Riforme Istituzionali
Referendum 2003
 
Rassegna stampa
 
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il manifesto - 7 giugno
 
Il rovescio del lavoro
 
MANUELA CARTOSIO
 
Il consiglio dei ministri ieri ha messo in vetrina il decreto attuativo della riforma del mercato del lavoro intitolata a Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalla Br. Gli 89 articoli del decreto, che entrerà in vigore a settembre, sono l'esito tecnico-operativo del Libro Bianco e del Patto per l'Italia. Sono l'ultimo anello di una catena che ha già squadernato alcuni effetti: una rottura sindacale aspra e profonda, un contratto dei metalmeccanici separato perché vuoto, in attesa d'essere riempito da una legge che rovescia come un calzino il mercato del lavoro, muta la natura del sindacato, cambia la concezione del diritto del lavoro. Seguiranno a breve altri effetti sulla vita delle persone che con un di più di flessibilità, precarietà, solitudine e debolezza pagheranno il prezzo di parole strane come staff leasing, job on call, job sharing, outsourcing, bonus per il lavoro occasionale, lavoro a progetto. Alcuni tasselli di questo armamentario non sono del tutto nuovi, i lavoratori li hanno già assaggiati sulla loro pelle. La cessione di un ramo d'azienda è pratica ormai consolidata, la riforma Biagi la liberalizza, incentivando la prolificazione di microimprese. Ma non siamo il paese afflitto da nanismo aziendale? Pur di stare sotto la fatidica soglia dei 15 dipendenti, quella che il referendum sull'articolo 18 vuole abolire, governo e Confindustria sono disposti a cadere in contraddizione. Gli astensionisti di sinistra ci facciano un pensierino da qui al 15 giugno. E si ricordino l'altra delega, l'848 bis, che libera dall'articolo 18 le aziende che «crescono» oltre i 15 dipendenti, il governo la tiene in stand by. Impugnerà il mancato quorum per tradurla in legge. Solo la vittoria del sì può rompere la manovra incrociata del governo che, l'hanno capito anche i sassi, l'articolo 18 vuole toglierlo a chi ce l'ha.

E' nuovo di zecca, invece, lo staff leasing, uno degli snodi più devastanti della riforma. Permetterà che esistano aziende senza dipendenti. Tutti quelli che servono potranno essere affittati in blocco - e per sempre! - dalle agenzie interinali. Però tutto sarà fatto in regola e alla luce del sole, dicono i fautori della riforma. Una bella soddisfazione per un interinale a vita.

La cifra che dà unità agli 89 articoli del decreto è il rovesciamento davvero epocale che realizza, lo stesso che ispirava il Libro bianco. Diritti e tutele vengono spostati dal rapporto di lavoro al mercato del lavoro. Cessano di inerire alla persona e passano al «libero» gioco tra domanda e offerta, nel quale il lavoro diventa una merce come una un'altra. Va in soffitta il cardine della legislazione del lavoro fin qui vigente che nel rapporto tra chi vende e chi compra forza lavoro vedeva benissimo lo squilibrio di potere. Per questo il lavoratore - si era stabilito - merita un di più di protezione individuale e collettiva. Non sarà più così. Il rovesciamento colpisce al cuore il sindacato che si sveste del ruolo di rappresentanza, rinuncia al potere contrattuale e, per il piatto di lenticchie degli enti bilaterali, diventa ente assistenziale, corporativo e, al limite, clientelare. A qualcuno piace così.



 
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