Riforme Istituzionali
Referendum 2003
 
Rassegna stampa
 
www.riforme.net

Corriere della Sera - 12 giugno
 

L’Ulivo alle prese con il nodo referendum

Fassino non fa concessioni a Bertinotti. Correntone per il sì. D’Alema potrebbe decidere di votare
 

ROMA - Dice Piero Fassino che la via migliore per doppiare la boa del referendum di domenica prossima, senza troppi danni per la sinistra e per i ds, è quella di «non drammatizzare». E nella riunione del direttivo della Quercia di ieri, che proprio dell’articolo 18 doveva decidere, ha cercato di dimostrare che con una navigazione accorta si può cercare di portare a riva il partito - diviso sul quesito di domenica - senza troppi scossoni. Fassino ha proposto e imposto la linea della segreteria, e cioè che non si va a votare. Parla di «astensione attiva», di un non voto poco caro alla tradizione della sinistra, ma che è motivato dall’idea «che bisogna ridurre i danni del referendum» e che soltanto «le leggi trovano le soluzioni adatte per problemi complessi», come quelli del mondo del lavoro.

LA MINORANZA - Il correntone diessino, che tra le sue fila conta alcuni dei promotori del referendum, ha confermato il suo no a questa linea e chiede di andare a votare e scegliere il sì, cioè l’estensione della tutela dell’articolo 18 anche alle imprese più piccole. Ma dopo la scelta di Cofferati di schierarsi con Fassino per l’astensione, il referendum non costituisce più un motivo di forte lacerazione nei ds e non a caso ieri il segretario dei Ds proprio mentre si discuteva del voto di domenica ha riproposto la gestione unitaria del partito: una sorta di appello alla minoranza per sancire quella tregua che Fassino ha già firmato con Cofferati. Se ne parlerà nella direzione in programma a fine mese, il 26 e il 27 a Roma. Per ora dal correntone arrivano risposte caute: più possibilisti i veltroniani, assolutamente contrari Salvi e la sinistra. Ma per questo c’è tempo e soprattutto prima incombe un’altra incognita sui ds e sulla sinistra, che rischia di essere un macigno sul tentativo dei leader di ds e anche della Margherita di capitalizzare il voto positivo delle amministrative.
 

L’AFFLUENZA - I dati degli ultimi sondaggi in mano ai ds indicano che l’affluenza, se anche lontana dal quorum, dovrebbe essere alta. E sarà alta soprattutto nelle «regioni rosse», Emilia e Toscana. Per questo, quasi a tessere una tela per evitare di regalare quello che rischia comunque di diventare un successo d’immagine per Rifondazione e sinistra diesse, da qualche giorno i vertici del Botteghino stanno ragionando se forse, «coloro che hanno ricoperto cariche istituzionali non debbano andare comunque a votare». La formula un po’ vaga significa che il presidente del partito, Massimo D’Alema e magari l’attuale capogruppo alla Camera Luciano Violante, potrebbero alla fine - visti gli ultimi sondaggi o i primi dati sull’affluenza - scegliere di andare ai seggi. Non a caso la «Velina rossa», voce informale di area dalemiana, ieri spiegava che la decisione di astenersi imposta da Fassino non fosse altro che «una sorta di libertà di coscienza», quasi ad aprire uno spiraglio a eventuali scelte personali contro la linea della segreteria.
Ci spera molto Rifondazione comunista, impegnata in questi giorni in una campagna molto intensa per portare al voto più gente possibile. Un gruppo di deputati verdi ha persino iniziato uno sciopero della fame contro la poca informazione sul referendum. E quanto sia difficile la scelta astensionista, pur condivisa da un ampio schieramento che va da D’Amato a Fassino, e quanti dubbi ci siano sull’affluenza che rischia comunque di essere massiccia se anche insufficiente, lo dimostra la scelta della Margherita, schierata per il no al referendum ma senza scegliere tra l’astensione e il voto contrario: «Invitiamo i cittadini a far fallire la consultazione o non andando a votare o votando no sulla scheda, siamo contro al e nel referendum», ha spiegato Rutelli.
 

OBIETTIVO ULIVO - Se passeranno senza troppe lacerazioni il test di domenica i ds sono orientati a cogliere subito i risultati del voto delle amministrative e ad accelerare sull’Ulivo: l’obiettivo è quello delle elezioni europee, che come dice Pierluigi Bersani «non dobbiamo assolutamente perdere». Macchina avanti dunque, con un’attenzione particolare alla coalizione e all’unità del centrosinistra: per questo i ds stanno ragionando, come anche la Margherita, se modificare il proprio simbolo per le Europee aggiungendo nel logo della Quercia il simbolo dell’Ulivo.
 
Gianna Fregonara
 


 
Indice Referendum 2003