Gli interventi di "Riforme istituzionali"

N° 50 - 08/11/96
Franco Ragusa

E se vincono gli altri?

Di fronte allo scontro sulle deleghe tra la maggioranza e l'opposizione... ho pensato di prendere appunti.
Sono sicuro che quello che oggi viene sostenuto per un verso da una parte, e per un altro verso dall'altra, domani sara' completamente cambiato.

Partiamo dalle richieste del Polo.
"No!" ad un uso eccessivo delle deleghe che di fatto esautorano il Parlamento della funzione legislativa.
Come dargli torto?
E sinceramente, non riesco a capire la posizione di Rifondazione: un conto e' difendere i contenuti delle deleghe e dei provvedimenti che su questi potrebbero (potrebbero) essere varati dal Governo; un altro conto e' sostenere la liceita' di un uso cosi' allargato dello strumento della delega.
E' la solita storia: di fronte ai risultati ottenibili nel breve periodo, non si pensa che una volta ammessa la legittimita' di determinate procedure questa non potra' poi piu' essere credibilmente contestata.
Un domani, se per ipotesi al Governo dovesse arrivare Berlusconi, con quali argomenti si potrebbe contestare un'attivita' legislativa ridotta ad un mero conferimento di deleghe?

Ma continuiamo con il Polo che, nel fare una battaglia di principio in difesa delle prerogative parlamentari, non si rende conto di fare la figura del "bue che dice cornuto all'asino".
Proprio Berlusconi, infatti, e' stato ed e' uno dei massimi sostenitori della tesi che il Governo eletto dal popolo non ha la possibilita' di riuscire a dare vita ai programmi per i quali e' stato eletto, in quanto il regime assembleare che vige in Italia non gli permetterebbe di lavorare. Da questa constatazione l'esigenza di trovare le soluzioni per permettere al Governo di ... "governare".
Ed e' da qui che infatti nasce la richiesta di riformare la costituzione: maggioritario, presidenzialismo e chi piu' ne ha piu' ne metta, tutto all'insegna de "la maggioranza prende tutto e fa!".
A questo punto, allora, non si capisce bene perche' il Polo si stia opponendo cosi' ferocemente all'uso esteso che il Governo Prodi sta facendo della strumento della delega, neanche fosse un partitino di minoranza che non ha speranze di arrivare al Governo.
Non sta facendo, Prodi, una di quelle cose che il Polo va chiedendo da tempo, secondo lo spirito del maggioritario?

Evidentemente si'... evidentemente no!

Ma c'e' dell'altro, ancora piu' incomprensibile.
La maggioranza porge in un vassoio d'argento la riforma dei regolamenti, al fine di aprire delle vie preferenziali per gli atti del Governo, in piena sintonia con quanto avviene in Paesi come l'Inghilterra e la Francia, ed il Polo rifiuta la portata.
Possibile che anche su questo non puo' esserci accordo?
Non sta chiedendo, l'Ulivo, quello che Berlusconi chiedeva per il proprio Governo?

Evidentemente si' ... evidentemente no!

Evidentemente si', e va purtroppo dato atto all'Ulivo che con il suo modo di fare sta dando le ultime spallate al principio, mai effettivamente realizzato, della centralita' del Parlamento.
Un vero e proprio Governo "maggioritario" che, a parte le intemperanze di Rifondazione, e' riuscito a fare della "centralita' dell'iniziativa legislativa del governo" il proprio vangelo. E, come l'esperienza di altri paesi c'insegna, questo principio non puo' che realizzarsi se non a discapito delle prerogative del Parlamento.
Organo che tutto al piu' diviene necessario soltanto per stabilire chi dovra' governare e normalmente chiamato a lavorare per ratificare le decisioni prese dal Governo.
E con quest'uso spregiudicato delle deleghe e l'ultima richiesta di modifica dei regolamenti, siamo ormai entrati nel vivo di questa transizione verso un sistema maggioritario puro.
In tutto questo, l'Ulivo dovrebbe avere come suo miglior alleato proprio l'opposizione costituita dal Polo, che le stesse cose andava chiedendo per se' quando era al Governo.

Ma evidentemente non e' cosi' perche', fortunatamente, ... ci sono le umane debolezze. Quello che va infatti bene per se', non va mai bene per gli altri.
Berlusconi e Fini sanno benissimo che se permettono all'Ulivo di attuare la finanziaria cosi' com'e', deleghe comprese, con ogni probabilita' questi riuscira' nell'intento di entrare in Europa ed avere cosi' delle buone carte da giocare per le prossime elezioni. Ma non solo, sanno pure che se si da' la possibilita' di governare senza troppi intralci, di fatto il ruolo dell'opposizione viene annullato e nascosto.
E' un po' quello che avviene negli altri paesi a "Parlamento svilito": una volta che uno vince, riuscire a togliergli la sedia da sotto al sedere o incidere nell'attivita' legislativa diventa praticamente impossibile; e quando ci si riesce, non e' quasi mai per i meriti dell'opposizione, ma quasi sempre per i demeriti della maggioranza.
E chi e' che ha mai visto politici alla Fini o Berlusconi rinunziare alle proprie ambizioni o interessi personali per battersi per i principi?
No! Per riformare lo Stato, bisogna pure essere sicuri che alla testa del futuro assetto istituzionale non ci vadano gli altri, meno che mai gli avversari. Meglio allora rinviare e scoprirsi feroci difensori delle prerogative parlamentari.

A sua volta l'Ulivo, partendo dalle stesse "esigenze" politiche, ma trovandosi in una posizione migliore, fa il ragionamento inverso: introduciamo nuove regole che possano permetterci di attuare i nostri programmi, anche se cosi' facendo rischiamo di ritrovarcele contro nel futuro, perche' riuscendo ad attuare una manovra organica senza che all'opposizione venga data la possibilita' di contrastarla o di assumere un ruolo attivo in grado di mettere in evidenza i punti deboli o incongruenti, avremo maggiori possibilita' di riconquistare il Governo del Paese.

Insomma, uno scontro che altro non rappresenta che le due facce della stessa medaglia.
Di diverso dal passato c'e' che sono cambiati i ruoli.
E chissa' che questo cambio di ruoli non induca a piu' serene riflessioni i fautori, di destra e di sinistra, del "chi vince prende tutto... a patto che a vincere siamo noi".
Perche' la domanda sorge spontanea: "E se vincono gli altri?"

Franco Ragusa: uno che le elezioni non le ha vinte.



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