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Riforme.net  - 13 marzo 2020
 
Il privilegio di correre al tempo del coronavirus

 Franco Ragusa

Cosa non va nel consentire di uscire per fare una corsetta, nel mentre si è invece autorizzati ad uscire da casa solo per dimostrate necessità?
Che si tratta di una norma irragionevole, in quanto si passa da controlli tutti verificabili, quindi facilmente sanzionabili in caso di violazione, al non poter esercitare alcun controllo, a meno di non compiere abusi di potere.
Se domani decidessimo di fare una corsetta in 40 milioni di italiani, tutti in tutina e scarpette da ginnastica, che si fa?
Si fa rispettare il metro di distanza? Come?
Qualcuno lo si manda a casa ed altri no? Ma chi decide? Con quale autorità, vista la norma?

Insomma, capisco che può sembrare innocuo fare una corsetta da soli. Ma si è soli sino a che non si fa tutti la stessa cosa, visto che si può.
Ma al di là del buon senso di ognuno di noi, è al legislatore che spettava e spetta il regolare questo "poter fare tutti la stessa cosa".


***

Aggiornamento:

Come mai tanta premura riguardo al come regolare in modo severo chi fa attività sportiva, mentre si continua a lavorare o a viaggiare per lavoro senza adeguate protezioni?

Il ragionamento era sull'irragionevolezza e l'inapplicabilità della norma, nello specifico per l'attività fisica, in un regime di regole per le quali la libertà di movimento è fortemente ristretta e sanzionabile, questo al fine di fermare o far decelerare la diffusione del contagio da coronavirus.
Se così fan tutti, perché tutti hanno lo stesso diritto di correre al parco, non ci sarebbe modo di poter intervenire a meno di non compiere abusi.
Che male si farebbe, ad esempio, nel salire in macchina, fare un giro per la città e scendere un attimo per fare foto, vista la possibilità di avere scenari incontaminati?
Non si farebbe alcun male a nessuno, ma è vietato e sanzionabile, perché se così fan tutti, addio efficacia della norma.

Tornando quindi alla ratio generale della norma e la sua applicabilità per tutte le fattispecie, ad esempio le attività lavorative ancora in funzione, è evidente che in questo caso non si tratta di impossibilità nell'applicare la norma, bensì di inadempienze che possono e che debbono essere sanzionate.

Nei posti di lavoro non è garantito il distanziamento sociale e/o insufficienza dei DPI adeguati al rischio coronavirus?
Si chiude, punto.

I mezzi pubblici, così per come sono organizzati, non garantiscono la sicurezza di chi vi è costretto ad usarli per recarsi al lavoro?
O si mettono in sicurezza o si chiudono, punto, e tutti a casa.

In altre parole, per questi casi la norma c'è ed è facilmente applicabile: basta volerlo.
Sì, ma se chi dovrebbe farlo non lo fa?
Questo è un altro ordine di problemi, si chiama inadempienza che però non riguarda lo specifico delle norme per le quali la libertà di movimento è stata fortemente ristretta.

 
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IV edizione - aprile 2014
 
di Franco Ragusa
 
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