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Ansa.it  12-01-2008

Legge elettorale, manovre sulla bozza Bianco

ROMA - Alla vigilia del vertice di maggioranza sulla legge elettorale e del pronunciamento della Consulta sul referendum, gli 'iper-proporzionalisti' dei due poli fanno fronte e tentano di avvicinare quanto più possibile la bozza Bianco al sistema tedesco. Udc, Prc e Sd (che oggi lascia ufficialmente le fila dei 'veto-player'), cercano l'accordo su alcune correzioni al testo base, nell'intento di modificarlo prima che arrivi in aula al Senato. E con ciò scatenano le reazioni dei piccoli a sinistra del Pd, che si vedono emarginati. In attesa che Berlusconi torni sulla scena, Forza Italia non nasconde le sue perplessità: teme un accordo al ribasso dettato, dice Fabrizio Cicchitto, "da Prodi e dai nanetti che si sono messi di traverso". Il Cavaliere parlerà domani in collegamento telefonico con la kermesse organizzata da Forza Italia sulle nevi di Roccaraso. Ma chi lo ha sentito descrive un Berlusconi sereno di fronte all'agitarsi di tutti intorno alla legge elettorale. Forza Italia - è il sottinteso - ha cercato un'accordo su una riforma che tuteli i grandi partiti e eviti la frammentazione. Se queste premesse verranno tradite, l'accordo lo si dovrà fare senza gli azzurri. In fondo il Cavaliere, che ne ha parlato anche con Fini al telefono, sa che in quel caso resterebbe l'opzione del referendum, che a Forza Italia non dispiace, sebbene in questo caso potrebbero nascere problemi con la Lega. Intanto, nel vertice dei 'pasdaran' del proporzionale, a definire la linea sono il leader Udc Pier Ferdinando Casini - che non nasconde "ostacoli" sul cammino comune - il capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena e i senatori di Sinistra Democratica Cesare Salvi e Massimo Villone. "Voteremo la bozza Bianco solo se saranno recepite in commissione le modifiche che noi chiediamo" avverte Russo Spena. "La prima - elenca Cesare Salvi - riguarda il Senato, dove la bozza Bianco prevede un recupero solo su base regionale che porterebbe la soglia di sbarramento non al 5 per cento, ma anche al 12 o al 15.

L'altra modifica è relativa alla Camera, dove noi vogliamo che venga adottato il sistema tedesco ordinario e non il metodo D'Hondt". Mentre però Prc e Sd sono disposte a scendere a compromessi sul voto congiunto, con una sola scheda per i collegi uninominali e per quelli proporzionali, sul punto Casini appare molto più cauto: "Calma... Il voto congiunto svuota il sistema tedesco". L'unità di intenti è perciò ancora tutta da provare, ma intanto i partecipanti al mini vertice parlano di "convergenza di vedute su una posizione condivisa". Si risentono i piccoli alla sinistra del Pd, che vedono Prc e Sd incamminarsi sulla strada del grande accordo con Veltroni e fiutano il pericolo. Clemente Mastella - che con l'Udeur rilancia e mette in campo un iper-sbarramento al 10 per cento - vede piuttosto in pericolo le sorti del governo.

"Se ci sarà un'intesa e da quest'intesa saranno esclusi i partiti minori - dice in un'intervista il leader dell'Udeur - è chiaro che, pur di farla saltare, qualcuno metterà in discussione anche il governo. Io sono il meno ricattabile: per cultura politica, l'Udeur è un partito di frontiera e può dunque spostarsi in qualsiasi momento di qua o di là". Mentre "sarebbero fottuti" i partitini dell'Unione: "sanno che il Pd tira ad inghiottirli e per questo sono molto agitati". Ma Enrico Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, assicura che "il dialogo non mette in pericolo il governo". I Verdi si barricano in ogni caso dietro l'idea del premier Romano Prodi di approvare la legge elettorale solo dopo la non semplice riforma del conflitto di interessi mentre i Comunisti Italiani con Pino Sgobio si chiedono "perché Rifondazione si ostini a cercare accordi con il centrodestra invece di lavorare a rafforzare il percorso di unità tra le forze di sinistra".

Intanto le delegazioni delle varie forze politiche sono in fibrillazione e cercano alleanze trasversali. Dopo il mini vertice di oggi con Udc, Prc e Sd, sono An ed Udeur a mettere in agenda un incontro per lunedì. Il partito di Fini potrebbe lasciarsi convincere da una proposta che contempli indicazione preventiva di alleanze e premier. Altrimenti, anche per la destra il referendum è di gran lunga l'opzione migliore, così come per l'Idv. "Dietro l'angolo non vedo l'accordo ma solo il referendum..." commenta Roberto Calderoli, coordinatore della Lega Nord. Forza Italia sta alla finestra a guardare le grandi manovre per allargare il consenso parlamentare sulla bozza Bianco e non nasconde il suo fastidio. "Non è che per trovare un accordo siamo pronti ad un accordo al ribasso tra giganti e nani - avverte Fabrizio Cicchitto -. Ci si sta spostando dalla proposta originale e a questo punto poniamo condizioni ultimative: alto sbarramento dal 5 al 7 per cento a livello nazionale, voto unico per collegio e lista, recupero solo sui resti ma non collegio unico nazionale perché questo significherebbe avere una legge più proporzionale che mai". Proprio ciò che Casini pretende, insieme ai suoi nuovi alleati. 



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