Gli interventi di "Riforme istituzionali"
N° 54 - 29/11/96
Da il manifesto
Bicamerale fantasma
D'Alema al Polo: "O troviamo un accordo o faremo le riforme da soli". Ma Berlusconi propone uno "scambio"
Di Aldo Garzia
- ROMA
ASSEMBLEA dei segretari regionali e di federazione del Pds
convocata a Botteghe oscure. Massimo D'Alema coglie l'occasione
per lanciare un grido d'allarme: "Occorre che la bicamerale venga
approvata entro il '96. E' un dovere costituzionale. E' una
scelta responsabile che il parlamento deve assumersi per onorare
l'impegno preso con la prima votazione". Entro dicembre, infatti,
camera e senato potrebbero essere chiamati alla "seconda
votazione" - quella decisiva - che istituisce la commissione
sulle riforme istituzionali con una specifica legge
costituzionale (il segretario del Pds si era candidato a
presiedere quella commissione, poi le sue "consultazioni" si sono
bloccate di fronte ai tira e molla del Polo).
"Siamo in una situazione di emergenza istituzionale: o la si
affronta per la via maestra con la bicamerale e un confronto tra
maggioranza e opposizione, oppure si dovrà fare in altro modo",
annuncia D'Alema. L'obiettivo - dopo lo scontro sull'iter della
legge finanziaria tra Ulivo e Polo - è quello di abbassare la
temperatura del quadro politico e di riproporre le riforme sulla
forma di governo. Altrimenti "ci metteremo noi alla testa di una
battaglia per la riforma dei regolamenti parlamentari e faremo
proposte di riforma costituzionale da discutere attraverso le
procedure ordinarie", minaccia il leader della Quercia. Se si
ripartisse dalla "bozza Fisichella" (il documento su cui si arenò
il dialogo tra Polo e Ulivo e che provocò le elezioni anticipate
dello scorso aprile), le posizioni - almeno in teoria - tra
maggioranza e opposizione sarebbero molto vicine: sul
rafforzamento dell'esecutivo con l'indicazione sulla scheda
elettorale (o l'elezione diretta) del premier e precise norme
"antiribaltone", sul federalismo.
Ma far risorgere il fantasma della bicamerale non è impresa
facile. Silvio Berlusconi - che nei giorni scorsi aveva detto:
"Fino a quando questo governo usa la scure con i ceti medi non ci
sarà dialogo" - ieri ha proposto uno "scambio": "Ci sono tanti
problemi aperti: economia, giustizia, democrazia. Abbiamo
avanzato delle proposte. Ora aspettiamo delle risposte". Il Polo
alza il prezzo del suo "sì" alla bicamerale e lo lega a possibili
contropartite politiche. Anche perché, ricorda il leader del
Polo, la commissione sulle riforme istituzionali dovrà
"concludere i suoi lavori entro il 30 giugno e noi potremmo dare
il nostro assenso al varo definitivo della bicamerale il 15
gennaio".
La replica alla proposta di "scambio" avanzata da Berlusconi
arriva direttamente da palazzo Chigi. "Siamo sempre disponibili
al dialogo, ma non si può paralizzare l'attività del governo. Se
si discute di riforme, occorre attenersi al tema", dice Enrico
Micheli, sottosegretario alla presidenza del consiglio. Il
definitivo varo della bicamerale non può essere collegato a
"concessioni" sui contenuti della politica della maggioranza che
sostiene Romano Prodi. Eppure lo stesso governo ha bisogno di un
raffreddamento del clima politico per poter procedere e risolvere
le sue contraddizioni interne (ultime, in ordine di tempo, quelle
sollevate da Rinnovamento italiano sulla "tassa per l'Europa" e
la politica economica verso il lavoro autonomo). Camera e senato
sono già paralizzati dalla lunga serie di decreti legge in
scadenza e dalla pura amministrazione legislativa corrente: Polo
e Lega fanno saltare puntualmente la programmazione dei lavori
parlamentari.
A complicare la trattativa tra Ulivo e Polo ci pensa anche Mario
Segni, eterno guastatore sulle riforme istituzionali, nonostante
sia stato bocciato lo scorso 21 aprile dagli elettori alla prova
della nuova legge elettorale nella quota uninominale che gli
piaceva tanto. "Il 30 novembre prossimo, in occasione della
consulta nazionale dei Cobac, sarà lanciata la campagna di
raccolta delle firme per la presentazione di una proposta di
legge per l'elezione di un'assemblea costituente", ha annunciato
dopo un incontro "molto positivo" con Berlusconi e una
delegazione di Forza Italia. Il Cavaliere, che di pubblicità
indubbiamente se ne intende, lo ha però criticato in un convegno:
"Quel nome Cobac per i comitati pro assemblea costituente non
funziona".
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