La Stampa - 7 maggio
Articolo 18, Epifani schiera la Cgil per il sì
«Dobbiamo basarci sul giudizio di merito e null’altro».
La proposta avanzata «a titolo personale» tiene unito il più
grande sindacato italiano. Scontenti i cofferatiani, ma senza esasperare
i contrasti
ROMA - Epifani schiera la Cgil per il «sì» al referendum
sull’articolo 18. Un sì («per i diritti e le riforme, dice
il segretario generale) che conferma dubbi e critiche allo strumento del
referendum quando si interviene su questioni economico-sociali, ma che
ha ovviamente un peso molto rilevante. Principalmente un peso politico,
perché la Cgil, insieme all’Arci, è l’unica grande organizzazione
di massa dell’area della sinistra che si schiera esplicitamente a sostegno
del referendum. In contrapposizione con la scelta dei Ds, e nonostante
il pronunciamento elettorale sia osteggiato anche dall’ex-numero uno di
Corso d’Italia Sergio Cofferati. In casa Cgil - ieri lo ha detto apertamente
lo stesso Epifani - c’è la convinzione che difficilmente il 15 giugno
ci sarà il quorum necessario perché un eventuale successo
dei «sì» possa produrre conseguenze concrete. Ma non
c’è dubbio che i promotori del referendum - a partire da Fausto
Bertinotti - sperano che la forza organizzativa della macchina cigiellina
possa spostare qualche milione di elettori. Guglielmo Epifani, di fronte
ai 153 membri del parlamentino della Cgil, ha cercato i toni e le parole
giuste per evitare, nei limiti del possibile, una spaccatura nell’organizzazione
. E così, ha sviluppato nella sua relazione una lunga premessa politica
mirata a ribadire che sulle scelte fondamentali - la pace, le politiche
del governo, la difesa della magistratura, le strategie sindacali - la
Cgil è unita e mantiene la sua rotta. E quindi la proposta formulata
«a titolo personale» perché il suo sindacato si batta
per il successo del «sì». «Confermo l'inopportunità
- ha detto Epifani - di scegliere la via referendaria per battaglie di
carattere propositivo, al contrario di quanto avviene nei referendum abrogativi
scelti per ripristinare diritti o libertà compromessi da altri».
Ma ormai il voto ci sarà, e la posizione da prendere si deve basare
«sul giudizio di merito e su null'altro». Per Epifani, si deve
votare sì perchè il referendum «si propone di espandere
le tutele dell'articolo 18», anche se in modo non efficace; poi,
«se vincessero i sì il quesito avrebbe riflessi sulla difesa
e il mantenimento dell'articolo 18». Infine, per le sue battaglie
e le sue proposte di riforma la Cgil «ha bisogno delle persone in
carne e ossa che voteranno sì». E così, il sindacato
dovrà impegnarsi nella campagna referendaria, anche se non aderirà
ai comitati referendari. Oggi il direttivo si pronuncerà formalmente.
Il dissenso di alcuni dirigenti di peso (molto vicini a Sergio Cofferati)
ieri si è materializzato nella presentazione di due ordini del giorno:
uno (a firma Achille Passoni) per la libertà di voto, uno (di Marigia
Maulucci) per la non partecipazione al voto. I «fassiniani»
(Megale, Panzieri, Amoretti) propongono che la Cgil «non si pronunci
e non si impegni», mentre Danini (di Rifondazione) vuole l’adesione
piena ai comitati per il sì. Poi ci sarà l’ordine del giorno
che «approva la relazione del segretario generale», compresa
la linea sul referendum, che raccoglierà una larghissima messe di
voti. I segretari «cofferatiani» (oltre a Passoni e Maulucci,
Ghezzi e Casadio) ieri non hanno esasperato la divisione, pur mantenendo
le loro obiezioni: la speranza (non molto fondata, pare) è che si
possa votare unitariamente sulla relazione di Epifani, e marcare il dissenso
con un voto specifico sulla questione del referendum. Molte le reazioni
alla presa di posizione della Cgil. Festeggiano i promotori, con il presidente
del comitato Paolo Cagna, e Fausto Bertinotti, secondo cui «siamo
molto incoraggiati dal fatto che la più grande organizzazione sindacale
scelga di collocarsi in questa battaglia di allargamento dei diritti delle
lavoratrici e dei lavoratori». Soddisfatto anche il presidente dell’Arci
Tom Benettollo, e gli esponenti del correntone Ds. Renato Brunetta, di
Forza Italia e dei comitati per il no, approva (con polemica) la coerenza
di Epifani. Il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta ribadisce
che «il referendum è sbagliato e noi dobbiamo tutti impegnarci
per farlo fallire», e il leader della Uil Luigi Angeletti ha annunciato
che proporrà domani alla segreteria la linea dell'astensione.
Roberto Giovannini