Franco Astengo 12-06-2006
UN INTERVENTO SUL REFERENDUM COSTITUZIONALE: votare no perché rimanga “no”
E' difficile intervenire, da una piccola
realtà di provincia, su temi di carattere generale come quello del
referendum costituzionale che si terrà il prossimo 25 Giugno.
Per i savonesi che si occupano di politica
appare, ovviamente, più interessante la vicenda relativa alla formazione
della nuova giunta comunale, oppure i temi urbanistici riguardanti la nostra
Città: eppure vale la pena richiamarci a quella scadenza, proponendoci
di entrare nel dibattito, sia pura da una postazione periferica.
Nonostante i meritori sforzi profusi dal
Comitato per difesa della Costituzione, infatti, i rischi di disaffezione
dal voto sono molto alti e, per questo, vale già la pena di misurarsi
con questo tema.
In secondo luogo per i sostenitori del
“no” esiste un altro problema, non secondario: quello di definire con previsione
la valenza del proprio voto, indicando davvero ai cittadini la via maestra
della difesa dello spirito e della lettera della nostra Carta fondamentale.
Per questi motivi, allora, chiedo poche
righe del vostro prezioso spazio: prima di tutto per invitare i savonesi
a recarsi il più numerosi possibile a votare “NO” il prossimo 25
Giugno; in secondo luogo porsi con grande chiarezza rispetto ai molti “ni”
che si sentono pronunciare in giro.
Allora, dobbiamo cercare di rispondere
ad una prima domanda: su che cosa si vota il 25 Giugno?
Su niente.
Il problema è la controriforma
della Costituzione che il centrodestra s'è fatta da sola a proprio
uso e consumo come fosse un regolamento di condominio: la soluzione, però,
c'è già ed è la cosiddetta “ripresa del dialogo” fra
maggioranza ed opposizione per fare un'altra riforma il più simile
possibile a questa, ma concordata.
Che vinca il no o che vinca il sì,
dal 26 si ricomincia appassionatamente a discutere tutti insieme di poteri
del premier, di federalismo fiscale, di bicameralismo, Senato delle Regioni,
ecc, ecc.
Forse si discuterà in una nuova
bicamerale, forse in una assemblea costituente, forse in una non meglio
identificata “convenzione”.
Pare di sognare.
In che anno siamo, nel 2006 o nel 1996?
Intendiamoci bene: non è l'appello
al dialogo che scandalizza: è la cancellazione di dieci anni di
storia politica, è il condono a chi, nel centrodestra con la riforma
complessiva ma anche nel centrosinistra con la riforma del titolo V, ha
tranquillamente ignorato il minimo di civiltà politica, avallando
la delegittimazione della Carta del '48, ridotta a uno stato perenne di
provvisorietà e aleatorietà.
Dobbiamo essere chiari: rifiutare il “ni”
e rappresentare al meglio quanti intendono il “no” come vero “no”.
Dal '96 ad oggi non è passato solo
un decennio di nevrotica transizione italiana: è cambiato il secolo.
La storia e la tecnica ci hanno messo
di fronte a fatti e contesti nuovi, dalla costruzione europea ai problemi
di bioetica, dal cambiamento dei rapporti fra i sessi alle nuove tecnologie
del controllo individuale e sociale alle trasformazioni del mondo del lavoro,
che richiederebbero non una revisione ma un rilancio dei principi costituzionali,
dalle garanzie e dei diritti che me derivano.
Invece siamo destinati a sorbirci l'ennesima
bozza e controbozza sui poteri del premier e dintorni, nel solco ormai
ventennale del culto del dio – governabilità.
O l'ennesima bozza sulle competenze delle
Regioni e dello Stato, nel culto delle divinità padane.
La storia può attendere: la delegittimazione
della Costituzione continua, invece, aggravata dalla “sdrammatizzazione”
del referendum.
A forza di dire che la ripresa del dialogo
è lì pronta sia che vinca il no, sia che vinca il sì,
il rischio è che a votare potrebbero andare in pochi, e che il ceto
politico “bipartisan” si sentirà ancora più autorizzato a
fare quello che vuole.
Allora; anche dalla nostra piccola realtà
provinciale salga una indicazione ben precisa: votare no perché
rimanga “no”. Non lasciamo la Costituzione nelle mani di chi intende distruggerla.
Savona, li 12 Giugno 2006
Franco Astengo “ A Sinistra per Savona”
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