Ici,
bollo, rifiuti, addizionali: così nelle città è cresciuto
il prelievo
A. Bac. - Corriere della Sera
28
settembre 2002
ROMA
- Ci sono le addizionali alle imposte nazionali e ci sono le tasse locali.
Per Regioni e Comuni il taglio dei trasferimenti e l’assunzione di nuove
competenze hanno comportato un ricorso massiccio e fantasioso alle tasche
dei cittadini. E’ il caso delle addizionali Irpef regionali e comunali,
istituite rispettivamente per decreto nel ’97 e nel ’98, che hanno riscosso
un enorme successo presso gli enti locali. I Comuni hanno spremuto al massimo
l’imposta comunale sugli immobili (Ici) che costituisce ancora la loro
maggiore fonte (dalla tassa-rifiuti provengono 3,5 miliardi): il gettito
previsto per il 2002 è di 9,5 miliardi di euro con un aumento dell’1,8%
sul 2001. La città-capoluogo con l’imposta pro-capite più
elevata risulta Bologna con 324 euro, segue Roma con 319 euro e Firenze
con 311. Pagano meno di tutti gli abitanti di Reggio Calabria con 84 euro.
L’aliquota più diffusa è quella del 6 per mille, scelta da
1.771 Comuni. Milano è l’unica grande città che ha un’aliquota
unica (5 per mille).
Dal
’99 per i Comuni è intervenuta la possibilità di ricorrere
a un’addizionale. Nel primo anno vi hanno fatto ricorso solo 2.434 Comuni.
L’anno dopo sono raddoppiati. Dopo quattro anni sono diventati 4.642 (70%
della popolazione): il gettito è cresciuto di circa cinque volte,
passando da 254 milioni a 1.153, previsti per il 2002. L’imposta media
per abitante è di 28 euro l’anno (25 nel 2001). Pagano di più
i liguri: 41 euro a testa, i piemontesi (37) e i veneti (36). Ultimi i
calabresi (17). Più di un quarto dei Comuni (1.408) hanno già
applicato l’aliquota massima pari allo 0,5%.
L’addizionale
Irpef delle Regioni è stata introdotta, come l’Irap, in seguito
alla soppressione di vecchi tributi come l’Ilor, la tassa sulla salute
e l’imposta sul patrimonio netto. Finora nessuna Regione era andata oltre
lo 0,9% di compartecipazione applicato da tutte. Ma nel 2002 sono state
sei le Regioni che hanno usufruito della possibilità di stabilire,
solo per quest’anno, aliquote «aggiuntive» per garantire la
copertura dei disavanzi dovuti alla spesa sanitaria. Si tratta di Marche,
Veneto, Lombardia, Piemonte, Puglia a Umbria. Le prime due sono andate
anche oltre il limite massimo dell’1,4%.
Sommando
l’effetto delle due addizionali su un reddito di 20 mila di euro è
Torino la città in cui il prelievo incide maggiormente (4.995 euro)
seguita da Bari (4.921). Per un reddito di 40 mila di euro è Ancona
la città che effettua il maggior prelievo (12.530 euro).
Ci
sono poi due Regioni, Marche e Veneto che hanno usufruito anche della possibilità
di aumentare del 10% il bollo auto. Altre hanno mantenuto l’addizionale
all'imposta di consumo sul gas metano. Chiuso il capitolo delle addizionali,
un discorso a parte meriterebbero le tasse e i tributi regionali. Oltre
all’Irap (imposta regionale sulle attività produttive) ci sono le
tasse regionali sulle concessioni, dovute per il rilascio e il rinnovo
di provvedimenti amministrativi che autorizzano all'esercizio delle attività.
Oppure la tassa sul diritto allo studio universitario, il cui ricavato
finanzia l’erogazione di borse di studio e i prestiti d'onore. O anche
il tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi. Alle
Regioni spetta infine una compartecipazione all'accisa sulla benzina nella
misura di 350 lire al litro.
Il
nuovo sistema che attuerà il federalismo fiscale dovrebbe eliminare
tutti i trasferimenti statali dal primo gennaio 2004 (a eccezione del trasporto
locale e della salute).