di questo referendum.
Si pone infatti un problema di legittimita'.
Per quale motivo si dovrebbe accettare di vedere messo in discussione,
a maggioranza, il piu' elementare dei diritti politici, il diritto ad un
voto non pilotato dai meccanismi elettorali?
Chi e' che non riterrebbe intollerabile un referendum che limitasse,
che so, il diritto di voto di una etnia o di una confessione religiosa?
E per quale motivo si dovrebbe invece tollerare un referendum elettorale
finalizzato a rendere inutile il voto di una larga fetta della societa',
anche se minoritaria?
Mi permetto quindi di invitare tutte le forze sinceramente democratiche
a prendere in considerazione la possibilita' di una campagna per l'astensione.
Se ci sara' infatti una maggioranza di cittadini che si pronuncera' a favore
di questa proposta referendaria, che questa maggioranza sia messa di fronte
allo strappo di democrazia che con questa decisione avra' operato.