Gli interventi di "Riforme istituzionali"
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N° 134 - 28/12/97
Emilio Colombo

Golpi costituzionali (N. 133)

"Una democrazia non e' tale se non offre agli elettori strumenti validi e intelligibili per scegliere il gruppo dei governanti e la piattaforma concreta del governo; se non dispone di leggi elettorali idonee non a meri fini statistici, ma ad aggregare una maggioranza omogenea responsabile del governo e una minoranza pure omogenea, responsabile di una autorevole opposizione. L'elettore americano, come quello inglese, sa con certezza quale programma sceglie e a quale gruppo di uomini lo affida. L'elettore italiano, grazie al proporzionalismo, non puo' prevedere nulla". [Prof. Giuseppe Maranini, 1968]

Lo stesso Maranini, nella sua prolusione all'apertura dell'anno accademico 1949-50 al Cesare Alfieri di Firenze, per la prima volta utilizzo' il neologismo "partitocrazia", designando con questo termine il dominio dei partiti: "uno Stato nello Stato" che minacciava di divorare l'allora giovane democrazia italiana.

Sono d'accordo: in Italia e' in corso da decenni un golpe strisciante, realizzato dalla partitocrazia grazie soprattutto alle leggi elettorali proporzionali.
Il referendum Segni votato nel 1993, tuttavia, ha temperato il prepotere della partitocrazia la quale, peraltro, s'e' subito cautelata con la legge Mattarella (e, in seguito, con la legge Tatarella per le Regioni).
Gli anodini patti elettorali di casa Letta sono la logica involuzione cominciata con la legge Mattarella.

So che propugnate il ritorno alla legge elettorale proporzionale pura, e rispetto la vostra posizione.
Permettetemi, pero', di farvi notare che il sistema elettorale proporzionale si fonda sulla considerazione che sia meglio mandare in Parlamento quanta piu' gente possibile, espressione delle piu' diverse opinioni politiche.
Ora, l'aggettivo rappresentativo, riferito a un Parlamento, implica (storicamente) che esso sia composto di rappresentanti degli elettori, non potendo tutti gli elettori farne parte.
C'e' dunque da compiere una scelta: le leggi elettorali proporzionali possono rendere le assemblee elettive piu' "rappresentative" (nell'accezione alterata del termine), ma non far decidere direttamente tutti i cittadini. Il corpo elettorale, puo' invece esprimersi direttamente attraverso il referendum.

E, a questo proposito, mi fa alquanto specie che dei fautori del proporzionalismo puro si scaglino contro il referendum, ovvero contro la manifestazione pura dei principi sui quali si fonda il sistema elettorale proporzionale.

E veniamo al golpe costituzionale che, secondo Ragusa, si sarebbe operato attraverso il referendum Segni del 1993, tenendo presente il golpe continuato ultradecennale perpetrato dalla partitocrazia proporzionalista.

Non vedo, onestamente, come Ragusa possa ritenere incostituzionale il sistema elettorale scaturito dai referendum Segni. Ricordo che la stessa Assemblea costituente, il 7 ottobre 1947, prima dunque di approvare il compromesso Dossetti, voto' un ordine del giorno secondo il quale l'elezione del Senato sarebbe dovuta avvenire "a suffragio universale e diretto, con il sistema del collegio uninominale".

Secondo l'art. 1, comma 2, della Costituzione, la sovranita' appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione.
All'art. 48, la nostra Carta definisce il voto come personale, eguale, libero e segreto. Personale, perche' non puo' essere delegato; eguale, perche', a differenza di quanto avveniva all'epoca in altri sistemi politici, a nessun individuo o categoria puo' essere attribuito un voto di peso superiore ad altri.

Per quanto qualcuno possa interpretare e interpreti il concetto di voto eguale in un ottica proporzional-collettivista, il successivo art. 56 parla di proporzione soltanto a proposito della ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni, senza dire se le circoscrizioni debbano essere uninominali o plurinominali. Questo, perche' il voto di ciascun elettore compreso in una circoscrizione, pesi tanto quanto il voto dell'elettore di un'altra circoscrizione.


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