Gli interventi di "Riforme istituzionali"
http://www.mclink.it/assoc/malcolm/riforme/interventi/indice.htm

N° 135 - 28/12/97
Franco ragusa

Re: Golpi costituzionali (int N. 134)

Scritto da Emilio Colombo:

>"Una democrazia non e' tale se non offre agli elettori strumenti validi
> e intelligibili per scegliere il gruppo dei governanti e la piattaforma
> concreta del governo; se non dispone di leggi elettorali idonee non a
> meri fini statistici, ma ad aggregare una maggioranza omogenea
> responsabile del governo e una minoranza pure omogenea, responsabile di
> una autorevole opposizione. L'elettore americano, come quello inglese,
> sa con certezza quale programma sceglie e a quale gruppo di uomini lo
> affida. L'elettore italiano, grazie al proporzionalismo, non puo'
> prevedere nulla". [Prof. Giuseppe Maranini, 1968]

Sarebbe a questo punto interessante sapere cosa pensi il Prof. Maraini di altre democrazie che non hanno il maggioritario, visto che il problema del sistema elettorale proporzionale non e' stato una peculiarita' tutta italiana. Anzi, per molti altri paesi la "peculiarita'" e' rimasta. Se andiamo a comparare le vicende costituzionali e storiche di altri paesi, insomma... al solito scopriamo che l'Italia e' piena di "salvatori della Patria", e che ognuno di questi ha la ricetta salvifica da realizzare, pena la fine del mondo. E gia', si parte dall'esperienza specifica di un paese, non la si confronta neanche a livello semplicemente statistico con altre esperienze, e da li' si parte per l'elaborazione di una dottrina universale. Ma ritornando alle considerazioni del Prof. Maraini, sulle certezze degli elettori nei sistemi maggioritari, mi permetto di citare un altro Prof. che sicuramente non puo' essere annoverato tra i sostenitori del sistema proporzionale: il Prof Sartori.

"Con tutto il rispetto" dice il Prof. Sartori durante una delle audizioni della Bicamerale "mi chiedo quante cose voti un povero elettore, quante volonta' esprima e come si faccia a sapere quale abbia espresso. Il voto e' per un partito, per un programma, quello dell'Ulivo ha cento punti: per quali di questi punti ha votato l'elettore? Non esageriamo con la tesi per la quale il popola ha espresso una certa volonta':.."

> Sono d'accordo: in Italia e' in corso da decenni un golpe strisciante,
> realizzato dalla partitocrazia grazie soprattutto alle leggi elettorali
> proporzionali.
> Il referendum Segni votato nel 1993, tuttavia, ha temperato il prepotere
> della partitocrazia la quale, peraltro, s'e' subito cautelata con la
> legge Mattarella (e, in seguito, con la legge Tatarella per le Regioni).
> Gli anodini patti elettorali di casa Letta sono la logica involuzione
> cominciata con la legge Mattarella.

