Per il dopo 18 aprile
Come aderente al Comitato per il NO di Pisa, ho in un dibattito due
sere fa lanciato un appello perchè i Comitati per il NO si trasformino
dopo il referendum in Comitati per la Democrazia e la Partecipazione.
Così, nell'immediato, la proposta del NO non rischierebbe di
apparire puramente negativa e verrebbe spuntata una delle ultime armi del
fronte del SI, che dirà fino all'ultimo che senza il SI vincente
tutto il processo riformatore rimarrà bloccato e quindi implicitamente
ricatterà anche chi non condivide lo specifico quesito referendario
e la sua intrinseca filosofia (si veda l'editoriale di Paolo Franchi sul
Corriere della Sera di qualche giorno fa "Ultima fermata per le riforme").
Ma in prospettiva questa proposta aprirebbe un fronte di riflessione
e di azione di cui credo si senta una stretta necessità: una riflessione
su come mettere un freno alla deriva della politica, alla sua degenerazione
e alla esclusione dei cittadini dai processi decisionali. E' significativo
che in questo campo molto si può fare e con efficacia in senso autenticamente
riformatore senza scimmiottare la ormai stanca ingegneria istituzionale,
che si occupa solo dei "piani alti" dell'edificio istituzionale e disdegna
il fondamento di ogni sistema democratico, che è la democrazia reale.
Esemplifico: la questione della democrazia nei partiti, la questione
del finanziamento alla politica, oltre che ai partiti, le potenzialità
dell'associazionismo, le modalità di organizzazione della democrazia
di base, in direzione dell'autogoverno, nei comuni e nei quartieri, la
questione della democrazia sindacale, la questione dell'accesso ai mezzi
di comunicazione di massa e telematici, le primarie, si o no, come
quando e dove, una nuova regolamentazione dell'istituto referendario, abrogativo
e propositivo.
Questo solo per una prima, sommaria elencazione, a cui altro si potrebbe
aggiungere secondo i contributi di molti (ed anche di alcuni esponenti
del SI).
Il dibattito e l'azione potrebbero convergere in tempi brevi in un
testo comune, in una sorta di Carta della Democrazia, che potrebbe costituire
a sua volta un programma di rilevante portata nella lotta politica dei
prossimi anni, sia che vinca il No, sia nella disgraziata ipotesi che prevalga,
con una vittoria di Pirro, il SI (ma in questo caso il lavoro sarebbe
molto difficile).
Sottolineo però comunque che questa proposta dovrebbe essere
resa pubblica, nei modi più visibili possibile, e dagli esponenti
più autorevoli del NO che la condividessero, prima della chiusura
della campagna elettorale.