Riforme Istituzionali
L'editoriale
 
www.riforme.net



       
Riforme.net  -  27 gennaio 2008
 
Crisi di governo e Legge elettorale: la trappola del Governo istituzionale

Franco Ragusa

Dopo il dibattito al Senato che ha sfiduciato il Governo Prodi, alcune considerazioni sono d'obbligo.
In primo luogo, c'è stata la dimostrazione che le prerogative costituzionali assegnate ai diversi poteri dello Stato sono molto più efficaci di quanto sembri.
Si parla tanto di riforme della Costituzione per rafforzare i poteri del Premier, ma mai nessuno che prenda in considerazione la possibilità di utilizzare gli strumenti che già vi sono.
Anzi, è vero il contrario: la scelta di Prodi di parlamentarizzare la crisi della sua maggioranza è stata vissuta con angoscia dalla gran parte delle forze politiche di entrambi gli schieramenti.
Ma non solo: anche il Presidente della Repubblica Napolitano ha sentito la necessità di ragionare più da politico che da garante della Costituzione, con l'invito ad evitare il confronto parlamentare ed il voto.
Bene quindi ha fatto Prodi a non rinunziare ai passaggi parlamentari che hanno messo con le spalle al muro e di fronte alle proprie responsabilità l'intero quadro politico.
Si fosse dimesso al primo annuncio televisivo di Mastella, nessuno avrebbe avuto modo di approfondire i motivi di una crisi che ha radici ben più profonde: dal tentativo di egemonia veltroniana, passando per le ingerenze della chiesa e i problemi giudiziari di Mastella, per finire con i malesseri dei poteri forti rappresentati da Dini nei confronti di qualsiasi pur lieve apertura alle richieste della sinistra.
L'ostinazione di Prodi ha avuto inoltre il pregio di mettere allo scoperto il gioco del "gatto con il topo" di Berlusconi nei confronti di Veltroni e le mire provenienti dall'UDC di Casini.
Il primo ha di che ben gioire dei risultati del trappolone nel quale Veltroni è finito: con le aperture "condizionate" sulla Legge elettorale, nel giro di un mese e mezzo è riuscito a scompaginare gli equilibri interni al centrosinistra e ricompattare il centrodestra.
Casini, invece, deve ora fare i conti con una situazione politica fortemente compromessa dalle acredini emerse dal dibattito parlamentare sulla fiducia al Governo Prodi che hanno investito sia i rapporti interni alla maggioranza, che i rapporti tra maggioranza e opposizione e all'interno dell'opposizione.
Considerato, però, che viviamo in un paese dove le affermazioni del giorno prima vengono smentite il giorno stesso, è in ogni caso prudente ragionare valutando se e come l'attuale legislatura potrebbe proseguire evitando le elezioni anticipate di qui a pochi mesi.

Ovviamente, al di là dei proclami sulle cose da fare per il bene del Paese, da parte dell'ex-maggioranza c'è un'interesse immediato: non ci sono le premesse per poter sperare di vincere le elezioni nel breve periodo, per cui è imperativo prendere tempo, ammantando il tutto di buoni propositi, come ad esempio la necessità di una nuova legge elettorale.
D'altro canto, però, come il dibattito sulla fiducia ha ben evidenziato, all'interno dell'ex-maggioranza di governo vi sono interessi, circa le cose da fare, estremamente divergenti; su tutte, per l'appunto, la legge elettorale.

In ogni caso, a meno che non finisca a "tarallucci e vino" (l'ex-maggioranza si ricompone), una parte o la gran parte dell'ex-maggioranza dovrebbe necessariamente aprirsi ad un contributo proveniente dal centrodestra. Con al centro, sempre, la Legge elettorale a fare da bilancia.
Andando quindi per ordine di grandezza, le ipotesi in campo.

1) Nel gioco del gatto con il topo, nonostante le apparenti aperture, Berlusconi ha già ampiamente dimostrato di non avere particolari interessi ad essere coinvolto in una legge elettorale che non sia quella da lui voluta. Per cui, ammessa e non concessa la possibilità, nell'immediato, di un dialogo sulla legge elettorale, l'orizzonte programmatico non andrebbe oltre la Bozza Vassallo o simili, escludendo con ciò buona parte del centrosinistra che, riguardo a questa bozza, si è già espresso in maniera fortemente critica. Da ciò ne deriverebbe, quindi, un asse "PD-Forza Italia" tutto teso ad ipotecare il risultato delle prossime elezioni ad esclusivo vantaggio dei primi due partiti.

2) Ricomposizione e allargamento della maggioranza limitatamente alle forze di centro, ovverosia l'UDC.
Al di là del basso profilo etico di una simile operazione, il principe Veltroni vedrebbe messa in discussione qualsiasi possibilità di legge elettorale secondo i modelli via via da lui proposti, dalla bozza Vassallo alla prima Bozza Bianco, passando per il doppio turno francese che, per l'appunto, hanno avuto il pregio di raccogliere il consenso di Berlusconi, tranne quello dei propri alleati di governo.
Da parte del PD, quindi, potrebbe trattarsi di un semplice prendere tempo.
Nel frattempo, il referendum sulla legge elettorale incomberebbe, con il prevedibile riaccendersi della polemica politica nei confronti di chi verrebbe accusato di non voler dare la parola al Popolo sovrano nell'ipotesi di uno scioglimento anticipato giusto in tempo per evitare il referendum.

A meno, quindi, di colpi di scena al momento difficilmente immaginabili, ogni minuto che passa senza che si vada alle elezioni è un minuto in più nelle mani di chi non ha certo l'interesse di una legge elettorale che cerchi di coniugare il principio "una testa , un voto" con l'esigenza di facilitare la governabilità.

Facilitare la governabilità, non imporre, perché l'elettorato deve avere gli strumenti per rimanere sovrano anche quando genera situazioni di equilibrio come ora in Germania.
E' solo l'elettorato che può determinare la necessità delle grandi coalizioni, e non certo per modificare le regole della convivenza costituzionale; ed è sempre l'elettorato che può decidere se affidarsi ad una sola parte dello schieramento per quanto riguarda il governo del Paese.
Il tutto con leggi elettorali dal risultato trasparente e senza iniqui premi di maggioranza, palesi o nascosti che siano.
Per questo motivo, certamente, c'è la necessità di una nuova legge elettorale. Ma per lo stesso motivo, è sin troppo chiaro che questo obiettivo non potrà essere raggiunto, nel senso appena indicato, da questo Parlamento o dall'eventuale sì al referendum elettorale.




Indice Editoriali
  

Indice "Speciale legge elettorale"



Mailing List
per ricevere gli aggiornamenti di riforme.net
 
Ricevi le novità in RSS