Riforme Istituzionali
Referendum 2003
Rassegna stampa
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il Riformista
- 17 maggio
Il Riformista fa il suo tavolo bipartisan. Art. 18, prove tecniche
di dialogo
Il referendum per l'estensione dell'articolo
18 alle piccole imprese ha un merito. Sarà paradossale, ma è
così: aver deideologizzato il dibattito sul mercato del lavoro.
Ha costretto tutti (o quasi) a fare i conti con gli interessi in campo,
con le proprie convenienze. Questo spiega l'ampio fronte, politico e sociale,
contrario al quesito promosso da Rifondazione, i Verdi e la Fiom. Ma consente
anche di guardare oltre il 15 giugno, giorno dell'appuntamento referendario.
E se si guarda oltre si trovano anche interessanti sintonie tra il governo,
la sua maggioranza e l'opposizione. I primi segnali di dialogo sono emersi
ieri al convegno del Riformista sul mercato del lavoro, tra le aperture
del sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi e del deputato di An Andrea
Ronchi e la disponibilità mostrata dagli esponenti del centrosinistra
(Enrico Letta, Margherita, e Nicola Rossi, Ds) ad accettare un terreno
di confronto, ma anche di verifica di possibili convergenze con la maggioranza.
Con una - realistica - premessa: «La battaglia dell'articolo 18 -
come ha detto Giuliano Cazzola, in veste di rappresentante del micro Comitato
per il no - l'hanno persa tutti». Battaglia sbagliata, dunque, e
senza sbocchi. C'è bisogno di ben altro, che l'estensione automatica
di una tutela, per ricostruire un arcaico modello, nel quale domanda e
offerta di lavoro hanno difficoltà ad incontrarsi. Di costruire,
cioè, un vero mercato del lavoro che in Italia, di fatto, non c'è
mai stato. «Ripartiamo - ha detto Enrico Letta - dalle priorità
indicate nel Libro Bianco, tra le quali non c'era affatto l'articolo 18.
Partiamo, quindi, dal collocamento, dallo Statuto dei lavori, dalla riforma
del processo del lavoro per introdurre forme efficaci di arbitrato. Questi
sono i principali aspetti della riforma da compiere. E' un'inversione di
priorità, ma è su questi temi che ci sono concrete possibilità
di fare le riforme in parlamento, sgombrando il campo dalla macerie di
questo ultimo anno». Parola d'ordine, allora: rimuovere il referendum.
«Per costruire su basi diverse - ha detto Sacconi - i rapporti tra
governo e opposizione e, anche, con le parti sociali». Parallelamente
alla modernizzazione del mercato del lavoro va intensificata l'azione -
avviata con il Patto per l'Italia - per definire quello che per Sacconi
è un sistema di relazioni industriali «cooperativo»
contrapposto ad un antistorico modello conflittuale.
La premessa teorica l'ha sollevata Cazzola, quella
pratica, di tecnica parlamentare (quasi una sfida al governo e alla sua
maggioranza), Nicola Rossi: «Il governo stralci o ritiri, l'articolo
10 del decreto 848 bis, specificatamente incentrato sulle modifiche sperimentali
all'articolo 18 previste dal Patto per l'Italia, in quanto visibilmente
inadeguato ad affrontare i problemi emersi. Quella norma, infatti, non
risolve nulla. Piuttosto c'è bisogno di una normativa che uniformi
le tutele e che in maniera flessibile riconosca le diversità».
Questo - secondo Rossi - è il passaggio che può permettere
di riprendere il dialogo sociale con tutti perché davanti ci sono
altre due questioni che si tende ad ignorare: quella della rivisitazione
degli assetti contrattuali e quella della rappresentanza e rappresentatività
sindacale.
Indice Referendum 2003