Riforme Istituzionali
L'editoriale
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Un altro Referendum fantasma
19/09/2002
Per chi non avesse ancora
imparato la lezione del 7 ottobre 2001, data del fantomatico referendum
istituzionale sulla riforma del Titolo V della Costituzione, c'è
modo di recuperare: per il 29 settembre 2002 è prevista un'altra
consultazione referendaria, per il solo Friuli Venezia Giulia, altrettanto
importante (forma di Governo e legge elettorale) ed altrettanto sconosciuta
. E' poi notizia di queste ultime ore (19 settembre) il totale disprezzo
e disimpegno istituzionale, da parte della Giunta Galan, in Veneto, per
il referendum chiesto per abrogare la legge sui "Buoni
scuola".
E' sin troppo evidente il
filo comune che lega queste tre consultazioni: il colore politico degli
organi di governo a capo di quelle che potremmo definire macchine per la
"disinformazione istituzionale".
Dapprima la maggioranza
parlamentare dell'attuale Governo Berlusconi che, con scientifico tempismo,
ritardò la costituzione della Commissione di Vigilanza RAI, per
cui il primo referendum costituzionale della storia repubblicana si svolse
in assenza di tribune politiche sulle reti del servizio pubblico; di seguito
la barcollante (causa lotte intestine in Forza Italia) Giunta friulana;
la Giunta veneta, infine.
Ma se la matrice politica
è sempre la stessa, le motivazioni sono però diverse: in
alcuni casi non s'informa per perdere; in altri per vincere.
Come dimenticare gli appelli
per l'astensione al referendum del 7 ottobre da parte di larghi settori
del Polo e della Lega? Lo scarso impegno nella campagna elettorale per
il No?
Furono così abili
in questa loro politica di disimpegno, dissuasione al voto e di oscuramento
che, per l'appunto, andò a votare soltanto un terzo degli elettori.
Di fatto, però, non trattandosi di una consultazione referendaria
vincolata al raggiungimento del quorum, gli unici a trarne vantaggio furono
i sostenitori del Sì.
Si disse, allora, che la
consultazione aveva poco significato politico, in quanto nel giro di pochi
mesi sarebbe arrivata la vera riforma federale del Polo. Il nulla che è
sotto gli occhi di tutti credo confermi le previsioni di chi, in quei giorni,
denunziava, invece, il rischio di un federalismo competitivo e non solidale
che il Polo si sarebbe ben guardato dal modificare. Paradossalmente, l'assegnazione
troppo spinta di competenze alle regioni, attraverso l'innovativo principio
della legislazione concorrente (totalmente diversa dalla legislazione concorrente
di tipo tedesco), sta creando problemi proprio ai superfederalisti del
Polo; ed è soltanto la circostanza di avere un gran numero di regioni
governate dal Polo che ha sinora impedito alla Riforma del Titolo V di
decollare. Fosse stato l'Ulivo al Governo, avremmo visto i Ghigo, i Galan
ed i Formigoni in assetto di guerra, pronti a reclamare ciò che
il nuovo Titolo V della Costituzione assegna loro. Magari a colpi di referendum
consultivi, questi sì "democratici" e da promuovere con grande
dispiegamento di mezzi, come più volte è stato tentato nelle
scorse legislature.
Ciò che sta avvenendo
in Friuli Venezia Giulia è l'esatta copia di quanto successo per
la consultazione del 7 ottobre 2001.
Anche in questo caso, per
la validità del risultato non è richiesto il superamento
di un dato quorum di partecipanti. Con quali vantaggi, quindi, fare una
campagna elettorale di basso profilo? o non assolvere adeguatamente ai
propri compiti istituzionali per far conoscere i contenuti della scadenza
referendaria?
Le forze politiche di destra
interessate alla difesa della legge da loro votata, probabilmente perché
riprese a livello nazionale (sempre con spirito federalista, s'intende),
si sono via via defilate. Non esiste un comitato del No che le raccolga.
Unici sostenitori della nuova legge: Rifondazione Comunista.
Per il fronte del NO, invece,
si registra un fervore d'iniziative che coinvolge i partiti dell'Ulivo
sino ai massimi vertici (anche in questo caso, con forte spirito federalista?).
Volendo fare delle previsioni:
per gl'insofferenti dei ricatti bipolari, antipresidenzialisti e proporzionalisti
convinti, non resta che sperare in un miracolo (con la speranza che la
lezione della finta contrapposizione del 7 ottobre sia servita d'insegnamento
a chi ancora si ostina a guardare alle questioni istituzionali con l'attenzione
puntata sugli schieramenti, meno bipolari di quanto vogliano sembrare,
piuttosto che sui contenuti).
Diverso è il discorso
per il referendum veneto, abrogativo, sui "Buoni scuola".
Per la validità del
risultato è previsto il superamento del quorum. Si capisce
bene, quindi, in questo caso, il perché di qualche "silenzio" istituzionale
di troppo. Diversamente che per le altre due consultazioni, con un forte
livello di astensione si può impedire che la legge venga abrogata.
Siamo, però, di fronte
ad un chiaro uso strumentale degli organi istituzionali, a tutto vantaggio
di alcune forze politiche.
Da elettore-ex presidente
di un comitato per l'astensione, non mi sognerei mai di contestare la legittimità
di un invito all'astensione da parte delle forze politiche; ma da Capo
dell'esecutivo o da semplice rappresentante del Governo, avrei non pochi
problemi nel guardarmi allo specchio.
Franco Ragusa
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Franco Ragusa