Riforme Istituzionali
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Il Messaggero  15-11-2007

La sfida della governabilità 
Bipolarismo forzoso e bipolarismo virtuoso


Piero Alberti Capotosti

Da qualche giorno si dibatte con molta enfasi sul tema della riforma elettorale e sui meriti e demeriti dei vari sistemi: tedesco, spagnolo, misto, e così via. Qualche precisazione in proposito è opportuna.  
Alle ultime elezioni abbiamo votato con la riforma Calderoli, che attraverso il cosiddetto premio di maggioranza, attribuito alla coalizione che raccoglieva il maggior numero di voti, ha dato vita ad un bipolarismo parlamentare maggioritario, con molti inconvenienti e pochi vantaggi. Il premio di maggioranza, per di più collegato alla soglia di sbarramento, è un'invenzione italica, che ha prodotto effetti perversi, perché, da un lato, ha spinto le varie forze politiche ad aggregarsi, per conseguirlo, in due grandi cartelli elettorali, secondo logiche ed affinità di schieramento, trascurando l'omogeneità di programma. Dall'altro lato ha incentivato la formazione di gruppi e gruppuscoli partitici, spesso su base personale, per lucrare "rendite di posizione" derivanti, in caso di vittoria del cartello elettorale di appartenenza, dalla pretesa essenzialità del proprio contributo, anche minimo, all'esito vittorioso.  
Tutto questo ha determinato un bipolarismo virtuale e malato, perché all'interno dei due poli prevalgono sostanzialmente le spinte centrifughe, cioè indirizzate a privilegiare ed a mantenere il consenso delle ali rispettivamente più estreme, il cui distacco sarebbe fatale, da un lato, per lo schieramento di maggioranza ed il governo che esprime, dall'altro, per il ruolo dell'opposizione. Di qui l'origine di una contrapposizione sempre più rigida tra i due schieramenti e l'impossibilità di autentiche forme di collaborazione, anche su questioni di interesse generale.  
Di fronte a questa situazione, si sta proponendo l'adozione di diversi sistemi elettorali - come appunto quello tedesco, quello spagnolo, o un mix - con correttivi tali, come, ad esempio, forme di sbarramento per ridurre il numero dei partiti che si presentano alle elezioni, o predisposizione di quote di collegi uninominali o di circoscrizioni elettorali "piccole" con liste di pochi candidati, così da consentire un rapporto più diretto ed immediato tra eletti ed elettori di un medesimo collegio.  
Queste proposte inoltre, assicurando ad ogni partito una rappresentanza parlamentare tendenzialmente proporzionale ai voti ottenuti, non solo scoraggiano bipolarismi "forzosi", ma incentivano la naturale formazione di un bipolarismo "virtuoso", basato sulla distinzione di programmi omogenei, capace di dare vita a maggioranze coese di appoggio al governo.  
Ma è vero che così operando, si riporterebbe l'Italia indietro di quindici anni. Perché, come qualcuno dice, i cittadini non potrebbero più scegliere direttamente Premier e governo? E un interrogativo legittimo, ma va ricordato che il nostro sistema è nato parlamentare, per cui il governo deve essere "emanazione" del parlamento. Se si vuole però che i cittadini scelgano direttamente Premier e governo si introduca allora il regime presidenziale o quello semi-presidenziale e si adottino corrispondenti sistemi elettorali fortemente maggioritari.  
Ma prima di tutto questo occorre modificare la Costituzione. 



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