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Mauro Silingardi  03-11-2007
 
Il Partito Democratico e la nuova legge elettorale

Caro Direttore,
il dibattito fra i partiti per la revisione della legge elettorale non sta conducendo a risultati apprezzabili.  Vi sono state recentemente alcune significative prese di posizione di dirigenti del Partito Democratico, partito a cui mi sento legato, che ne confermano la vocazione "bipolare".

Rosy Bindi si dichiara fautrice del Matarellum perché "ci ha dato ampie garanzie in passato": personalmente concordo pienamente con lei.
Il Matarellum garantisce anche ai piccoli partiti il "diritto di tribuna" in Parlamento, ma, limitando il proporzionale ad 1/4 dei seggi totali, evita però il "diritto di ricatto".
L'Ulivo è sempre stato favorevole al doppio turno alla francese: passa al primo turno il candidato con almeno il 50% dei voti; si confrontano  nell' eventuale ballottaggio i due candidati migliori.
Questa soluzione mi sembra costosa e pesante; tuttavia un interessante compromesso fra Matarellum e doppio turno alla francese appare il sistema adottato per le elezioni presidenziali in Argentina: si passa al primo turno col 50% dei voti, come in Francia, ma anche se si raggiunge il 40%, purché il distacco fra il primo e il secondo arrivato sia di almeno il 10% dei suffragi. In questa maniera il ricorso al secondo turno è limitato ai soli casi di effettivo stallo.

Un pregio fondamentale dei sistemi uninominali è quello che l'eletto riceve l'investitura dall'intera coalizione, qualunque sia il partito d'origine nella coalizione stessa, e quindi risponde ad essa, oltre che alla propria coscienza.

Walter Veltroni sottolinea che "al fine di salvaguardare la stabilità dei governi, i sistemi elettorali proporzionali hanno sempre una correzione in senso maggioritario". Mi sembra una considerazione corretta.

Qualche esponente del PD sarebbe disponibile ad un ampio compromesso sul modello tedesco, sia pure personalizzato con meccanismi di correzione.
Caratteristica principale di questo sistema è

- l'attribuzione del 50% dei seggi con il sistema uninominale;
- il restante 50% col sistema proporzionale;
- un'applicazione dello scorporo in maniera tale da rendere pressoché proporzionale la rappresentanza globale dei seggi;
- una soglia minima del 5%(sbarramento), al fine di essere rappresentati in Parlamento.

A me sembra che, nel caso ci fosse un'ampia convergenza parlamentare su tale sistema elettorale, anziché uno sbarramento del 5% sarebbe meglio un premio di maggioranza equivalente da assegnare al partito di maggioranza relativa.
Tale soluzione,
- permetterebbe al partito di maggioranza relativa di neutralizzare il voto negativo, su singoli provvedimenti, di piccoli partiti della coalizione;
- permetterebbe anche a questi ultimi di esprimere più liberamente la propria posizione nei casi di effettiva coscienza, garantendo concretamente il citato "diritto di tribuna";
- permetterebbe anche un legittimo cambio di maggioranza e di Primo Ministro, in coerenza con una Costituzione a regime Parlamentare quale è la nostra, senza ricorso alle urne; ora potrebbe accadere che un partito possa affossare una coalizione e cambiare la stessa utilizzando il premio di maggioranza ottenuto dal complesso della precedente coalizione.

Al posto dello sbarramento sarebbe importante, però, l'adozione di regolamenti parlamentari che non premino economicamente la frammentazione, proporzionando i rimborsi elettorali sui seggi effettivamente conquistati.


Non dimentichiamo però che il caposaldo del Sistema Costituzionale Tedesco è la "fiducia costruttiva"; cioè, di fatto, l'eliminazione del voto di sfiducia; fermo restando la facoltà del Parlamento di sostituire il Cancelliere in carica con un altro esplicitamente investito dal Parlamento con un voto, appunto, di "sfiducia costruttiva".


Cordiali saluti,

Mauro Silingardi




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