La Repubblica
12-11-2007
Riforma Veltroni, istruzioni per l'uso di Sebastiano Messina Ci sono il tedesco, lo spagnolo e l'italiano. Non è l'inizio di una barzelletta: è la formula inedita e originale su cui sta lavorando Walter Veltroni per la riforma elettorale. L'inedito incrocio tra due sistemi elettorali si regge su un equilibrio fragilissimo. Un progetto messo a punto da un giovane e brillante politologo, Salvatore Vassallo, che ha convinto lo stato maggiore del Partito democratico. I referendari sono divisi, il centrosinistra e il centrodestra pure. Il primo, immediato risultato di questa proposta, dunque, è stato quello di sparigliare un gioco ormai fermo per i veti incrociati. Ma mettiamo da parte le considerazioni sulla tattica politica e domandiamoci: dal punto di vista dell'elettore, cosa cambierebbe? La prima e più evidente novità è il ritorno al collegio uninominale, un sistema che gli italiani hanno mostrato di preferire di gran lunga a quello delle liste bloccate perché seleziona la classe politica attraverso trasparenti battaglie di collegio e sottrae ai partiti il potere di scegliere, nome per nome, i membri del Parlamento. Metà dei deputati vengono eletti proprio nei collegi uninominali, dove basta la maggioranza relativa per vincere. I partiti poi presentano delle liste bloccate (fino a 8 nomi) in ogni circoscrizione (grande in media quanto una provincia), per il riequilibrio proporzionale dei seggi, ma si attinge a quei nomi solo dopo aver ripescato tutti i "migliori perdenti" nei collegi (dunque solo in pochi casi). Scompare anche il premio di maggioranza (grazie al quale oggi il centrosinistra ha il 54 per cento dei deputati, pur avendo ottenuto solo 25 mila voti in più dell'opposizione) e non viene introdotta nessuna clausola di sbarramento (in Germania è al 5 per cento, in Spagna al 3). Così un partito magari piccolo ma con alcune isole di consenso forte (la Lega o persino l'Udeur) può ottenere seggi. In compenso i seggi della quota proporzionale - la metà del totale - vengono assegnati circoscrizione per circoscrizione, non in base alla cifra nazionale di ciascuna lista. E se un partito ha fatto il pieno dei collegi uninominali, conquistando più seggi di quanti gliene spetterebbero con la proporzionale, il suo risultato non viene corretto: gli altri si divideranno i seggi restanti. Questo produce un effetto maggioritario dolce, non apparente ma evidente, a favore dei partiti più forti (dal 3 al 4 per cento di seggi in più). Dettaglio fondamentale: non c'è recupero dei resti. I partiti che sono piccoli e deboli dappertutto non hanno speranze. Eliminando il premio di maggioranza che lo giustificava, viene cancellato anche l'obbligo per i partiti di dichiarare il "leader della coalizione", l'uomo che poi diventerà il presidente del Consiglio o il capo dell'opposizione. Non è più necessario neanche accordarsi su un programma prima delle elezioni. Proprio qui sta la novità più importante della proposta Vassallo. Per capirla bisogna fare un passo indietro, e ricordare che fino a poche settimane fa Veltroni è stato un ferreo difensore di un bipolarismo inteso come "una democrazia in cui sono i cittadini a scegliere il governo". Ebbene, il sistema italo-ispano-tedesco rinuncia a questo obiettivo, e infatti ieri Veltroni parlava di "un nuovo bipolarismo, fondato sulla coesione e non sulla coercizione". "Bisogna preservare la dinamica bipolare - scrive Vassallo, nella sua proposta - senza rendere però ineluttabile la formazione di coalizioni pre-elettorali". In concreto, i partiti potranno stringere delle alleanze prima del voto. Ma potranno anche non farlo. Qualche esempio, non troppo a caso. Rifondazione si presenterà per conto suo, magari dopo aver dato vita alla Cosa Rossa grazie alla paura di scomparire che si diffonderà nelle altre formazioni della sinistra radicale. La stessa cosa farà, sul fronte opposto, l'Udc di Casini, puntando a diventare l'ago della bilancia del nuovo sistema, tenendosi le mani libere. Quanto ai Verdi, ai radicali, ai socialisti, al Pdci, a Di Pietro, a Rotondi e agli altri partiti che l'ultima volta ebbero meno del 3 per cento, dovranno aggregarsi ai più forti o formare dei cartelli elettorali, se vorranno sopravvivere. Questo, naturalmente, sulla carta. Ovvero presumendo che la proposta Vassallo venga approvata così com'è stata scritta (con l'aiuto di due eccellenti esperti di sistemi elettorali come Stefano Ceccanti e Alessandro Chiaramonte). L'esperienza induce però a ritenere probabile una sua correzione, al tavolo delle trattative con alleati e oppositori. Il problema è: fino a che punto sarà corretta? Questo inedito incrocio tra tre diversi sistemi elettorali si regge infatti su un equilibrio delicatissimo: basta allargare i confini delle circoscrizioni per far scomparire la componente maggioritaria spagnola e avvicinarsi pericolosamente al ceppo proporzionale tedesco, che sarebbe - per usare le parole dello stesso Vassallo - "la tomba del bipolarismo". Dopo aver rinunciato al suo principio fondamentale (far scegliere ai cittadini le alleanze di governo) l'impresa di difendere i confini del maggioritario potrebbe risultare, per Veltroni, più dura del previsto. La Repubblica 11-11-2007 Avanza il modello "italiano" ecco come andremo a votare La bozza del professor Vassallo: una scheda sola; numero di collegi pari alla metà dei seggi da assegnare; in ogni circoscrizione