Gli interventi di "Riforme istituzionali"

N° 70 - 19/01/97
Franco Ragusa

Bicamerale? Non capisco e non mi adeguo!

L'Istituzione della Commissione Bicamerale rappresenta un'altra brutta pagina della storia italiana.
Aggiungo subito, pero', che peggio della Bicamerale c'era soltanto l'idea di Assemblea Costituente proposta da Segni e Cossiga.
Due soluzioni sulla falsariga di quella cultura dell'emergenza che da sempre contraddistingue il modo di operare dei nostri politici.
Non si sa bene perche', ogni qualvolta qualcuno ha da proporre qualcosa, deve ad ogni costo prospettare scenari da palingenesi.
Si giustificano cosi', allora, un'apposita Legge Costituzionale in grado di aprire una particolare Fase Costituente, od una nuova e specifica Assemblea Costituente, come momenti eccezionali e risolutori della vita istituzionale di un Paese.
Nulla di peggio.
Ed in questa contrapposizione fra soluzioni di emergenza, si e' persa, come al solito, la possibilita' di procedere a delle modifiche semplici che avrebbero potuto permettere l'instaurarsi di una Fase di riforma scritta NERO SU BIANCO e rispetto alla quale avrebbero potuto prendere parte attiva i cittadini; ma soprattutto, non lesiva dei diritti delle minoranze.

Come detto, per istituire la Bicamerale c'e' voluta una Legge Costituzionale apposita.
Ma allora, perche' non procedere ad una modifica strutturale dell'art. 138?
E i motivi di tale modifica non mancavano di certo.
Primo su tutti: e' assurdo pensare che un Parlamento eletto con sistema maggioritario, e con lo specifico interesse di arrivare a determinare il Governo del Paese, possa poi procedere alla riforma della Costituzione. Ma chi e' che ha votato per riformare la Costituzione in una data direzione piuttosto che in un'altra? Io no di sicuro!
E nel centrosinistra, tanto per fare un esempio, sono stati eletti, con il concorso determinante dei voti di Rifondazione o dei Verdi, dei candidati che in tema di presidenzialismo starebbero meglio tra le file di AN che non in quelle dell'Ulivo; candidati che, con ogni probabilita', parteciperanno ai lavori della Bicamerale senza di fatto aver ricevuto alcun mandato per farlo e, soprattutto, per farlo in un dato modo.
Altra stortura introdotta dal maggioritario: l'impossibilita', per alcune forze, di essere rappresentate adeguatamente in Parlamento. E se cio' potrebbe avere un senso ai fini della governabilita', ne ha ben poco ai fini della revisione della Costituzione.
E poco o nulla potrebbe correggere tale stortura la possibilita', di fronte ai progetti di riforma, poter votare sempre e comunque un referendum confermativo; un "prendere o lasciare" senza possibilita' d'intervento. Ben altro spessore politico e' infatti rappresentato dalla possibilita' di emendamento e di partecipazione attiva nella fase formativa dei processi di riforma.

Detto questo, perche' non condivido anche l'idea dell'Assemblea Costituente di Segni e Cossiga?
Perche' sono costituzionalmente contrario agli eccessi di delega rispetto ai quali e' poi possibile intervenire soltanto alla fine: il solito "prendere o lasciare" che, per l'appunto, non lascia alcun spazio ad un reale intervento formativo da parte dei cittadini. Perche' votare per un'Assemblea Costituente significherebbe votare soltanto sulle ipotesi e non sui progetti concreti, senza per altro aver chiaro fin dove i processi di riforma potrebbero arrivare.
Ed e' per questo motivo che avrei visto come opportuna una modifica dell'art. 138 che dovrebbe valere per tutte le stagioni, e non soltanto per soddisfare occasionalmente le aspirazioni di questo o di quello.

Quindi, nulla in contrario che il Parlamento elabori un progetto di riforma. Ma poi, sulla base di questo progetto finalmente scritto nero su bianco, anziche' ritrovarsi subito a votare un referendum confermativo "prendere o lasciare", ci si dia la possibilita' di una nuova fase di elaborazione nella quale possano intervenire i cittadini, attraverso l'elezione di un apposito Organo di revisione largamente rappresentativo di tutte le espressioni sociali e limitatamente ai progetti di riforma sui quali il Parlamento si e' espresso.
NERO SU BIANCO. Dovrebbe essere questa la formula sulla quale i cittadini dovrebbero essere chiamati ad esprimersi per poter poi indirizzare, attraverso l'elezione dell'apposito Organo di revisione, la conclusione dei lavori di riforma costituzionale.
Diversamente, procedere senza mandato con un Parlamento eletto per il Governo del Paese con metodo maggioritario, o chiedere un'elezione sulle ipotesi e senza vincoli riguardo all'oggetto della riforma, come fatalmente avverrebbe per un'Assemblea Costituente eccezionalmente costituita per il momento, significa voler espropriare i cittadini della possibilita' di intervenire propositivamente nelle fasi del processo di riforma: l'ennesima delega in bianco per costringerli a subire, come sempre del resto, l'umiliazione di un pronunciamento popolare sulla base di un mero "prendere o lasciare".

Per tutte queste ragioni, qualunque sara' il progetto di riforma elaborato dalla Bicamerale e poi approvato dal Parlamento (sempre se vi sara'), dichiaro sin da ora che non partecipero' alla farsa del referendum unico "prendere o lasciare".
... http://www.mclink.it/assoc/malcolm/riforme/rg/fase.htm


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