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La Legge Elettorale
e i tanti modi per non farci contare

di Franco Ragusa
 

Elezioni 2013: E se, con pochi voti alla Camera, avesse vinto Berlusconi?

 
    “Riconsegnare a Berlusconi il Paese per sei mesi o un anno credo che sia un crimine contro la galassia.”
 
Questo il commento a caldo di Beppe Grillo, colui che può essere considerato il vero vincitore delle ultime elezioni.
Un crimine a cui si è però giunti molto più vicini di quanto si creda: soli 124.407 voti di differenza tra le due coalizioni di centrodestra e di centrosinistra. Un piccolo spostamento di voti da una parte all’altra ed il PDL, pur essendo solo terza forza politica nel Paese, sarebbe divenuto il primo partito alla Camera dei Deputati.
Come ricordato nuovamente nel capitolo precedente, tutto per “merito” di una legge elettorale sciagurata in grado di regalare seggi, neanche fossero noccioline, alla lista o alla coalizione in grado di prendere più voti, anche se meno del 30% dei voti validi.
Queste noccioline sono però infine andate, per pochi voti in più, al centrosinistra.
Per cui il giorno dopo tutti a tirare un sospiro di sollievo, cosa che, con ogni probabilità, anche Grillo deve aver fatto, vista la dichiarazione a caldo.
Ma al di là dello scampato pericolo per tutta la galassia, la sostanza del problema rimane: e se a vincere senza voti sono gli altri, quelli considerati “i peggiori”?

    Una lezione, questa, per tutti, ma soprattutto per chi ha corso per tentare il colpaccio e per poi ritrovarsi, invece, fortemente penalizzato dall’anomala distribuzione dei seggi.
Mentre, infatti, il Movimento 5 Stelle, sostanzialmente a pari merito con il PD intorno al 25,5%, ha avuto soltanto 108 Depu­tati, il più vicino rivale ne ha ottenuti ben 292. Stessi voti, ma ben 184 Deputati di differenza.
Traducendo il tutto in percentuali e riferendoci ai veri titolari della sovranità, si scopre che gli elettori che hanno votato il PD possono godere del privilegio di essere rappresentati con il 45,65% dei seggi alla Camera; diversamente, ad uno stesso numero di elettori, la legge elettorale ha fatto il regalo di un più misero 16,87% dei seggi.
    Vi sono quindi elettori di serie A ed elettori di serie B, tutto per un’alchimia matematica che ha fatto della “governabilità a tutti i costi” un feticcio di fronte al quale piegare la più elemen­tare delle regole democratiche: una corretta e ragionevole rappresentazione delle scelte compiute dagli elettori con il voto.
Un’assurda concezione della democrazia che, di fronte ai diversi risultati tra le due Camere, anziché interrogarsi sull’enorme furto di rappresentanza che si era appena consumato alla Camera per mano del Porcellum, a partire dal giorno dopo preferì dibat­tere sul come cambiare il Porcellum per riuscire ad avere gli stessi risultati anche per il Senato, facendo finta di ignorare, peraltro, che il Senato viene eletto a base regionale perché così sta scritto nella Costituzione; e facendo finta di ignorare, altresì, che risultati ben più bislacchi, così come vedremo nel prossimo capitolo, si erano già avuti con la precedente legge elettorale, il Mattarellum.

    Una nota dovuta, infine, sull’aumento dell’astensione, un altro 5,5% di non votanti che si è andato ad aggiungere alla già ampia area del non voto.
Se di elezione in elezione si va di male in peggio, qual è il motivo?
Forse perché, tra soglie di sbarramento, impossibilità di selezio­nare la classe politica e vincitori senza voti veri, sono sempre di più gli elettori convinti che il loro voto potrebbe non contare?
 
    Una certezza in ogni caso c’è: il dato elettorale di queste ultime elezioni, facendo i conti tenendo in debita considerazione l’intero corpo elettorale, è ancor più sconfortante delle prece­denti.
Nel 2006, la coalizione vincente alla Camera dei Deputati aveva ottenuto il consenso del 40% degli aventi diritto; il 36% nel 2008; soltanto poco più del 21% nel 2013.
Tendenza di risultati che dimostra ampiamente come la spia rossa “pericolo democrazia” sia inquietantemente accesa da tempo. 


 
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