Riforme Istituzionali
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ANSA.it  10-08-2007

Violante: Avanti sulle Riforme


di Anna Laura Bussa

ROMA - La riforma costituzionale potrebbe arrivare all'esame dell'Aula della Camera già entro ottobre. A sostenerlo è il presidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio Luciano Violante che, al capogruppo della Lega Roberto Maroni che oggi minaccia di far saltare il dialogo sulle riforme se Romano Prodi non bloccherà prima il progetto del grande centro, risponde di non mettere le due cose sullo stesso piano perché le riforme ora sono troppo importanti per dare al sistema una capacità decisionale che ora non ha.

Prima dell'estate Violante ricorda che tra i poli è stata raggiunta un'intesa di massima in commissione su 15 punti del testo e che quindi ci si deve impegnare a fondo per un lavoro comune da realizzare in tempi rapidi. E' un'occasione, avverte, che non va sprecata perché il sistema così com'é è bloccato e serve subito anche una legge elettorale. Lui non nasconde di preferire il modello tedesco con il sistema proporzionale al Senato e una soglia di sbarramento alla Camera del 5% perché è quello che meglio garantirebbe non solo "una maggiore capacità decisionale al sistema", ma anche una riduzione dei ribaltoni. In Germania, infatti, "in 60 anni di vita democratica ce ne sono stati solo due" e subito dopo "si è andati a votare".

Le forze politiche minori poi, sottolinea, non dovrebbero temere di essere sottorappresentate perché se non dovessero riuscire ad entrare alla Camera per lo sbarramento al 5%, potrebbero sempre trovare "una rappresentanza al Senato" e nel governo. Ma poi aggiunge che il modello tedesco è anche quello che meglio si accompagnerebbe alla riforma costituzionale che prevede tra l'altro il Senato federale e la riduzione del numero dei parlamentari a 500 deputati e a "circa 250" senatori.

Il "circa" spiega ancora l'esponente della Quercia, dipende dal modello elettorale che si adotterà anche perché Palazzo Madama non dovrebbe più esprimere la fiducia al governo. Che resterà di competenza esclusiva della Camera. A parte Maroni, che minaccia di far saltare il tavolo della trattativa per colpa del grande centro, il resto della Cdl si unisce all'ottimismo di Violante sui tempi, anche se con perplessità e distinguo. Il deputato di Fi Donato Bruno ad esempio, che nella precedente legislatura guidava la prima commissione ora presieduta da Violante, non nega che un'intesa di massima sia stata raggiunta, "ma su una parte troppo piccola" della riforma. Per ora infatti parla di una condivisione solo per quanto riguarda il Senato federale e la riduzione dei parlamentari. Lui invece vorrebbe che si facesse un discorso più completo, come fece la Cdl nella scorsa legislatura, perché il rischio è che sulle riforma si faccia "un lavoro schizofrenico", troppo "a compartimenti stagno".

Anche il capogruppo di An alla Camera Ignazio La Russa ammette che c'é un accordo sostanziale, ma solo perché il testo da cui si parte "é in realtà la riforma della Cdl poi travolta dal referendum proposto dalla sinistra all'indomani della sua vittoria elettorale". Un sì subito potrebbe anche arrivare, conclude, ma solo perché per quello definitivo, dovendo fare quattro letture, "si dovrebbe aspettare ancora tanto...".




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