max 8 collegi e 16 seggi Liste bloccate ma primarie per selezionare i candidati. Secondo il professore la proposta risponde e quindi "supera" i quesiti referendari Cinque pagine che tengono "appesi" i protagonisti della politica. Che potrebbero decidere il futuro e il destino di partiti e partitini. Che, soprattutto, potrebbero dare ordine alla agitata, instabile e poco affidabile vita politica di questo paese. Le scrive il professore Salvatore Vassallo, costituzionalista di primissimo rango, con la collaborazione dei colleghi Stefano Ceccanti e Alessandro Chiaramonte. Parlano della nuova legge elettorale, quella intorno a cui si regge il destino di questo governo e che, se approvata, deciderà le sorti di quelli che verranno. (leggi il documento integrale) S'intitolano "Un sistema elettorale semplice, per un nuovo bipolarismo, un po' tedesco, un po' spagnolo, un po' italiano", forma discorsiva per una materia ostica e ostile e che anticipa un contenuto invece agevole e accessibile. Una cosa è certa: è sbagliato chiamarlo "sistema tedesco", oppure "spagnolo" oppure "mix spagnolo-tedesco". La bozza su cui il segretario del Pd sta chiamando a discutere e a confrontarsi tutti i leader dei partiti di maggioranza e opposizione racconta un modello assolutamente originale. E per questo è giusto chiamarlo "italiano". Gli obiettivi - Sono quattro: 1) Consentire agli elettori di giudicare la qualità dei singoli candidati al palarmento; 2)ridurre la frammentazione dei partiti pur garantendo il pluralismo; 3) preservare il bipolarismo; 4)evitare formazioni prelettorali artificiose e destinate al naufragio alla prima verifica. Cosa non serve - Non serve il premio di maggioranza "perchè irrilevante perchè non bipolarizza o perchè provoca formazioni artificiose"; non serve il collegio uninominale che "può ridurre troppo drasticamente il pluralismo" o realizzare "coalizioni eterogenee come accadeva con i collegi uninominali della legge Mattarella". Cosa serve - Un sistema elettorale misto "a prevalenza proporzionale (in questo senso simile al tedesco) che però non fotografi perfettamente il peso elettorale di tutti i partiti sopra una certa soglia". Lo sbarramento deciso per legge. Serve anche un sistema elettorale che "consenta una rappresentanza autonoma ai partiti minori che superano una soglia minima, non molto elevata, non prevista formalmente dalla legge ma insita nel meccanismo elettorale" e al tempo stesso "accettano di giocare la propria autonomia in grandi partiti aggregatori a vocazione maggioritaria". La proposta - Vassallo precisa che la proposta è valida a Costituzione invariata, cioè con il bicameralismo attuale. E' però facilmente applicabile nel caso dovessero passare quelle modifiche costituzionali attualmente al voto a Montecitorio (riduzione dei deputati a 500, senato federale, una sola camera legata dal vincolo della fiducia al governo). I collegi - L'Italia viene divisa in un numero di collegi pari alla metà dei seggi da assegnare, esattamente come nel sistema tedesco. Il totale deve quindi essere un numero pari compreso estero e Valle d'Aosta. Circoscrizioni - I collegi vengono aggregati in circoscrizioni composte da 6-7 o 8 collegi che assegnano rispettivamente 12-14 o 16 seggi. "E' cruciale che non si vada oltre gli otto collegi" per due motivi: le liste bloccate devono almeno poter essere visibili sulla scheda e quindi non più di otto nomi; è la circoscrizione piccola a istituire la soglia implicita antiframmentazione e a rendere "inutile" la soglia di sbarramento. Candidature e scheda - In ogni circoscrizione gli elettori trovano sulla scheda, sotto il simbolo di ciascun partito, il nome del candidato di collegio e, più in basso, in un blocco separato ma riconducibile al partito, la corrispondente lista circoscrizionale di 6-7-8 candidati. E' obbligatoria l'alternanza uomo/donna e maschi e femmine non possono essere al di sotto del 40 per cento. I candidati saranno selezionati col metodo delle primarie. Voto - L'elettore dà un solo voto che vale sia per l'assegnazione dell'unico seggio attribuito con l'uninominale che per l'assegnazione dei seggi su base proporzionale in ambito circoscrizionale. Eletti nei collegi - Vengono dichiarati eletti i candidati che nel loro collegio hanno ottenuto il maggior numero di voti. Ripartizione dei seggi in ambito circoscrizionale - Si stabilisce a quanti seggi ha diritto ciascun partito a livello circoscrizionale su base proporzionale. Per questa operazione viene usato, circoscrizione per circoscrizione, il metodo messo a punto a fine ottocento dal belga Victor d'Hondt che tende a premiare il partito più forte. Eletti non vincenti nei collegi - Gli ulteriori seggi spettanti a ciascun partito, rispetto a quelli già assegnati per la vittoria nel collegio, vengono innanzitutto assegnati ai migliori perdenti nei collegi uninominali. Se questi non bastano, si passa ai candidati della lista circoscrizionale, secondo l'ordine di presentazione. Non ci sarà bisogno del referendum - Il professor Vassallo scrive che questa proposta "è perfettamente in grado di rispondere all'iniziativa referendaria sia in termini tecnici perchè elimina il premio di maggioranza (annulla il primo dei tre quesiti ndr) che politici (favorisce il bipolarismo). Per Vassallo il sistema studiato è un "buon punto di equilibrio anche per i partiti minori". |
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