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Corriere.it  11-01-2008

Il segretario del PD: «ci vuole solo un po' di buona volontà».
«Legge elettorale, siamo a un passo»
Veltroni incalza sulle riforme: «Possibile l'accordo». Berlusconi: «Walter resista al fuoco di sbarramento»

Il rinnovamento della legge elettorale dovrà avvenire in un clima nuovo a favore di una «democrazia dell'alternanza». Per il segretario nazionale del Pd, Walter Veltroni, il nuovo sistema elettorale sarà «probabilmente di transizione, di passaggio verso un assetto compiuto». Intervenendo davanti a una platea di oltre 300 militanti modenesi del Pd, Veltroni ribadisce le condizioni per arrivare presto ad un rinnovo del «porcellum».

RIFORME - Occorre «una massima differenza programmatica e valoriale e la massima capacità di convergenza nella scrittura delle regole per le istituzioni democratiche - dice il segretario - spero di poter contribuire alla creazione di un paese nel quale ci sono schieramenti politici alternativi, che sono e che rimangono alternativi e al tempo stesso assumono su di sé quel senso di responsabilità». «Abbiamo bisogno - insiste il sindaco di Roma - di creare un nuovo clima per una democrazia bipolare dell’alternanza con un sistema elettorale che sarà probabilmente un sistema di transizione, di passaggio verso un assetto compiuto, che è il sistema che in questo momento, nelle condizioni date, è possibile fare. E siamo ad un passo dal farlo. Ci vuole solo un po' di buona volontà».

BERLUSCONI: WALTER RESISTA - Sulla riforma elettorale è intervenuto anche Silvio Berlusconi. «La vera partita Veltroni la gioca ora...» ha spiegato l'ex premier ai suoi. «Spero che prevalga lo spirito riformista ma l'esito è tutt'altro che scontato - ha aggiunto il leader di Forza Itala - perché è chiaro che il leader del Pd dovrà resistere al fuoco di sbarramento» dei 'nanetti' del centrosinistra per arrivare al risultato. Berlusconi ha più volte spiegato di voler aspettare una proposta definitiva prima di discutere con gli alleati del centrodestra, ma il fatto che Veltroni non voglia 'blindare' il testo viene visto come un buon viatico per approdare ad un testo conclusivo.

CASINI OTTIMISTA - Ottimista sul cammino delle riforme anche Pier Ferdinando Casini. «La riforma elettorale - ha dichiarato il leader dell'Udc - mi sembra che stia marciando, con qualche difficoltà, ma il cammino è comunque aperto. Diceva Mao "La strada è a zig-zag e il futuro è luminoso". Non so se questo è il caso, ma certamente mi sembra che si siano accorciate di molto le distanze e abbiamo qualche speranza che possa andare in porto. La legge elettorale - ha proseguito Casini - è bene farla al più presto e poi, in questo modo, vedremo cosa capiterà, perché noi continuiamo una dura battaglia contro il governo Prodi che secondo noi è completamente incapace di gestire la situazione».

AVVERTIMENTO DI MARONI - In casa Lega, Roberto Maroni vede invece vicino il referendum sulla legge elettorale e lancia un avvertimento al partito del Cavaliere: «Agli amici di Forza Italia dico che se si arriva al referendum diventa ancora più difficile cercare di ricostruire un'alleanza che, in questi ultimi mesi, si è molto sfilacciata». Per Maroni, infatti, «il referendum sarebbe un elemento di ulteriore perturbazione», anche se nessuno nel centrodestra «ha interesse a creare ulteriore divisione». L'unica persona, secondo Maroni, in grado di sbloccare la situazione è Silvio Berlusconi. «Se c'è una persona in Italia che può dare un contributo decisivo per fare le riforme - ha aggiunto il capogruppo della Lega - e superare tutte le resistenze, questa si chiama Silvio Berlusconi. Se Berlusconi scende in campo e dice che si fa una legge elettorale con questi principi, la legge si fa. Gli abbiamo chiesto di prendere l'iniziativa perchè è lui il personaggio chiave che può sbloccare la situazione».

FIBRILLAZIONI NELL'UNIONE - Se dunque, oltre a Fi e Udc, anche An e Lega aprono alla possibilità di un'intesa, i problemi per Veltroni e il Pd sono nella maggioranza, con l'Udeur, l'Idv, il Pdci e i Verdi che annunciano ostruzionismo. La prossima settimana sarà decisiva per capire le sorti della riforma elettorale: da un lato l'attesa decisione della Consulta sul referendum, dall'altro il vertice di maggioranza ed il probabile voto sul testo Bianco al Senato. Se per il Pd la priorità è portare il testo il prima possibile in aula, il ministro per le Riforme Vannino Chiti, che lunedì rappresenterà il governo, crede ancora che «un'intesa sia possibile anche nella maggioranza», venendo incontro alle richieste del 'fronte del no': Udeur e Idv, per una volta concordi nel preferire il referendum, Pdci e Verdi, che insistono nel chiedere che la legge sul conflitto di interessi anticipi quella sulla legge elettorale. Priorità che da Malta il premier Romano Prodi conferma, invitando ad evitare «manfrine». Il fronte dei sì registra ufficialmente la disponibilità anche di Sinistra Democratica, in sintonia con Rifondazione che preme sull'accordo tanto quanto il Pd. «Se c'è un po' di saggezza - auspica il ministro Fabio Mussi - c'è una certa chance di successo per la bozza Bianco».



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