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repubblica.it  22-12-2009
 
"Nessun complotto contro il governo ma il Parlamento è stato compresso"

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano parla alle alte cariche dello Stato
"Serve massima condivisione per fare le riforme. Ma il clima non è buono"

Reazioni favorevoli da parte del governo e dall'opposizione: "Messaggio forte e chiaro"
"Bisogna guardare con ragionevolezza allo svolgimento di questa legislatura ancora nella fase iniziale, non si paventino complotti che la Costituzione e le sue regole rendono impraticabili contro un governo che goda della fiducia della maggioranza in Parlamento". Giorgio Napolitano pronuncia parole chiare sulle tensioni politiche che agitano l'Italia.

"Niente scorciatoie". Ricordando la funzione di salvaguardia della Costituzione che impedisce "scorciatoie", rilanciando la necessità delle riforme e tirando una bacchettata, indiretta, all'esecutivo. Parlando con le alte cariche dello Stato al Quirinale, infatti, il presidente definisce il Parlamento "compresso", critica l'uso di "fiducie e maxiemendamenti", il "continuo succedersi di decreti legge" (47 in questa legislatura) e sottolinea come si tratti "di fenomeni che tendono a consolidarsi e ad aggravarsi".

"Riforme condivise". Il presidente invita "alla più larga condivisione, strada maestra per realizzare le riforme istituzionali, strada percorribile". Cosa non facile, però. Soprattutto oggi: "Il clima non è ancora favorevole. Proprio per questo è necessario fermare il degenerare della violenza e nessuno si deve sottrarre". Ricorda l'aggressione a Berlusconi, Napolitano. Definendola "un fatto assai grave di abnorme inconsulta violenza, che ha costituito motivo non solo di profondo turbamento ma anche di possibile (ne abbiamo visto i primi segni) ripensamento collettivo".

"L'Italia non è un paese diviso". Certo Napolitano non sottovaluta l'esasperazione che segna il mondo della politica ("una conflittualità che va ben oltre il tasso fisiologico delle democrazie mature"), ma sottoliena come l'Italia non sia "un paese diviso su tutto. Stiamo attenti a non lacerare quel fondo di tessuto unitario vitale e condizione essenziale per affrontare i problemi".

"Rapporto corretto tra politica e giustizia". Poi tocca alla giustizia. Napolitano non nasconde i problemi. "I problemi vanno affrontati nella loro oggettività", dice il capo dello Stato. "Ci sono buoni motivi per ritenere che occorrano per stabilire un più corretto rapporto tra politica e giustizia insieme a comportamenti più moderati e costruttivi modifiche sia di leggi ordinarie sia di clausole costituzionali".

La guerra in Afghanistan. Il Capo dello Stato ribadisce poi l'importanza del mantenimento degli impegni assunti, a cominciare da quello della guerra in Afghanistan: non si tratta infatti di "una missione o una guerra americana, ma un impegno della comunità internazionale e dell'Onu con l'unico scopo di proteggere il mondo dal terrorismo internazionale". "Per quanto serie siano le difficoltà di carattere finanziario non possiamo in nessun modo venir meno agli impegni presi - spiega il presidente - perché il ruolo che l'Italia svolge è fondamentale per la sua reputazione internazionale".

Le reazioni. Il primo commento alle parole di Napolitano viene dal presidente della Camera Gianfranco Fini: "Un monito chiarissimo che non si presta a interpretazioni divergenti. Le riforme della Costituzione si devono fare per un preciso interesse nazionale ed è doveroso ricercare la più larga convergenza possibile".

"Forte e chiaro come al solito. Ora lavoriamo tutti su questa traccia" dice il leader del Pd, Pierluigi Bersani, mentre per il presidente della Fiat Luca Cordero di Montezemolo si tratta di "musica per le orecchie di chi spera che poi quanto il presidente della Repubblica ha detto si avveri". Pareri favorevoli al discorso del presidente sono stati espressi anche dal ministro leghista Roberto Calderoli ("Un grande messaggio da un grande presidente: riformare, riformare riformare!"); dal collega di governo ai Trasporti Altero Matteoli ("Va colto il richiamo del presidente sulle riforme"), e dal ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi ("E' arrivato il momento di aprire una fase nuova").



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