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Riforme.net  - 18 maggio 2020
 
Stato-Regioni: dalla confusione sulle competenze, alla confusione sulle responsabilità

 Franco Ragusa

È triste doverlo ammettere, ma è per merito del Covid19 se solo ora è divenuto chiaro a tutti che il nuovo Titolo V del 2001, e questo nonostante abbia già dato prova di non funzionare per l'ordinarietà, rappresenti un pericoloso concentrato di federalismo competitivo e di confusione riguardo alle competenze.
A questa miscela, di per sé già esplosiva, in queste ore si è aggiunta un'ulteriore confusione: quella sulle responsabilità.

Il Presidente della Campania De Luca lamenta l'atteggiamento pilatesco del Governo di fronte a responsabilità decisionali che gli sarebbero proprie; gli altri Presidenti, invece, soddisfatti per aver vinto il braccio di ferro con lo Stato centrale, ed aver quindi imposto le linee guida necessarie per la ripartenza delle attività.
Da un lato, quindi, l'accusa allo Stato di aver abdicato ai propri compiti e responsabilità; dall'altra parte un'interpretazione che affida alle Regioni anche la definizione dei principi generali riguardanti la tutela della salute.
Una patente violazione costituzionale mascherata da presunte scelte infine condivise tra Stato e Regioni, ma è sin troppo chiaro a tutti che si è trattato dell'ennesimo scontro tra la maggioranza e le forze di opposizione.

Uno scontro politico che ha evidenziato come il Titolo V abbia rafforzato eccessivamente il potere delle Regioni nei confronti delle competenze statali, un potere tanto più esercitabile quanto più queste Regioni risultino governate da forze dell'opposizione.
In altre parole, siamo di fronte ad uno Stato di diritto che varia a seconda delle maggioranze politiche locali del momento e non più sulla base di regole e competenze ben definite: il federalismo competitivo per l'appunto realizzato con il Nuovo Titolo V.

Un federalismo competitivo che ha trascinato il Paese in una crisi economica profonda per la forte resistenza delle Regioni più colpite, il primissimo braccio di ferro che lo Stato ha perso contro le autonomie locali governate dalle opposizioni, a che si realizzasse da subito un lockdown differenziato e proporzionato sulla base di un semplice criterio: chi ha più problemi chiude tutto ciò che si può chiudere; chi ne ha molti di meno può aprire tutto ciò che è possibile aprire in sicurezza.
È evidente a tutti che a parità di linee guida sarà in ogni caso più facile incontrare il contagio in alcune Regioni, mentre in altre Regioni questo rischio è sempre stato di gran lunga minore, per cui, forse, per alcune situazioni si sarebbero potute adottare linee guida meno stringenti o, in ogni caso, emanate e applicate con un più largo anticipo.

Un principio che si spera possa ora realizzarsi senza ulteriori bracci di ferro tra Stato e Regioni governate dalle forze di opposizione, in particolare quelle economicamente più in grado di esercitare pressioni indebite.
Non che tutto ciò possa sanare quanto di sbagliato è stato compiuto sino ad ora, ma che almeno si tenti di salvare il salvabile.

 
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IV edizione - aprile 2014
 
di Franco Ragusa
 
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