Gli interventi di "Riforme istituzionali"

N° 52 - 12/11/96
Da il manifesto
Una delega tira l'altra

Sulla materia fiscale è legittimo chiedere via libera al parlamento, all'interno della finanziaria. Ma la delega deve essere sufficientemente precisa

Di Alessandra Barberis


- ROMA
LA PROTESTA del Polo contro le deleghe contenute nella manovra di fine anno odora di ragioni politiche, se non strumentali; ma il problema dell'eccesso di deleghe in questa finanziaria esiste davvero, come è esistito per i governi precedenti, e sottintende una questione più ampia, sul funzionamento del parlamento. Mentre maggioranza e opposizione sono ai ferri corti, costituzionalisti ed economisti cercano di ragionare su un uso più appropriato dello strumento della delega.

"In passato, quando governi sostenuti da altre maggioranza chiesero deleghe importanti, come nel caso del gabinetto Amato, successe la fine del mondo", ricorda Stefano Rodotà. Ora il centrosinistra scopre "la durezza del governare" e non riesce a resistere alla tentazione di infilare nella finanziaria leggi collegate e deleghe in grande quantità, per ottenere una approvazione certa e in tempi rapidi. "Così come stanno le cose - continua Rodotà - ho l'impressione che siamo in presenza di una forzatura: la legge finanziaria è considerata l'unica occasione per far passare norme innovative. Ma ciò provoca una distorsione del lavoro legiferante. Il rischio è che l'unica stagione legiferante diventi quella della finanziaria, mentre nel resto dell'anno si vivacchia. E questa distorsione è diventata più ampia dopo l'introduzione del maggioritario: quando è stato introdotto il sistema maggioritario non si è pensato che legiferare sarebbe diventato più difficile".

Il Polo va su tutte le furie per la questione fiscale. Ed è evidente che di quel pacchetto teme non tanto l'abuso della delega, in linea di principio, ma le conseguenze che le nuove imposte, soprattutto l'Irep, avranno sulle imprese e sui lavoratori autonomi. Non c'è il rischio, criticando il governo che si è lasciato prendere la mano con la richiesta delle deleghe, di difendere chi vuole impedire la riforma del fisco in senso antielusivo? Gianni Ferrara insiste sulla necessità di vedere con chiarezza i due aspetti del problema. "Da tempo i governi, in particolare da Ciampi in poi - dice il costituzionalista - hanno usato lo strumento della legge finanziaria per concentrarvi tutto quello che una legislazione corretta dovrebbe produrre in un anno di attività. E' questo uno dei maggiori limiti della nuova normativa sulla finanziaria introdotta alcuni anni fa. E non c'è dubbio che anche quest'anno il numero delle deleghe richieste è veramente enorme, e che sarabbe stato meglio ridurre la richiesta alle materie strettamente connesse ai provvedimenti di bilancio". Chiarito questo punto, Ferrara precisa che il fisco è proprio uno dei temi legittimamente legati alla finanziaria, e che quindi in questo senso l'opposizione del Polo contro le deleghe chieste da Visco è "strumentale e volta soltanto a fini di lotta politica ormai irresponsabile".

Anche Massimo Luciani, docente di diritto pubblico all'università della Sapienza, critica il malcostume dell'eccessivo ricorso alle deleghe ricordando però che "tutti i governi hanno contribuito a incrementare questa prassi, fino a creare un problema costituzionale rilevante". La malattia non affligge dunque soltanto il governo Prodi, che per altro legittimamente ha richiesto una delega sul fisco. "E' vero che il fisco è una materia tecnica per la quale è adeguata la delega - sostiene Luciani - purché la delega sia sufficientemente analitica".

Chi difende a spada tratta la richiesta di delega fiscale è Franco Gallo, l'ex ministro delle finanze del governo Ciampi che ha guidato la commissione per l'introduzione dell'Irep. "La delega sull'Irep è molto analitica e precisa, e credo che il Polo potrebbe intervenire con degli emendamenti invece di salire sull'Aventino", dice Gallo. La parte sull'Irpef, ammette l'ex ministro, è poco specificata, ma ciò è dovuto "a un problema soprattutto politico, perché il governo si è trovato stretto tra Bertinotti e il Polo".

Tra i temi sui quali il governo ha chiesto il via libera al parlamento ve n'è uno, quello del non profit, compreso anch'esso nel pacchetto fiscale, che non viene contestato dal Polo, ma suscita perplessità, questo sì, sull'opportunità di utilizzare lo strumento della delega. "Che fretta c'è di riforma del regime fiscale del non profit, tanto da inserirlo nella finanziaria?", si chiede Roberto Pizzuti, docente di politica economica alla Sapienza. Su questo argomento, sostiene ancora l'economista, "c'è una generale disinformazione", ma la tendenza è a fare crescere questo settore, anche attraverso le agevolazioni fiscali "in alternativa allo stato sociale". Ciò è preoccupante, dice Pizzuti, dal punto di vista economico e politico. Ma soprattutto, se i decreti delegati li dovesse fare un governo di segno diverso, cosa ne verrebbe fuori?



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