Riforme Istituzionali
L'editoriale
 
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     12 dicembre 2004
 
Perché tanto scandalo per la scheda unica modello «Nespolum»?
 
Ebbene sì, bisogna ammetterlo: a qualcuno, nel centro sinistra, il «Nespolum» potrebbe piacere.
Molto meglio, certamente, della scheda unica che gran parte della classe politica ha cercato di propinarci, nel 1999 e nel 2000, attraverso il ricorso a ben due referendum.
"Come per il Senato, un'unica scheda anche per la Camera" si diceva allora.
L'obiettivo era chiaramente quello di avvantaggiare i partiti maggiori, o meglio, le coalizioni, a danno dei partiti non interni alle due coalizioni, assegnando il 25% dei seggi ai "migliori perdenti secondi arrivati nei collegi uninominali" e non più attraverso la ripartizione proporzionale.
E per il referendum del 1999, come si ricorderà, lo schieramento per l'abrogazione della quota proporzionale andava, oltre ai radicali, dai DS ad Alleanza Nazionale, passando per Prodi e Berlusconi. Chi non ricorda le facce vittoriose di Prodi e Berlusconi per il risultato conseguito, soltanto poche ore prima di scoprire che il referendum era nulla per il mancato conseguimento del quorum?
Nel 2000 le cose andarono invece diversamente: lo schieramento del 1999 meno Berlusconi. All'ultimissimo momento, con i sondaggi in mano, l'attuale Presidente del Consiglio optò per la vittoria sicura: l'astensione.
 
Ricordato quindi il quadro storico, la domanda sorge spontanea: perché mai tanta asprezza, da parte del centro sinistra, in modo particolare da parte dei DS e Prodi, nei confronti della scheda unica modello «Nespolum»?
Certamente, da parte di chi voleva costringere gli elettori ad eleggere gli sconfitti dei collegi pur di abrogare il 25% di proporzionale non è il caso che vengano lezioni di etica politica.
Ma la politica, si sa, ha la memoria corta, per cui nessuna vergogna nel dichiararsi, dopo aver sostenuto i referendum su ricordati ed aver fatto ricorso alle liste civetta nel 2001, a difesa dei partiti minori e dello scorporo.
Improvvisamente, tutti preoccupati per le sorti dei partiti non coalizzati e per il diritto di scelta degli elettori.

Ma va bene, anche ammesso e non concesso che ci sia stato un ravvedimento da parte di coloro che, insieme al centro destra, volevano affossare quel poco di libertà di scelta che la residua quota proporzionale del 25% ancora garantisce  (ma farebbe piacere ascoltare anche un po' di autocritica), rimane da spiegare in quale modo il «Nespolum» potrebbe provocare i disastri denunziati, ad esempio, da un autorevole esperto di questioni istituzionali come il senatore DS Franco Bassanini (si veda l'intervista de L'Unità del 9 dicembre).
In primo luogo, per l'appunto, il senatore Bassanini ci ricorda che obiettivo dei DS e del suo Presidente D'Alema non è quello di garantire la libertà di scelta degli elettori e la tutela dei partiti non coalizzati. Anzi, si tratta proprio di raggiungere il risultato l'opposto: "risolvere i problemi dell’eccessiva frammentazione e della scarsa coesione delle coalizioni".
Ed ecco, quindi, nuovamente spiegate e confermate, indirettamente, le ragioni che portarono i DS a sostenere i referendum per l'abrogazione della quota proporzionale.
Ancora una volta, infatti, ciò che viene riproposto è una nuova legge elettorale in grado di forzare i comportamenti degli elettori e dei partiti. Una sorta di bipolarizzazione forzata da raggiungere per legge.
A questo punto, parlare di questioni come difesa dello scorporo e libertà di scelta degli elettori attraverso il mantenimento delle attuali due schede ha veramente poco senso. Ma visto che il senatore Bassanini lo fa, incapace, evidentemente, di cogliere gli aspetti schizofrenici dell'attuale posizione politica dei DS (bipolaristi per forza e tutori, al tempo stesso, del diritto di rappresentanza e di scelta degli elettori), è il caso di non farsi sfuggire l'opportunità di approfondire le questioni aperte dalla proposta del deputato Nespoli.

Paradossalmente, infatti, al di là delle intenzioni della CdL di voler abrogare, insieme alla modifica tecnica della scheda elettorale, il meccanismo dello scorporo, il «Nespolum» può ben essere considerato un'ottima soluzione per impedire l'uso scandaloso delle liste civetta. In conseguenza di un unico voto che valga sia per la ripartizione proporzionale che per la scelta del candidato uninominale, infatti, il collegamento dei candidati uninominali alle liste fantasma non potrebbe essere realizzato.
Diversamente, lasciando così come è la legge elettorale, si sa già in partenza che il meccanismo dello scorporo verrà aggirato, come nel 2001 e nonostante i richiami del Presidente Ciampi, da entrambe le coalizioni.
Chiarito, quindi, che l'adozione di una singola scheda non vuole necessariamente dire abrogazione dello scorporo, ma anzi potrebbe rivelarsi la soluzione migliore per tutelare il meccanismo a garanzia dei diritti degli elettori che votano per i partiti non coalizzati, non si comprendono le alzate di scudi contro l'intera proposta.
Ben vengano, piuttosto, le soluzioni idonee ad impedire l'aggiramento dello scorporo.
Si alzino le barricate per impedire la cancellazione dello scorporo, quindi; ma le si alzino pure per impedire il ripetersi delle liste civetta.

