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La Legge Elettorale
e i tanti modi per non farci contare

di Franco Ragusa
 

Porcellone o Porcellum senza le porcate incostituzionali?


    Se se ne deve parlare un altro po’, del Mattarellum, è anche per evidenziare il malcostume per il quale, quando si tratta di legge elettorale, non esistono principi generali da dover condivi­dere, ma solo e soltanto i propri specifici interessi.

A volte per il timore di perdere, il più delle volte, però, per la convinzione che si può “vincere”.

    Degli anatemi lanciati da Grillo contro l’introduzione di una soglia minima di voti a correzione del Porcellum si è già detto, e molto altro ancora si dovrebbe purtroppo aggiungere di fronte all’ostinata riproposizione, anche da parte del Movimento 5 Stelle, del ritorno ad una legge elettorale, il mattarellum, che sostanzialmente contiene, dal lato dell’interesse dell’elettore, tutti i difetti del Porcellum.
    Tutti contro tutti quando si tratta di procurarsi quel voto in più che consentirebbe di fare “asso piglia tutto”; tutti concordi, però, quando si tratta di abbellire il pacco di leggi elettorali finalizzate a condizionare il libero esercizio del diritto di voto.
Al riguardo, come accennato poco fa, dal nuovo segretario del PD Renzi è stato nuovamente rilanciato il “sindaco d’Italia”.
Peccato che, a Costituzione invariata, questo tipo di elezione diretta non possa essere fissata, nero su bianco, per legge.
Problema che verrà sicuramente superato con il trucco già adot­tato con il Porcellum: le liste o le coalizioni di liste depositano il programma e l’indicazione del leader. Formalmente la contesa rimarrebbe tra liste contrapposte e non tra candidati Premier contrapposti.

    Ma come garantire la vittoria certa di questa o quella coali­zione, o meglio, del “sindaco d’Italia” indirettamente indicato?
E sì, perché il problema, per questi signori, non è garantire l’espressione della sovranità popolare, ma che la sovranità popo­lare venga incanalata per far uscire un vincitore a tutti i costi; un vincitore a tutti i costi che non esiste neanche nella patria del collegio uninominale, l’Inghilterra, e neanche negli Stati Uniti1.

Ma se il Mattarellum, così come l’abbiamo sperimentato, non potrebbe dare alcuna garanzia al riguardo, vista la presenza di tre forze politiche sostanzialmente equivalenti, quali modifiche proporre?
Quale magia?
Il riferimento all’occulto non è casuale.
    Dal cilindro dell’entourage di Renzi venne estratto il Mattarellum corretto: chi arriva primo ed ottiene tot seggi2 si aggiudica il premio di maggioranza; nel caso nessuno raggiunga la soglia minima di seggi prevista, il premio viene assegnato con ballottaggio tra i primi due arrivati.
Tutto apparentemente semplice e ragionevole, peccato, però, che si trattava di una sorta di “Porcellone”, con un premio da assegnare non sulla base dei voti effettivamente conseguiti, bensì sulla base dei seggi vinti, anche con solo il 20-30% dei visto l’attuale tripolarismo, nei collegi uninominali.
In altre parole, ci si sarebbe trovati di fronte ad un premio di maggioranza da assegnare a chi potrebbe aver già beneficiato di tanti premi quanti sarebbero stati i collegi vinti.3

