Corriere della
Sera - 14 maggio
Critiche da «Aprile» sulla scelta di non votare al referendum
Attacchi a Cofferati «Ci sentiamo traditi»
Pezzotta: per una volta sull’articolo 18 è d’accordo con me
ROMA - I militanti di «Aprile»,
l’associazione di cui Sergio Cofferati è presidente, non l’hanno
presa bene. Almeno a leggere le email che hanno inviato al sito, per commentare
(e contestare) la scelta dell’ex leader della Cgil, che non andrà
a votare al referendum per l’estensione dell’articolo 18, aggiungendosi
al fronte composito - dalla Confindustria ai Ds - che punta a far fallire
l’appuntamento del 15 giugno. «Sono confuso» scrive Matteo
Piccardi. «Siamo nati per estendere la partecipazione, ma tu hai
deciso di non consultare l’associazione» lo rimprovera un altro.
«Come sindacalista Fiom-Cgil mi sento tradito dal tuo invito ad andare
al mare» protesta Alessandro Rossi. «E no, caro Sergio, stai
sbagliando» aggiunge Gianfranco Ferrari. «Se ti dilaniava votare
- consiglia un altro - potevi tacere». Pochi apprezzano, come Luciano
Bosio che gli urla un «bravo Sergio!» e Vittorio che spiega
che «Cofferati ha capito che l’avversario da battere è Berlusconi
e non Fassino». Il «non andrò a votare» di Cofferati
resta per ora la posizione più clamorosa e controversa di tutto
lo schieramento. Ieri anche Cisl e Uil, come avevano ampiamente anticipato
i loro segretari, si sono schierate per l’astensione. Il leader della Cisl
Savino Pezzotta può celiare spiegando che per una volta «Cofferati
è d’accordo con me». Nel merito poi annuncia: «Lo faremo
fallire con una astensione attiva, militante e decisa. Noi non andremo
al mare, ci batteremo nelle fabbriche per dire che questo referendum non
porta nessun beneficio».
Luigi Angeletti, segretario della Uil spiega
che quello del suo sindacato è un «non voto» che deve
trasformarsi subito in una «proposta di intervento, primo tra tutti
quello legislativo, allo scopo di migliorare e allargare le forme di tutela
per tutti quei lavoratori che ne sono privi».
Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, che
ha schierato il sindacato sul «sì», preferisce non alimentare
polemiche: «Non commento la scelta di Cofferati. La rispetto».
Ma certo le sue considerazioni sull’importanza di esserci «quando
ci sono scelte partecipative di istituti di democrazia diretta»,
valgono più di un giudizio e fanno capire la distanza che c’è
ormai tra di lui e l’ex segretario della Cgil.
Sul piano politico la scelta di Cofferati di
non spaccare i Ds a costo di sbriciolare il correntone non può che
raccogliere apprezzamenti dentro la maggioranza della Quercia. «Si
verifica una convergenza importante - spiega il responsabile Lavoro Cesare
Damiano - che mi auguro consolidi l’unità del partito». Che
cosa voglia dire a livello di organigrammi o di linea politica è
presto per dirlo. Il primo appuntamento nei Ds sarà la direzione
dopo le amministrative. Intanto dentro il correntone (l’associazione Aprile)
sale la tensione. Sono Cesare Salvi e i suoi a essere sul piede di guerra:
vogliono un chiarimento sulla scelta di Cofferati e soprattutto sul metodo:
«Neppure una consultazione, eppure lui è il presidente dell’associazione,
avrebbe dovuto confrontarsi» protesta Luciano Pettinari. Ma anche
nel correntone il chiarimento è rinviato a dopo le elezioni amministrative.