Riforme Istituzionali
Referendum 2003
Rassegna stampa
www.riforme.net
Corriere della
Sera - 24 aprile
Articolo 18, la Cgil sceglie di votare «sì»
ma si divide
Probabile che al «parlamentino» del
sindacato si discuta su tre diverse proposte
Enrico Marro
ROMA - Gian Paolo Patta ha atteso la fine della
riunione della segreteria, ieri pomeriggio, e un minuto dopo, raggiante,
ha diffuso un comunicato per annunciare che il leader della Cgil, Guglielmo
Epifani, aveva deciso: la Cgil voterà «sì» al
referendum del 15 giugno per l’estensione dell’articolo 18 (reintegro nel
posto di lavoro per chi viene licenziato ingiustamente) nelle imprese fino
a 15 dipendenti. L’esultanza di Patta, che è tra i promotori della
consultazione (insieme con Rifondazione comunista, la Fiom-Cgil, i verdi
e una parte della sinistra Ds) è comprensibile. Come pure comprensibile
è l’imbarazzo dei collaboratori di Epifani che, al termine di una
difficile discussione che ha visto la segreteria della Cgil dividersi quasi
a metà, non smentiscono e non confermano le dichiarazioni di Patta.
Precisano. Precisano che «Epifani parlerà al direttivo del
6 maggio e che nessuna decisione è stata formalmente presa»,
che «in segreteria è cominciata una discussione che proseguirà
il 5 maggio, alla vigilia del direttivo», che per la Cgil «la
via maestra» per tutelare i lavoratori «resta la legge»
mentre il ricorso al referendum «è sbagliato» perché
«divide». Ma dal momento che il referendum è ormai inevitabile,
«il male minore» potrebbe essere quello di votare sì,
«ma un sì diverso da quello di Rifondazione», un sì
«per rafforzare le proposte di legge della Cgil» che mantengono
comunque una tutela differente nelle piccole aziende.
Fatto sta che, alla fine, Epifani, constatato
che la maggioranza dell’organizzazione è orientata per il sì,
si sarebbe convinto che, scegliendo questa posizione, la Cgil potrebbe
influire di più nel dopo referendum (a patto, ovviamente, che i
sì vincano). Secondo le indiscrezioni (ma i diretti interessati
non confermano) la segreteria si sarebbe divisa 7 a 5. A favore del sì,
oltre a Patta e a Paola Agnello (i due segretari della minoranza di sinistra
e tra i promotori della consultazione), si sarebbero schierati, con argomenti
e sfumature diverse, quattro segretari della maggioranza (Carla Cantone,
Paolo Nerozzi, Titti Di Salvo e Nicoletta Rocchi) e lo stesso Epifani.
Gli altri 5 segretari della maggioranza, in particolare la vecchia guardia
cofferatiana (Giuseppe Casadio, Carlo Ghezzi, Achille Passoni), non sarebbero
per il sì, ma non per questo sceglierebbero il no (resta la libertà
di coscienza o il non voto). Una discussione così, in Cgil, non
si ricorda da anni. A questo punto, appare probabile che al direttivo,
che è il parlamentino del sindacato di Corso Italia, verranno presentati
più documenti da votare: la proposta per il «sì»
di Epifani (il segretario avrebbe annunciato che verrà presentata
da lui e non dalla segreteria, che è divisa), quella della libertà
di coscienza e forse quella del «no» (su questa posizione è
per esempio il presidente dell’Inca-Cgil, Aldo Amoretti).
Ma il referendum bertinottiano crea problemi
anche nel resto del sindacato. La Uil, divisa al proprio interno, deciderà
il 9 maggio in direzione. Poi toccherà alla Cisl che, secondo quanto
ha anticipato il segretario Pezzotta, si schiererà «per far
fallire la consultazione» e quindi per il non voto. I Ds sono ancora
in mezzo al guado. E le reazioni di ieri alla segreteria Cgil confermano
i contrasti che attraversano il partito. Cesare Damiano, responsabile Lavoro
ed esponente della maggioranza Ds, non vuole commentare e preferisce «aspettare
di vedere come si evolve la vicenda». Invece, Gloria Buffo, della
minoranza di sinistra, auspica «un vasto schieramento per il sì».
E Sergio Cofferati? Difficilmente l’ex segretario della Cgil potrà
ancora evitare, come ha fatto finora, di pronunciarsi.
Il referendum crea problemi anche nei rapporti
tra i Ds e i sindacati. Nicola Rossi, ex consigliere economico di Massimo
D’Alema, che insieme con 40 parlamentari del gruppo Ds-Ulivo ha presentato
una proposta di legge sulla tutela dai licenziamenti, ha scritto nei giorni
scorsi una lettera allo stesso Damiano per protestare contro l’adozione
da parte dei Ds della proposta di legge in materia della Cgil. E una lettera
di analogo tenore hanno scritto Franco Lotito e Paolo Pirani, segretari
confederali della Uil e membri della direzione dei Ds, ai vertici del partito
(D’Alema, Fassino, Violante, Angius e Damiano): perché, chiedono,
la proposta di Rossi «non viene assunta anch’essa dalla segreteria
e dai gruppi parlamentari così com’è avvenuto con la richiesta
della Cgil?».
Indice Referendum 2003