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La Repubblica  03-04-2008

Il ciclone Pizza sulle elezioni - Voto o rinvio: gli scenari possibili

Il governo ricorrerà in Cassazione contro la riammissione della Dc. Ma tutto ha origine da una decisione della Giunta delle elezioni.

La Democrazia Cristiana potrebbe accettare di correre il 13-14 senza il bonus di tempo ma in questo caso andrebbero rifatti schede, manifesti e sorteggi.

di Silvio Buzzanca
Il ministero dell'Interno chiede la revoca dell'ordinanza con cui il Consiglio di Stato ha deciso di riammettere alle elezioni la Democrazia Cristiana guidata da Giuseppe Pizza. Il Viminale presenterà un ricorso alle sezioni unite della Cassazione, chiedendo che venga stabilito chi ha la competenza a decidere in materia di processo elettorale. Contemporaneamente il ministero presenterà un'istanza urgente al Consiglio di Stato per ottenere la revoca dell'ordinanza della V sezione che, sia pure in via cautelare, ha riammesso la Dc.

Si solleva dunque un conflitto di competenza e si chiede di cancellare la decisione dei giudici motivandola con il fatto che il procedimento elettorale è stato avviato e non può essere interrotto. E una delle argomentazioni forti sarà sicuramente che non si può violare l'articolo 61 della Costituzione che prevede un limite temporale massimo di 70 giorni fra lo scioglimento delle Camere e la data del voto.

La genesi della vicenda. La questione è però molto complicata e riserva mille sfaccettature. La genesi della vicenda può infatti essere fatta risalire ad una decisione della Giunta per le Elezioni della Camera del 13 dicembre 2006. Quel giorno i commissari dichiararono inammissibile un ricorso presentato dalla Lista Consumatori-Codacons Democrazia Cristiana, esclusa dalle elezioni, perché la Giunta non si occupa di soggetti che non hanno partecipato alla competizione elettorale. E comunque, stabiliva la stessa Giunta, il controllo sulla fase preliminare è "rimesso alla cognizione di organi appositi". Questo varco aperto dalla Giunta ha permesso al Consiglio di Stato di affermare una competenza in materia. E questo apre a sua volta un altro varco ai ricorrenti contro le esclusioni dalla competizione elettorale. Ma anche a chi vuole l'esclusione di altre liste. Tipico caso il ricorso della Sinistra arcobaleno contro presenza della Mpa di Raffaele Lombardo al Senato in Sicilia.

La richiesta di Pizza. Forte della sentenza, Pizza ha subito richiesto il rinvio delle elezioni perché vuole avere gli stessi spazi elettorali degli altri. Vuole anche che sia ritirato il simbolo dell'Udc di Casini. Chiede che si ripeta tutto il procedimento pre elettorale: deposito del simbolo, apparentamento (con Berlusconi), sorteggio della collocazione nella scheda, presenza sui manifesti elettorali. E a chi ricorda il vincolo costituzionale dei 70 giorni si ribatte che quei giorni devono essere effettivi e dunque la data delle elezioni potrebbe essere fissata anche 90 giorno dopo.

Gli scenari. Se Pizza rientra in gioco si prospettano due diversi scenari: 1) le elezioni, appunto, vengono rinviate; 2) Pizza accetta di correre senza recuperare il tempo perso e le elezioni si svolgono regolarmente sempre che il ministero degli Interni sia in grado di rifare tutte le procedure e di ristampare schede, manifesti e quant'altro. Se il ricorso del governo contro la riammissione viene accettato, le elezioni si svolgono regolarmente, ma Pizza potrebbe provare a farle annullare in seguito attraverso il giudizio di merito.

Il pressing su Pizza. Adesso Pizza viene sottoposto a pressing perché ritiri il suo ricorso e dia il via libera al voto per il 13 aprile. Ma resterebbe sempre in piedi il ricorso contro Lombardo in Sicilia. Ricorso che potrebbe diventare determinante vista la situazione che potrebbe determinarsi al Senato.

Nel caso poi, si diceva, che Pizza insistesse nella sua azione e il Consiglio di Stato gli desse anche ragione nel merito, la sentenza arriverebbe quasi sicuramente dopo il voto. E nel caso estremo si potrebbe arrivare all'annullamento delle elezioni. Ma la legge non prevede un organo che possa annullare le elezioni.

E dunque la patata bollente tornerebbe alle Giunte per le elezioni di Camera e Senato. Dove spesso la pronuncia è politica e varia di maggioranza in maggioranza.



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