Riforme Istituzionali |
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risultati del Mattarellum |
La prima volta del maggioritario (Mattarellum) in Italia
Con
la prima campagna elettorale all’insegna della logica
maggioritaria, si capisce subito che c’è
qualcosa che non va.
Altro
aspetto che il confronto dei dati mette in evidenza,
il diverso valore dei voti sulla base della loro
distribuzione sull’intero territorio, in modo
particolare in presenza di formazioni politiche
radicate in specifiche realtà locali e in
presenza di una terza forza politica in grado di
conquistare un buon numero di voti come fu per il
Patto per l’Italia. Per
concludere, se fosse dipeso dalla sola quota
maggioritaria, alla Camera dei Deputati il
Governo Berlusconi avrebbe potuto vantare una
maggioranza parlamentare forte del 63,3% dei seggi. Un
premio di maggioranza, quindi, di ben il 19%. Decisamente meno bene le
cose al Senato, e questo nonostante l’alto numero di
seggi conquistati dalle due coalizioni di
centrodestra in confronto ai voti realmente
conseguiti. Note.
Senato
della Repubblica – fonte: wikipedia.org
Quota
Proporzionale Camera dei Deputati – fonte:
wikipedia.org |
Mutamento del quadro politico-istituzionale “Ma qui non siamo
nella democrazia delle alternanze che volevamo
noi referendari. Siamo in una Repubblica a
conduzione familiar aziendale”. Secondo
prassi costituzionale, il Presidente Scalfaro
avviò le consultazioni in un clima rovente. In un
quadro istituzionale per il quale la legge
elettorale era sì stata cambiata, ma la
Costituzione no, si aprì una discussione
intorno a quale “Costituzione materiale” si fosse
come per magia materializzata e alla
necessità di un Governo di transizione
che risolvesse le urgenze e che, come da più
parti veniva richiesto, da Bossi al referendario
Segni, intervenisse per riformare il sistema
dei pesi e contrappesi4. Nel discorso di fine anno il presidente Scalfaro ribadì i suoi punti fermi di riferimento e gli obblighi ai quali si sarebbe attenuto: “Il primo punto
fermo è una bussola sicura che ci indica la
strada da seguire, a garanzia di tutti, ed
è la Carta Costituzionale, che, fino a
quando non sarà legittimamente modificata,
è viva! E impegna tutti ad applicarla
fedelmente e totalmente. ***
I modi
con i quali era stata risolta la crisi del Governo
Berlusconi, pur nella divisione degli schieramenti
sull’obbligo o meno di sciogliere immediatamente le
Camere, sancirono la sostanziale adesione al
principio che le elezioni del 27 marzo 1994 avevano
espresso la chiara volontà degli elettori. Fini, 8 febbraio:
“Escludo un accordo programmatico con Forza Italia
per la concomitante presenza antinazionale della
Lega nord”. Bossi, 11 febbraio:
“Berlusconi ha firmato un accordo con il Movimento
sociale. Non è un’intesa politica né
di programma. E’ solo un accordo al Centro-sud, per
battere la sinistra. Quelli lì, per noi,
restano fascisti: li spazzeremo via”. Fini, 5 marzo:
“Non sono alleato di Bossi. Stiamo dalla stessa
parte? Anche il Milan e il Genoa giocano nello
stesso campionato, ma sono due cose diverse. In
tutti i collegi uninominali del Nord ci sono i
candidati di An contro i candidati della Lega e in
alcuni casi contro i candidati di Forza Italia”. Bossi, 7 marzo:
“Se voi mi dite Berlusconi presidente del Consiglio,
io vi dico di no. Non ci sarà un presidente
del Consiglio della P2”. Alla
luce, quindi, di un inesistente programma di
governo, per bocca degli stessi leader che avrebbero
poi vinto le elezioni, quale significato dare al
voto del 27 marzo 1994? A ciò occorre
aggiungere e ribadire proprio quanto messo in
evidenza dal risultato elettorale del 1994: una
contrapposizione bipolare che vide parte
dell’elettorato sostenere due coalizioni non
omogenee con il solo scopo di impedire la vittoria
della sinistra. Una conquista del consenso per lo
più dovuta ai timori innescati da una legge
elettorale in grado di regalare un’ampia maggioranza
parlamentare ad una minoranza. Per
concludere, vi è più di una ragione
per poter legittimamente sostenere
l’infondatezza del principio che venne in ogni caso
applicato per risolvere la crisi a seguito della
caduta del Governo Berlusconi. Note. 2 E tutti sappiamo che nei sistemi maggioritari la regola di condotta è assai semplice: quando non esistono maggioranze politiche organiche e fondate su un comune programma, la parola passa agli elettori (Berlusconi: intervento alla discussione sulla fiducia al Governo Dini - 24 gennaio 1995)