Altra questione a cuore al senatore Bassanini, e con lui tutto il centro sinistra che sostenne i referendum del 1999 e del 2000, è l'attuale possibilità, per gli elettori, "di scegliere il rappresentante in Parlamento del suo collegio elettorale anche in base alle qualità dei candidati". Con la scheda unica, invece, il voto per il partito finirebbe per impadronirsi "in maniera spuria dell'elezione uninominale e maggioritaria".
Ora, al di là dei timori di perdere un milione di voti nel maggioritario, dove sarebbe lo scandalo?
Se è infatti vero che nell'attuale e irripetibile congiuntura politica circa un milione di elettori potrebbe preferire i candidati di centro sinistra pur votando, nel proporzionale, i partiti del centro destra, è anche vero che sono molti di più gli elettori che sono invece costretti a votare i candidati imposti dalle coalizioni, pena la dispersione del proprio voto a vantaggio della coalizione opposta.
E nell'ambito di scelte così delicate, cosa dovrebbe contare di più? La logica dei sondaggi del momento o la tutela di principi validi per sempre? Quel milione di elettori disponibili a passare da una parte all'altra, o le decine di milioni di elettori costretti a subire il ricatto della legge elettorale maggioritaria?
Delle due l'una, quindi: o ci si adopera affinché la libertà di scelta degli elettori possa valere sempre e in ogni circostanza, a 360 gradi, abbandonando la strada della bipolarizzazione forzata; o si accettano meccanismi di volta in volta legati alle congiunture politiche del momento e di volta in volta decisi secondo il principio "maggioritario" della legge del più forte.
Che possa piacere o no ai "bipolaristi per forza", in conseguenza dei meccanismi della legge elettorale maggioritaria è divenuto oggi possibile modificare le regole e la Costituzione a colpi di minoranza.
E che possa piacere o no ai "bipolaristi per forza" del centro sinistra, nessuna forza politica, ieri l'Ulivo, oggi il Polo, ha sentito l'esigenza di un intervento riformatore in grado di ripristinare, per l'approvazione delle leggi riguardanti le regole, il quorum della maggioranza effettiva degli ELETTORI, siano essi o no rappresentati in Parlamento (sulla questione, si veda l'editoriale del 22 settembre 2004: Se la riforma è truccata).
 
Appurato, quindi, che il rischio è quello di apparire come il bue che dice cornuto all'asino, sarebbe auspicabile un'iniziativa che, quanto meno, tendesse a limitare i danni provocati dall'attuale sistema elettorale.
E in tal senso, la scheda unica modello «Nespolum» potrebbe rivelarsi un brutto errore di calcolo per chi oggi pensa di recuperare voti "nascondendo" il nome del candidato uninominale fra i simboli di partito.
Chi oggi vota disgiuntamente avendo due schede a disposizione, di sicuro non appartiene alla categoria degli elettori facilmente "aggirabili". Il rischio della scommessa di Berlusconi è quindi quello di perdere, oltre al voto per il candidato impresentabile, anche il voto per il partito.
Gli elettori mutano e sono costretti a mutare i propri comportamenti a seconda della legge elettorale che hanno di fronte. E i modelli matematici che non tengano conto della possibilità che gli elettori "attenti" possano adeguare i propri comportamenti alla nuova scheda elettorale, sono l'errore di previsione più stupido che possa farsi.
Diversamente, a causa del legame indissolubile tra il voto proporzionale per il partito e il voto per il candidato uninominale, è facile prevedere che alla fine i singoli partiti all'interno delle coalizioni saranno costretti ad indicare i candidati migliori, pena il rischio di perdere tutta la posta in gioco: voto per il candidato e voto per il partito.
 
Inoltre, altro aspetto di non trascurabile conto, attraverso la scheda unica sarà possibile verificare l'effettivo contributo dato dai singoli partiti all'elezione del candidato uninominale.
Certo, il sapere il peso di ogni singolo partito potrebbe anche determinare l'esigenza di rivedere e rimettere in discussione gli equilibri e la distribuzione delle responsabilità all'interno della coalizione. Ma in considerazione che tutto ciò avverrebbe in forza del risultato elettorale, nulla di più normale che l'ultima parola debba spettare agli elettori.
 
Franco Ragusa


 

 
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