Oggi al Parlamento.
CHE COSA divertente: la destra del Polo e della Lega fa
ostruzionismo alla camera contro il decreto legge sull'Iva, e
Berlusconi gonfia i muscoli pomposamente contro il governo Prodi
prevaricatore e contro la spoliazione dei poteri dell'assemblea
parlamentare. E la stampa nostrana sghignazza sui deputati
stremati che devono correre al bagno o invocano il "pappagallo",
felice sempre - la stampa italiana - quando può mettere in
ridicolo gli odiati parlamentari. E non si può nascondere che un
elemento di ridicolo c'è in questa destra che adesso inalbera la
bandiera della difesa del parlamento, essa che da anni ha fatto e
fa l'esaltazione della concentrazione dei poteri in un Presidente
della Repubblica carismatico e della politica chiusa nelle mani
di una oligarchia.
E tuttavia - al di là della comicità involontaria - l'episodio
segnala un problema non piccolo: la combinazione e l'intreccio
dei decreti legge a cascata e dell'abuso della questione di
fiducia: tema già emerso nella vita delle nostre assemblee sin
dagli anni Settanta, e ci furono allora anche dubbi e allarmi
sulla deriva cui poteva portare questo imbrigliamento del potere
parlamentare di intervento sulla fattura delle leggi. Si parlò
allora anche di un parlamento che si riduceva a mettere i timbri
sulle leggi fatte dal governo, con uno spostamento di poteri
fatale per il ruolo delle assemblee elettive e per la decisione
sulle leggi. Non a caso la ideologia oggi dominante è: scegliete
il leader, e a tutto penseranno lui e la sua squadra, gli altri
non rompano troppo le scatole.
La cosa strana è come questa strategia così limpidamente
oligarchica poi si è venuta fissando nelle decisioni della
Bicamerale in tema di riforma del parlamento. Attualmente abbiamo
in Italia un parlamento di quasi mille persone: una esagerazione,
uno sproposito, uno sbaglio. La prima e più semplice cosa da fare
sarebbe snellire questo pachiderma. Nessuno invece osa più
parlare di monocameralismo: per esempio un parlamento di 200
persone, con un ricorso selettivamente rigoroso all'assemblea
plenaria solo in certi casi e con una struttura di sostegno
davvero capace di aiutare i parlamentari a lavorare in contatto
reale con il paese. Questa idea semplice e coraggiosa (di chi
crede davvero a un parlamento funzionante) è ormai "vitanda" e
sta bene: darebbe troppa forza e autorità all'assemblea
parlamentare.
Ma le proposte della Bicamerale sono sbalorditive. Si parla
ancora di una camera dei deputati pletorica che possa essere di
500 o 400 membri (come se cento membri in più o in meno fosse un
dettaglio). Si propone un senato che su molta parte della
legislazione manterrebbe gli stessi poteri dell'altra camera. E
infine - come se non bastasse - si avanza la proposta di una
terza "Camerina" (la chiamo così per comodo), che si integri con
il senato in certi casi e costituisca la rappresentanza del
potere locale. Quindi niente monocameralismo, anzi un
tricameralismo con un intreccio di poteri, di compiti e di
soggetti che sfido chiunque a spiegare all'uomo della strada.
Domando: ma perché? Perché questa costruzione barocca che non
annulla la cosiddetta "navetta" fra Montecitorio e Palazzo
Madama, e che non solo renderà più contorto il funzionamento
pratico ma renderà più difficile l'imputazione della
rappresentanza cioè il capire chi fa le leggi?
Signori parlamentari, per favore volete ripensarci un momento?
Altrimenti succederà ancora di più che il parlamento appaia un
perditempo, a maggior gloria dei decreti leggi e del ricorso alla
"fiducia", ammesso che anche questi non vengano - a un certo
momento - considerati un impiccio insopportabile. C'è sempre il
rischio di qualcuno che dica: dobbiamo fare presto, non si può
perdere tempo con le litanie dei dibattiti parlamentari. E la
politica sarà sempre più affidata agli oligarchi, e - perché no -
al Capo.
Indice Interventi (solo testo)