    Ma al di là degli ovvi dubbi di costituzionalità che tale formulazione, alla luce della sopravvenuta sentenza 1/2014, potrebbe suscitare, come e perché, allora, non adottare il medesimo meccanismo con due semplici modifiche al Porcellum?
Chi arriva primo con un tot% minimo di voti ottiene il premio di maggioranza; nel caso nessuno raggiunga la soglia minima prevista, il premio viene assegnato con ballottaggio tra i primi due arrivati.
Una soluzione in grado di ottenere il medesimo risultato, un vincitore a tutti i costi, che in effetti vedrà luce con l’Italicum4.
Ma per quale motivo, allora, vi furono così tante pressioni per tornare al Mattarellum?
Il meccanismo di scelta dei parlamentari! Sta tutta qua la differenza.
    Sui modi di scelta dei parlamentari, ognuno dica e pensi ciò che vuole; ciò che però non è lecito nascondere, è che alla base della scelta del Mattarellum corretto, piuttosto che un Porcellum rivisitato con le stesse correzioni, vi era una sola motivazione: la scelta dei parlamentari.
Tant’è che gran parte delle resistenze, come si vedrà, verrà meno di fronte alla soluzione adottata dall’Italicum: le liste bloc­cate corte. Piccoli collegi plurinominali dove, però, al pari delle liste lunghe o dei collegi uninominali, all’elettore non è consen­tito scegliere i o il candidato della forza politica votata.
Ma per meglio far comprendere la vera natura del braccio di ferro sviluppatosi intorno a meccanismi analoghi, forse è meglio tentare di rispondere, in riferimento ai candidati da scegliere, ad un piccolo questionario che, ad esempio, avremmo potuto sotto­porre, neanche troppo tempo fa, agli elettori del PD. Con l’occasione, provino ad interrogarsi anche gli elettori o ex-elettori dell’IDV5.

L’elettore del PD, come preferirebbe scegliere?

Da eklettore, come
                      preferiresti scegliere?

Con i collegi uninominali il potere di scelta rimarrebbe nelle mani dei capi partito: come già in passato, l’elettore determinato sarebbe costretto ad accettare l’unico candidato proposto dalla lista o dalla coalizione che si vuole far vincere6; il rifiuto del candidato proposto, infatti, avvantaggerebbe le liste o le coali­zioni avverse.
Diversamente, la modifica del Porcellum con gli stessi meccanismi di assegnazione del premio di maggioranza, comporterebbe, per ottemperare alla sentenza della Consulta, anche la reintroduzione del voto di preferenza.
Scelta dei parlamentari attraverso la sfida dei collegi uninomi­nali, oppure attraverso il voto di preferenza?
Questa la vera posta in palio tra le due opzioni.


Note

1 Nel 2010 le elezioni inglesi si sono concluse senza che alcun partito riuscisse ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi.
Oltre oceano, per motivi legati alla forma di governo, sono di questi mesi i continui e pericolosi bracci di ferro tra il Presidente americano Obama e il Congresso.
Lo stesso in Francia, sia per la forma di Governo semi presidenziale che per la legge elettorale.

2 Repubblica.it del 21 dicembre riporta 200 seggi dalla quota maggioritaria dei collegi, il che equivarrebbe a circa il 32% dei seggi complessivamente disponibili per l’Italia.
Pur trattandosi di una bozza, è abbastanza curioso che non si faccia riferimento alla somma dei seggi complessivamente conquistati con le due quote, visto che, in ipotesi, in un testa a testa si potrebbero avere poco meno di 200 seggi nella quota maggioritaria, ma più seggi dello sfidante più vicino nella residua quota proporzionale a riequilibrare i conti.

3 Un analogo meccanismo di premio su premio, se assegnato sulla base dei seggi ottenuti e non dei voti effettivamente ricevuti, lo si avrebbe anche adottando il modello spagnolo: una forza politica già avvantaggiata dal meccanismo congiunto delle piccole circoscrizioni ed il metodo D’Hont, che va ad incamerare un ulteriore premio di maggioranza.

4 Come si vedrà più avanti (pag. 115), una scelta di fatto obbligata, la soluzione Italicum, con il fine neanche troppo nascosto di aggirare la sentenza della Consulta.

5 L’invito non è casuale, visto che l’IDV, insieme a SEL ed ampi settori del PD, è stata in prima fila nel boicottaggio contro l’iniziativa referendaria Passigli-Ferrara-Sartori che avrebbe consentito di ripulire il Porcellum dalle porcate incostituzionali, contrapponendogli un’altra raccolta di firme per due quesiti, per il ritorno al Mattarellum, che non avevano alcuna possibilità di superare l’esame della Consulta.

6 Si sta chiedendo o no una legge elettorale che, appena terminata la conta dei voti, indichi chiaramente chi avrà la maggioranza parlamentare?



 
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