Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
 
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il manifesto - 28/03/2000

La nostra proposta? Bipolarismo plurale

ARMANDO COSSUTTA (presidente del Partito dei comunisti italiani)
 
Nota del curatore di Riforme Istituzionale 
  - commento a questo articolo nell'intervento: Di realismo in realismo, a che punto siamo?
 

Caro direttore,
l'editoriale di Luigi Pintor di sabato scorso mi accusa apertamente di essere diventato un fervente sostenitore del maggioritario dopodiché si indigna citando Togliatti e le figure storiche del Pci che, come tutti sanno, è sempre stato profondamente proporzionalista.

 Vorrei rispondere brevemente, visto che le posizioni dei Comunisti italiani vengono sistematicamente ignorate, salvo rari casi, spesso strumentali, dal suo giornale, che, ciò nonostante e pur non condividendone la linea politica, mi ostino a considerare un quotidiano di informazione importante per la sinistra.

 Vengo al dunque. Innanzitutto la nostra posizione è sempre stata molto chiara: noi andremo a votare e voteremo No. Se il quesito referendario dovesse vincere, allora siamo favorevoli affinché si faccia una legge elettorale che, dovendo comunque doverosamente rispettare l'esito del referendum, garantisca tuttavia da una parte il pluralismo delle coalizioni - fondamentale per la rappresentatività del paese - e dall'altra la stabilità dei governi. Se il quesito dovesse perdere allora si può riproporre un sistema di tipo proporzionale.

 Abbiamo affermato nettamente di essere contrari al progetto presentato da Berlusconi, Andreotti, Cossiga, Bossi, Bertinotti e gli altri. Trovo inquietante, nell'editoriale del suo giornale, che una certa sinistra "antagonista" ignori, o faccia finta di ignorare, il pericolo delle destre nel nostro paese. I Comunisti italiani sviluppano la loro analisi politica tenendo sempre presente che in Italia non abbiamo una semplice destra liberista, ma che la miscela di populismo, neocentrismo e mercantilismo, con la sua visione e la sua pratica socialmente reazionarie, rappresenta qualcosa di molto più pericoloso. E dietro questa improvvisa passione proporzionale di Berlusconi sta un disegno di restaurazione.

 E' la realtà. Che può non interessare certi ambienti della sinistra, così come può non riguardarli la lezione di realismo che viene da Togliatti e dal grande Pci.

 Caro direttore, Pintor dimentica che la storia del Pci è stata segnata da una grande capacità di lotta e di realismo, con una forza di opposizione che gli derivava non da un pugno di voti ma dal 30% dell'elettorato e da una reale egemonia sul movimento operaio e popolare. Il realismo, appunto, dote che non appartiene ad una certa sinistra eternamente minoritaria.

 Ed il realismo ci dice che la destra può essere sconfitta soltanto da una coalizione di sinistra e di centro democratico (centro-sinistra) e che la sinistra - che da sola non ha la maggioranza e non l'avrà per un periodo certamente non breve - può governare soltanto con una coalizione di centrosinistra. Probabilmente a Pintor non interessa che la sinistra partecipi al governo del paese: lui si accontenta che ci sia qualcuno che possa continuare a testimoniare la purezza delle proprie idee mentre la destra imperversa. Invece è bene togliere alla destra ogni arma - anche quella della legge elettorale - che le dia modo di malgovernare l'Italia.

 Per questo motivo siamo favorevoli ad un bipolarismo plurale. Un bipolarismo che può svilupparsi anche con un sistema proporzionale. Certo. Un sistema proporzionale non alla tedesca; quest'ultimo, infatti, non fa scegliere agli elettori la coalizione che governa, ma consente a chi ha la maggioranza semplice di cercare, dopo il voto e non prima del voto, i suoi alleati a piacimento, una volta nel centro destra, un'altra nel centro sinistra. Noi siamo favorevoli ad un sistema analogo a quello delle regionali: 80% proporzionale e 20% di premio di maggioranza alla coalizione vincente. In ogni caso un sistema proporzionale sul modello regionale potrebbe essere varato solo se fosse sconfitto il Sì al referendum. E questo è il nostro obiettivo.

 Comunque avrei gradito essere interpellato (io o altri esponenti del Pdci) per dare la possibilità ai lettori del manifesto di far conoscere in modo esauriente ed articolato la politica dei Comunisti italiani. Così non è stato e mi dispiace perché vuol dire che il manifesto è un po' meno giornale di informazione e un po' più giornale di propaganda, pazienza. Spero che i suoi lettori se ne rendano conto.
 
 



 
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