Gli interventi di "Riforme istituzionali"

N° 111 - 21/06/97
Da il manifesto: Riccardo Barenghi

DOPOCENA.

COSI' i giornali ci hanno raccontato di quando sono arrivati, di cosa hanno mangiato, di quello che si sono detti, delle battute e delle battutacce, e di come, alla fine, hanno trovato l'accordo. Articoli ironici, frasi non sempre dignitose attribuite a grandi leader politici, ammiccamenti e intimità, chi va in bagno e chi parla della giustizia. Dovizie di particolari raccontati dai cronisti, fino al salame con sfoglia di focaccia condito con la frase ad effetto di D'Alema che invita "Pinuccio" (Tatarella) a occuparsi di convincere Cossutta. Accanto l'indignazione dei commentatori: vergogna, questi cambiano la Costituzione sulla terrazza di Gianni Letta. La doppia morale, evidentemente, non vive solo nei palazzi della politica ma anche in quelli dell'informazione. Raccontiamo al lettore morboso tutto quello che avrebbe voluto sapere, e così alimentiamo il gioco, e a fianco gridiamo che il gioco fa schifo. A loro volta, i politici si infuriano perché si ritrovano spiattellata sui giornali la loro cena costituente. Domanda: è nato prima l'uovo o la gallina?

Ma non c'è da scandalizzarsi se i massimi dirigenti dei più importanti partiti politici si incontrano dove e quando vogliono (sazi o digiuni, poco importa), discutono di tutto quello che c'è da fare, e si mettono pure d'accordo. E non vale neanche, il giorno dopo, la protesta degli esclusi. Qui c'è da ragionare su un parlamento ormai ridotto a mettere timbri su atti scritti altrove. E' una storia vecchia, figuriamoci, che dura da anni e anni, ma che diventa molto più preoccupante e grave se l'argomento in discussione è un qualcosa di fondamentale: la Costituzione. Siamo ormai arrivati alla delega della delega della delega. Il cittadino vota e delega il suo deputato, il quale delega il suo partito, il quale delega il suo segretario, il quale va a cena con gli altri suoi colleghi-delegati e cambia la Costituzione.

Alla fine il cittadino con chi si congratula? O con chi se la prende? Con chi ce la prenderemo se tra qualche anno avremo un supercapo che imperverserà costituzionalmente e scioglierà il parlamento quasi a suo piacimento? Con tutti, cioè con nessuno.

C'è poco da smentire e puntualizzare, la Costituzione non solo la si cambia in terrazza ma la si cambia anche con una logica più mercantile che politica (io ti dò il presidenzialismo, tu mi dai la legge elettorale). Possibile che alla camera e al senato siano tutti lì pronti a ingoiare qualsiasi portata quattro o cinque cuochi servano in tavola? Dicono di no, dicono che li aspettano al varco, in aula, tanto prima o poi da lì dovranno passare. Ma forse è troppo tardi: se i cuochi sono d'accordo, i commensali mangeranno (la disputa al massimo sarà se ha cucinato meglio D'Alema o Berlusconi).

E se le portate fossero due? Se, come abbiamo letto sul Corriere della sera, il prossimo piatto sarà "il governo che verrà", cosa faranno i nostri eletti al parlamento? Voteranno una nuova Costituzione che consente al capo dello stato di sciogliere il parlamento se mai dovesse andare in crisi il governo uscito dalle urne e, contemporaneamente, ribalteranno l'ultimo governo (che guarda caso è di centro-sinistra) uscito dalle urne? Sarebbe un bel paradosso. Ma altrettanto paradossale è rifare tutti insieme l'Italia a cena, e governare divisi l'Italia a pranzo.



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