(ADN Kronos - 23-01-99)
Walter Veltroni: ''Il nostro si' al referendum
sara' un 'si' per': un si' per un sistema elettorale nominale e maggioritario
a doppio turno di collegio secondo il sistema francese''. Il segretario
Ds, Walter Veltroni, intervenuto oggi al coordinamento dei Cristiano Sociali,
rinnova l'impegno della Quercia affinche' il referendum sulla legge elettorale
non sia fine a se stesso, ma segni un passo decisivo verso la riforma elettorale
da sempre preferita da Botteghe Oscure. ''E' la stessa proposta contenuta
nel disegno di legge di iniziativa popolare di Antonio Di Pietro ed e'
la stessa proposta -sottolinea Veltroni- che e' contenuta nella tesi numero
1 dell'Ulivo''.
(La Repubblica - 24-01-99)
Silvio Berlusconi: Tra i dolori berlusconiani
c'è il referendum: al Cavaliere proprio non va giù: perché
c'è di mezzo Di Pietro, perché si sovrappone alla campagna
per le Europee. Berlusconi, in possesso di sondaggi che prevedono un 90
per cento a favore del "sì" e quindi costretto a subirlo obtorto
collo, non riesce a dissimulare la profonda avversione per il quesito,
che oltretutto divide Forza Italia. E quindi dapprima nicchia ("Ritengo
che sia giusto che ciascuno sia libero di giudicarlo come vuole, giovedì
riuniremo comitato di presidenza e gruppi parlamentari per una valutazione
d'insieme") ma poi sbotta: "Comunque sia una legge andrà pur fatta,
perché un Paese civile non può certo affidarsi al sistema
che ne deriverebbe: non si può pensare di attribuire il 25 per cento
dei seggi a casaccio, ai migliori non eletti".
(ASCA - Roma, 25-1-99) - Il quesito referendario, secondo Massimo D'Alema ''non e' adeguato allo scopo che si prefigge, cioe' garantire la governabilita'''. Infatti, secondo il premier, ''la legge che residuerebbe non ha logica''. Infatti ''se il 25% dei seggi si attribuisce ai migliori quozienti perdenti, il caso'' puo' far si' che ribaltino le maggioranze elettorali. Una simile legge ''potrebbe alterare il risultato'' delle urne con una ''attribuzione 'casuale' ai perdenti, che non esiste da nessuna parte del mondo''. Pertanto, secondo D'Alema, il Parlamento dovra' intervenire, eventualmente anche dopo lo svolgimento del quesito referendario.