Referendum Guzzetta (2009): istruzioni per l'uso
Franco Ragusa, 22 aprile
2009
Eccoci dunque giunti di fronte all'ennesima
iniziativa referendaria con la quale salvare l'Italia. Questo, almeno,
è quanto vorrebbero farci credere i promotori dell'iniziativa.
Ma vediamo nel dettaglio come e perché così non sarà. Anzi, se proprio
vogliamo dirla tutta, anticipando le conclusioni, se l'attuale legge
può essere definita, come l'autore stesso l'ha definita, una porcata,
le conseguenze dell'iniziativa referendaria riusciranno
nell'impossibile impresa di renderla una porcata ancora più
nauseabonda. Non contenti del Porcellum, eccola quindi qui la trovata
geniale per salvare l'Italia: il Super Porcellum.
Approvando i referendum si abrogherebbe l'attuale legge elettorale, definita dal suo stesso autore una porcata. |
Falso. L'attuale legge elettorale, cosiddetta Porcellum, non solo non verrebbe abrogata, bensì peggiorata.
Rimarrebbe
il premio di maggioranza, assegnato alla lista con più voti senza che
vi sia la necessità di raggiungere una soglia minima. In ipotesi, se si
presentassero 5 liste intorno al 10%, sarebbe sufficiente ottenere il
10% più un voto per conquistare il 55% dei seggi alla Camera dei
Deputati.
Rimarrebbero le liste bloccate, senza alcuna possibilità, per l'elettore, di scegliere i candidati.
Rimarrebbe la possibilità di fare cartelli elettorali in grado di raggruppare numerosi partiti.
Rimarrebbero,
in forma aggravata, le soglie di sbarramento, quanto mai
incomprensibili in un sistema in grado di regalare la governabilità
alla lista che arriva prima.
Nei
suoi aspetti rilevanti, infatti, l'iniziativa referendaria punta ad
intervenire sui modi di attribuzione del premio di maggioranza.
"Il
1° ed il 2° quesito (valevoli rispettivamente per la Camera dei
Deputati e per il Senato) si propongono l’abrogazione del collegamento
tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza
alle coalizioni di liste. In caso di esito positivo del referendum,
la conseguenza è che il premio di maggioranza viene attribuito alla
lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto
il maggior numero di seggi. (fonte: www.referendumelettorale.org)"
|
Le critiche degli antireferendari non reggono in quanto sono
relative ad aspetti che sono già nell'attuale legge elettorale e di cui
non si può quindi dire che vengano peggiorati, come l'assenza di una
soglia per il premio o le liste bloccate (fonte: Stefano Ceccanti su " Il Landino") |
Falso.
Come le ultime elezioni hanno dimostrato, dove i maggiori partiti hanno
di fatto deciso di anticipare il risultato del referendum,
coalizzandosi con un solo altro partito di rilievo (IDV con il PD; la
Lega con la PDL), il premio di maggioranza ha assunto proporzioni da
allarme democratico. Se si tiene inoltre conto dell'effetto rifiuto che
una tale competizione elettorale è riuscita a determinare
nell'elettorato, si scopre che l'attuale maggioranza di Governo gode del consenso di appena il 36% degli aventi diritto.
Preferibile, quindi, mantenere quanto più aperta la possibilità di
realizzare coalizioni effettivamente in grado di rappresentare
maggiormente l'elettorato.
Altresì,
impedendo la possibilità di presentare più simboli alle coalizioni,
agli elettori verrà sottratta l'unica possibilità che oggi hanno di
poter decidere gli equilibri interni delle coalizioni stesse.
Alle
ultime elezioni sono stati gli elettori a decidere, nell'ambito del
voto dato al centrodestra, quanti esponenti della Lega far entrare in
Parlamento. Così lo stesso per il voto dato al centrosinistra: il buon
risultato dell'IDV è stato deciso dagli elettori , non dagli accordi di
spartizione tra le segreterie di partito.
Diversamente,
l'imporre un solo simbolo ci farà inevitabilmente tornare al mercato
delle vacche tra i partiti, già conosciuto per la spartizione dei
collegi uninominali.