3 Art. 67 Cost. - Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.
4 Interventi nella discussione sulla fiducia al Governo Dini - 24 gennaio 1995
- Bossi:
non può più funzionare contro di
noi la prigione di Berlusconi e Fini
sull’anti-trust, sul conflitto di interessi,
sulle riforme istituzionali. - Segni:
Noi vogliamo costruire un’altra maggioranza, ma
vogliamo costruirla attraverso nuove
elezioni, non rovesciando le maggioranze in
Parlamento! Tuttavia, di fronte alla richiesta
di indire immediatamente nuove elezioni, ci
siamo posti una domanda semplice: che cosa giova
all’Italia? Elezioni immediate o un Governo che
affronti alcuni problemi indilazionabili? 5 Commissione parlamentare per le riforme costituzionali costituita nel 1997
6 Da ricordare i numeri della fiducia al Governo Dini alla Camera: 302 voti a favore, 39 contrari, 270 astenuti. Se il centrodestra avesse voluto andare sino in fondo verso la strada delle elezioni anticipate, non avrebbe dovuto far altro che votare no.
7 “Per questo noi
gli diamo la nostra fiducia: fiducia ad un
Governo che certamente non è il nostro,
al quale non abbiamo chiesto né posti di
ministro né posti di sottosegretario;
fiducia ad un Governo che può essere
utile per il paese, per senso di
responsabilità verso l’Italia. |
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La seconda volta
del Mattarellum
Le
elezioni del 1996 segnano l’assenza di una forza di
centro autonoma. Sparito
il terzo incomodo del centro, la sfida bipolare
verrà però lo stesso influenzata dalla
presenza di una terza forza in grado di raccogliere
oltre il 10% dei consensi: la Lega Nord. Un’ultima
annotazione, infine, prima di lasciare la parola ai
numeri.
Dalla lettura dei dati, emergono delle differenze
sostanziali con quanto accaduto nelle precedenti
elezioni.
Come si
può facilmente constatare, siamo di fronte a
risultati così lontani tra loro, in termini
di assegnazione dei seggi, che vuoi per la
diversità delle coalizioni, vuoi per la
diversa distribuzione dei voti, vuoi per la
presenza di terzi incomodi, una volta a carattere
nazionale, un’altra a carattere regionale, vuoi per
tutta una serie di motivi che di volta in volta
andrebbero considerati, di sicuro c’è solo
che gli elettori potrebbero ben dire di aver
partecipato ad una sorta di lotteria. Note.
2 Un federalismo non ispirato alla realizzazione di eguali condizioni di vita su tutto il territorio, ma bensì al suo esatto contrario attraverso l’introduzione dell’odioso principio della sola “tutela dei livelli essenziali delle prestazioni”. Nuovo art.
117 Cost. - Lo Stato ha legislazione
esclusiva nelle seguenti materie: 3 Si veda in proposito il precedente: 1993-2006 SEDICI ANNI DI BIPOLARISMO CHE HANNO STRANGOLATO L’ITALIA |
L’ultima
volta
del Mattarellum - Le liste civetta e
l’elezione diretta del Premier
Nel 2001, approfittando degli effetti della nuova
legge elettorale maggioritaria, sia la Casa
delle Libertà che l’Ulivo si presentano agli
elettori con un simbolo con il quale veniva di fatto
estorta agli elettori l’indicazione del futuro Capo
del Governo.
Altro comportamento adottato da entrambi gli
schieramenti, l’uso delle Liste civetta per
aggirare le norme sullo scorporo.
I richiami del Presidente Ciampi, per un
comportamento rispettoso dello spirito della legge
elettorale, caddero nel vuoto. L’Ulivo
rifiutò anche un patto di desistenza con Di
Pietro, che si era reso disponibile a non presentare
propri candidati in un certo numero di collegi
laddove l’Ulivo non avesse fatto ricorso alle liste
civetta.
Con
un po’ di lungimiranza e onestà in più
da parte dell’Ulivo, i consensi
complessivamente ottenuti dal centro-sinistra
avrebbero potuto impedire o ridurre fortemente la
vittoria del centrodestra. Come per
la Camera, anche i numeri del voto del Senato
confermeranno che il centrodestra poteva essere
battuto.
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