Corriere della
Sera - 12 giugno
L’Ulivo alle prese con il nodo referendum
Fassino non fa concessioni a Bertinotti. Correntone per il sì.
D’Alema potrebbe decidere di votare
ROMA - Dice Piero Fassino che la via migliore per doppiare la boa del referendum di domenica prossima, senza troppi danni per la sinistra e per i ds, è quella di «non drammatizzare». E nella riunione del direttivo della Quercia di ieri, che proprio dell’articolo 18 doveva decidere, ha cercato di dimostrare che con una navigazione accorta si può cercare di portare a riva il partito - diviso sul quesito di domenica - senza troppi scossoni. Fassino ha proposto e imposto la linea della segreteria, e cioè che non si va a votare. Parla di «astensione attiva», di un non voto poco caro alla tradizione della sinistra, ma che è motivato dall’idea «che bisogna ridurre i danni del referendum» e che soltanto «le leggi trovano le soluzioni adatte per problemi complessi», come quelli del mondo del lavoro.
LA MINORANZA - Il correntone diessino, che tra le sue fila conta alcuni
dei promotori del referendum, ha confermato il suo no a questa linea e
chiede di andare a votare e scegliere il sì, cioè l’estensione
della tutela dell’articolo 18 anche alle imprese più piccole. Ma
dopo la scelta di Cofferati di schierarsi con Fassino per l’astensione,
il referendum non costituisce più un motivo di forte lacerazione
nei ds e non a caso ieri il segretario dei Ds proprio mentre si discuteva
del voto di domenica ha riproposto la gestione unitaria del partito: una
sorta di appello alla minoranza per sancire quella tregua che Fassino ha
già firmato con Cofferati. Se ne parlerà nella direzione
in programma a fine mese, il 26 e il 27 a Roma. Per ora dal correntone
arrivano risposte caute: più possibilisti i veltroniani, assolutamente
contrari Salvi e la sinistra. Ma per questo c’è tempo e soprattutto
prima incombe un’altra incognita sui ds e sulla sinistra, che rischia di
essere un macigno sul tentativo dei leader di ds e anche della Margherita
di capitalizzare il voto positivo delle amministrative.
L’AFFLUENZA - I dati degli ultimi sondaggi in mano ai ds indicano che
l’affluenza, se anche lontana dal quorum, dovrebbe essere alta. E sarà
alta soprattutto nelle «regioni rosse», Emilia e Toscana. Per
questo, quasi a tessere una tela per evitare di regalare quello che rischia
comunque di diventare un successo d’immagine per Rifondazione e sinistra
diesse, da qualche giorno i vertici del Botteghino stanno ragionando se
forse, «coloro che hanno ricoperto cariche istituzionali non debbano
andare comunque a votare». La formula un po’ vaga significa che il
presidente del partito, Massimo D’Alema e magari l’attuale capogruppo alla
Camera Luciano Violante, potrebbero alla fine - visti gli ultimi sondaggi
o i primi dati sull’affluenza - scegliere di andare ai seggi. Non a caso
la «Velina rossa», voce informale di area dalemiana, ieri spiegava
che la decisione di astenersi imposta da Fassino non fosse altro che «una
sorta di libertà di coscienza», quasi ad aprire uno spiraglio
a eventuali scelte personali contro la linea della segreteria.
Ci spera molto Rifondazione comunista, impegnata in questi giorni in
una campagna molto intensa per portare al voto più gente possibile.
Un gruppo di deputati verdi ha persino iniziato uno sciopero della fame
contro la poca informazione sul referendum. E quanto sia difficile la scelta
astensionista, pur condivisa da un ampio schieramento che va da D’Amato
a Fassino, e quanti dubbi ci siano sull’affluenza che rischia comunque
di essere massiccia se anche insufficiente, lo dimostra la scelta della
Margherita, schierata per il no al referendum ma senza scegliere tra l’astensione
e il voto contrario: «Invitiamo i cittadini a far fallire la consultazione
o non andando a votare o votando no sulla scheda, siamo contro al e nel
referendum», ha spiegato Rutelli.
OBIETTIVO ULIVO - Se passeranno senza troppe lacerazioni il test di
domenica i ds sono orientati a cogliere subito i risultati del voto delle
amministrative e ad accelerare sull’Ulivo: l’obiettivo è quello
delle elezioni europee, che come dice Pierluigi Bersani «non dobbiamo
assolutamente perdere». Macchina avanti dunque, con un’attenzione
particolare alla coalizione e all’unità del centrosinistra: per
questo i ds stanno ragionando, come anche la Margherita, se modificare
il proprio simbolo per le Europee aggiungendo nel logo della Quercia il
simbolo dell’Ulivo.
Gianna Fregonara