La questione
vera quindi è: se i maggiori partiti vogliono, possono già ora
decidere se correre da soli (come hanno sostanzialmente fatto alle
ultime elezioni) o in coalizione. Si tratta soltanto di capire,
allora, per quale motivo, laddove da parte dei partiti venga fatta la
scelta della coalizione, questa debba svolgersi senza che agli elettori
sia data la possibilità di decidere, con il voto, gli equilibri interni
della coalizione stessa, per lasciare che siano invece le segreterie di
partito a decidere i numeri del futuro Parlamento.
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Le
forze politiche, non potendosi più presentare sotto forma di
coalizione, ognuna con il proprio simbolo, saranno costrette "a
perseguire, sin dalla fase pre-elettorale, la costruzione di un unico
raggruppamento, rendendo impraticabili soluzioni equivoche e
incentivando la riaggregazione nel sistema partitico. Si potrà aprire,
per l’Italia, una prospettiva tendenzialmente bipartitica. La
frammentazione si ridurrà drasticamente. Non essendoci più le
coalizioni scomparirà l’attuale schizofrenia tra identità collettiva
della coalizione e identità dei singoli partiti nella coalizione. Con
l’effetto che i partiti sono insieme il giorno delle elezioni e, dal
giorno successivo, si combattono dentro la coalizione. Sulla scheda
apparirà un solo simbolo, un solo nome ed una sola lista per ciascuna
aggregazione che si candidi ad ottenere il premio di maggioranza.
Le componenti politiche di ciascuna lista non potranno rivendicare un
proprio diritto all’autonomia perché, di fronte agli elettori, si sono
presentate come schieramento unico, una cosa sola. Nessuno potrà
rivendicare la propria “quota” di consensi. E sarà molto difficile
spiegare ai cittadini eventuali lacerazioni della maggioranza. Lo
scioglimento del Parlamento una volta che è entrata in crisi una
maggioranza votata compattamente dagli elettori potrebbe essere
politicamente molto probabile. (fonte: www.referendumelettorale.org)" |
Falso.
Nulla potrebbe impedire quanto già avvenuto con la precedente legge
elettorale. Nella quota maggioritaria (assegnazione del 75% di seggi
nei collegi uninominali) i diversi partiti si presentavano raggruppati
sotto un solo simbolo. L'elettore aveva quindi di fronte un solo
simbolo ed un solo candidato "prendere o lasciare".
Una
volta in Parlamento, però, le coalizioni elettorali si scioglievano e i
partiti che le avevano costituite tornavano, ognuno, a rivestire la
propria bandiera.
Paradossalmente,
gli accordi elettorali per dividersi i seggi sicuri della quota
maggioritaria contribuivano a mantenere in vita forze politiche che non
riuscivano a superare lo sbarramento del 4% necessario per ottenere
seggi con la residua quota proporzionale.
Nulla
di più probabile, quindi, che in caso di necessaria "coalizione
elettorale" (vince chi prende un voto in più) si tornerà ad assistere
al mercato delle vacche tra i diversi partiti per l'assegnazione dei
posti sicuri.
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Questo
referendum non è contro nessuno. E, soprattutto, non è contro il
pluralismo. Semmai è per un’Italia moderna e dinamica. L’obiettivo di
indurre diversi soggetti politici a fondersi in grandi partiti non
impedisce alle istanze minoritarie di avere un loro ruolo all’interno
degli stessi. (fonte: www.referendumelettorale.org)" |
Questo,
decisamente, è uno degli aspetti più incomprensibili dell'attuale legge
come del suo peggioramento a seguito dell'iniziativa referendaria.
Un secondo effetto del referendum, infatti,
è il seguente: abrogando la norma sulle coalizioni verrebbero anche
innalzate le soglie di sbarramento. Per ottenere rappresentanza
parlamentare, cioè, le liste debbono comunque raggiungere un consenso
del 4 % alla Camera e 8 % al Senato. (fonte: www.referendumelettorale.org)"
Ma
per quale diavolo di motivo, una volta garantita la governabilità
attraverso l'assegnazione del premio di maggioranza, dovremmo pure
determinare chi e come può avere diritto di fare opposizione e
sollevare questioni che l'attuale maggioranza e l'attuale opposizione
ben si guardano dal sollevare?
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