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La Legge Elettorale
e i tanti modi per non farci contare

di Franco Ragusa
 

Dei miti e delle leggende 2: colpa del Porcellum l’instabilità del Senato

 
    Il principale luogo comune che imperversa in gran parte dei commenti dei più illustri analisti di questioni elettorali, è che sia tutta colpa del Porcellum, cioè della lotteria con la quale vengono assegnati i diversi premi regionali, se per il Senato sia forte il rischio di non riuscire ad esprimere, al pari di quanto avviene per la Camera dei Deputati, una maggioranza stabile.
    Vero! Ma solo in piccola parte. Anzi no, in piccolissima parte.

    Che il sistema elettorale debba prevedere l’elezione del Senato su base regionale sta scritto sulla Costituzione; così come c’è pure scritto che per le due Camere votano due corpi elettorali diversi.
Tant’è che è sempre stato così, sia con il Mattarellum in vigore dal 1993 al 2005, e sia con la precedente legge elettorale propor­zionale.
La regione Lombardia, ad esempio, ha sempre avuto il più alto numero di seggi senatoriali, così come, da sempre, gli elettori lombardi non hanno mai mischiato i loro voti per il Senato con quelli provenienti dalle altre regioni.
Cosa è quindi cambiato nel frattempo, per avere risultati di tipo americano, con alcune regioni in grado di alterare pesantemente la distribuzione dei seggi?
Che nel frattempo siamo passati da un sistema elettorale di tipo proporzionale, in vigore sino al 1993, a due diverse leggi, Matta­rellum prima e Porcellum dopo, a forte connotazione maggioritaria.
 
    Con il Porcellum, infatti, chi vince in Lombardia incassa ben 27 seggi dei 47 totali.
Nulla di particolarmente drammatico, spiegava D’Alimonte sul sole24ore in riferimento alle previsioni per le ultime elezioni, con il Centrodestra dato prevalente in Lombardia, purché si fosse verificata una condizione: gli altri 21 seggi dovevano andare tutti nelle tasche della coali­zione di centrosinistra, in quanto vincere in quasi tutte le altre regioni poteva non bastare.
Eccolo quindi qui svelato l’inghippo e la stortura creata dal Porcellum.
    Con un quadro politico complesso, potrebbe essere suffi­ciente conquistare due o tre fra le regioni con più alto numero di seggi a disposizione, per vanificare la vittoria in tutte le altre.
Ragionamento ineccepibile che, però, ha il torto dell’omissione.
Nel senso che l’inghippo c’è, è vero, ma allora perché non essere conseguenti e non dire che il problema è dato dall’assur­dità di consegnare il 55% dei seggi ad una forza politica che, in ipotesi, potrebbe vincere con il 30-35-40% dei consensi?
Tanto più che di peggio, pur se in presenza di un quadro politico meno complesso, senza cioè un terzo incomodo di peso quale si è rivelato il Movimento 5 Stelle1, si è verificato con il Matta­rellum.
Se solo si provasse a fare un piccolo sforzo di memoria, ci si accorgerebbe che i problemi di gestione del Senato sono iniziati proprio con le elezioni del 1994, con una maggioranza risicatis­sima per il centrodestra, e questo nonostante la fortissima maggioranza invece ottenuta alla Camera.
 
    Volendo quindi tentare di fare un po’ di confronti con le due leggi elettorali, si scopre che nel 1994, ad esempio, il Polo delle Libertà riusci ad ottenere ben 35 seggi dei 47 a disposizione della Lombardia, cioè il 74,5% dei seggi, con solo il 43,6 dei consensi. Ben altro, dunque, dei 27 su 47 seggi che, al massimo, il centrodestra ha potuto conquistare con il Porcellum alle ultime elezioni.
E per scoprire che la lotteria dei risultati incideva in misura diversa, regione per regione, è sufficiente fare un altro paio di confronti tra i risultati più o meno analoghi ottenuti delle due coalizioni maggiori sempre nel 1994.
In Puglia, addirittura, il centrodestra riuscì ad ottenere il 50% dei seggi, 11 su 22, pur avendo preso meno voti del centrosini­stra: 33,37% contro il 33,68% dei progressisti e solo 9 seggi.
Più o meno lo stesso in Sardegna: 3 seggi al centrosinistra con il 31,36% dei voti; 4 al centrodestra con il 28,63% dei voti.
Vi sono poi i 13 seggi su 23 conquistati in Piemonte dal centro­destra, il 56,5% con appena il 36,8% dei voti, mentre ai progressisti non fu sufficiente ottenere un risultato analogo per avere lo stessa percentuale di seggi in Campania: 50% dei seggi con il 37,8% dei voti.
Così come è a svantaggio del centrosinistra il confronto con i risultati di Lombardia e Toscana.
Il Polo Libertà, come già ricordato, ottenne 35 seggi su 47, cioè il 74,5%  dei seggi con appena il 43,6 % dei voti; i Progressisti soltanto 14 seggi su 19 in Toscana, cioè il 73,7% dei seggi, nonostante una ben più alta percentuale di voti, il 49,1% .

Un confronto di risultati che non lascia adito a dubbi e che mostra chiaramente come un eventuale ritorno al Mattarellum, in presenza di una terza forza di peso, non potrebbe risolvere il problema oggi lamentato per il Senato; peggio ancora, poi, nel caso di una legge elettorale fondata sui soli collegi uninominali, senza alcun recupero proporzionale a riequilibrare gli eccessi.



Note

1    Ricordando il buon risultato ottenuto dalla Lega Nord nel 1996, limitato però ad una sola area del Paese, c’è da considerare che il Movimento 5 Stelle è al momento in grado di ottenere un risultato equivalente a quello delle due coalizioni di Cdx e di Csx in maniera diffusa.


 
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