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Comitato di Firenze per la difesa della Costituzione  01-11-2007
 
Riforme costituzionali: prima di tutto mettere in sicurezza la Costituzione
Si propongono nuove riforme costituzionali: aprire una discussione ed in primo luogo mettere in sicurezza la Costituzione


Per due volte la Costituzione è stata stravolta; nel 2001 con la modifica del Titolo V che ha introdotto norme contraddittorie nei rapporti tra Stato e Regioni e nel 2005 con la proposta eversiva delle destre, bocciata dal referendum popolare; in entrambi i casi tali modifiche con maggioranze semplici sono state possibili perchè l'art. 138 della Costituzione consente le modifiche anche senza maggioranze qualificate.

La Costituzione però deve essere la legge di tutti; le eventuali modifiche dovrebbero essere anzitutto condivise e discusse nel Paese ed in ogni caso devono essere espressione di larghe maggioranze realmente rappresentative della volontà popolare.

A tal fine le forze politiche dell'UNIONE si erano formalmente impegnate, nel programma elettorale, a modificare, con carattere di priorità, il quorum previsto nell'art. 138; il Presidente Scalfaro per sottolineare l'importanza e l'assoluta priorità di tale modifica ha presentato, come primo firmatario, una proposta di legge di revisione costituzionale; analoga proposta è stata presentata anche alla Camera dei Deputati.

Ciò non ostante, il Comitato di Firenze per la difesa della Costituzione deve ora registrare con vivo dissappunto che dopo oltre un anno dall'inizio della nuova legislatura le forze politiche dell'Unione che sorreggono il Governo non solo non mantengono l'impegno assunto con il programma proposto agli elettori di rivedere le storture introdotte nel Titolo V e priotariamente di mettere in sicurezza la Costituzione, ma hanno avviato la modifica di alcuni punti della Costituzione che, rafforzando il Capo dell'Esecutivo e ridimensionando il ruolo del Parlamento, mettono in discussione gli equilibri fra i poteri dello Stato e l'assetto istituzionale del Paese.

La Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati ha difatti approvato (con l'astensione delle destre!), la modifica dell'art. 94 che tende a trasformare il governo da organo collegiale ad organo sostanzialmente monocratico; difatti la Camera dei Deputati esprimerebbe la fiducia soltanto al Presidente del consiglio, il quale avrebbe un sostanziale potere di nomina e revoca dei "suoi" ministri.

Si tratta di una scelte pericolose. perché volte a trasformare il Presidente del Consiglio in un Capo del Governo riprendendo e ridando fiato surrettiziamente alla tendenza verso forme di presidenzialismo che con il referendum dell'anno scorso sono state bocciate.

La giustificazione di una tale proposta risiederebbe nell'esigenza della "modernizzazione " dell' assetto istituzionale dello Stato; ma l'esigenza della "modernizzazione" non può essere l'occasione per restringere gli spazi di democrazia e rafforzando l'esecutivo e ridimensionando ulteriormente il ruolo di indirizzo e controllo del Parlamentosu di esso.

La domanda che oggi sorge dal paese quella di partecipazione e trasparenza; partecipazione e trasparenza non si realizzano però con il rafforzamento del capo del potere esecutivo, eventualmente con l'ausilio di elezioni plebiscitarie, ma al contrario con un rafforzamento degli organi rappresentativi e con una costante interazione tra questi e la realtà sociale; il problema oggi non è quello del rafforzamento dell'Esecutivo, è semmai il rafforzamento del Parlamento, relegato oggi essenzialmente in un ruolo di ratifica.

Poiché la garanzia del rispetto dei diritti costituzionali sociali e politici affermata nella prima parte risiede nell'assetto democratico della istituzioni previsto nella seconda parte della Costituzione, è necessario che sulle iniziative in corso sia aperto un dibattito ampio che faccia uscire questi problemi dalla ristretta cerchia dei tecnici e dei vertici dei partiti.



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