Io direi di cominciare dal Referendum Segni. La legge Mattarella e' infatti lo specchio della legge di risulta del referendum del '93. Chi ha quindi votato quel referendum, lo ha fatto ben sapendo che rimaneva una quota proporzionale del 25%. Si puo' oggi dire che sarebbe stato diverso il voto anche senza quella consapevolezza?
Eviterei di fare battaglie di religione sul punto e mi fermerei al dato concreto.
Detto questo, mi meraviglio che nessuno provi a studiare gli effetti prodotti e dalla persistenza della quota proporzionale... e dall'introduzione della quota maggioritaria.
Che possa piacere o no, la quota proporzionale e' di fatto ininfluente ai fini del conseguimento della maggioranza di governo: due tornate elettorali; due maggioranze.
Di piu': nella seconda tornata elettorale una terza forza, la Lega, con l'elettorato ben concentrato in un'area ristretta, si e' presentata da sola e, nonostante la quota proporzionale e i buoni risultati ottenuti con il maggioritario, non ha avuto i numeri per poter mettere in crisi "il primo arrivato"; primo arrivato che nella logica maggioritaria deve prendere tutto.
Sotto questo aspetto, quindi, nessuna lesione al tanto considerato salvifico principio bipolare.
Con molta franchezza, trovo poi poco serio ragionare sulle composizioni delle coalizioni e sulla base di queste prendersela con la residua quota proporzionale: Rifondazione con Dini, il cane con il gatto.
Anche qui, che c'entra la quota proporzionale? Forse che nel Labour inglese non convivono posizioni tardo leniniste con posizioni praticamente liberali?
Non sono forse cronaca di questi giorni i problemi di Blair, per la sua politica considerata troppo a destra da parti consistenti del suo partito e del gruppo parlamentare che lo sostiene?
Piuttosto, il problema dovrebbe proprio essere quello di verificare quanto queste coalizioni siano lo specchio del proprio elettorato.
Ma e' proprio qui che scattano le magagne provocate dal maggioritario. L'elettore non ha piu' nessuna possibilita' d'indirizzare, dovendosi prendere per forza di cose quello che la coalizione gli impone. I Popolari con il 6% e Dini con il 4% sono sovrarappresentati; Rifondazione con l'8%, nonostante faccia parte della coalizione elettorale, relegata ai margini. Ma del resto, perche' sorprendersi di questa anomalia?
Si va a votare ogni 4-5 anni sulla base di un programma; si esprime il consenso.... e la partecipazione?
No, nell'idea di democrazia dei sostenitori del maggioritario la partecipazione e il potere d'incidere non sono contemplati. Tanto e' che l'unico strumento correttivo rimasto in mano agli elettori per spostare un po' piu' a destra o un po' piu' a sinistra le coalizioni, la quota proporzionale, e' da abrogare!

> Il corpo elettorale, puo' invece esprimersi direttamente attraverso il referendum.
> E, a questo proposito, mi fa alquanto specie che dei fautori del
> proporzionalismo puro si scaglino contro il referendum, ovvero contro la
> manifestazione pura dei principi sui quali si fonda il sistema
> elettorale proporzionale.

Personalmente non sono per nulla contrario ai referendum; anzi, sono addirittura favorevolissimo all'introduzione del referendum propositivo. Quello a cui sono contrario, sono le lesioni dei diritti politici fondamentali, in qualsiasi forma giuridica questo venga fatto.
Tanto piu' che non sono neanche d'accordo sul fatto che il referendum si fondi sui principi del sistema elettorale proporzionale. Anche il referendum alla fine rappresenta una bipolarizzazione forzata, sì o no, su questioni rispetto alle quali, invece, potrebbero esserci molte "sfumature" di rilievo. Quello che allora va garantito e' che, attraverso la volonta' della maggioranza, perdipiu' in una forma di espressione eccessivamente bipolarizzata, non vengano lesi i diritti fondamentali.

>Non vedo, onestamente, come Ragusa possa ritenere incostituzionale il
> sistema elettorale scaturito dai referendum Segni. Ricordo che la stessa
> ...

Le costituzioni vanno studiate nel loro complesso, e non scomposte astrattamente articolo per articolo.
Andiamo quindi al sodo, agli effetti prodotti dalla legge elettorale maggioritaria sul complesso degli Organi costituzionali.
Gia' l'elezione del Presidente della Repubblica, Organo di garanzia, viene di fatto falsata dalla diversa composizione parlamentare, falsata nella sua rappresentazione, per l'appunto, dal maggioritario. Il Presidente, quindi, puo' ben piu' facilmente divenire l'espressione di una forza non maggioritaria nel Paese, ma maggioritaria nel Parlamento.
Ma non basta. A sua volta, il Presidente ha una serie di poteri di nomina su altri Organi di controllo. Ma se lui stesso non e' piu' da considerare un Organo di controllo, ma la diretta espressione di una parte politica, che fine fa tutto l'equilibrio costituzionale?

Altra questione, le modifiche costituzionali, il famoso art. 138 ideato in regime di proporzionale, e praticamente inutile in regime di maggioritario.

E si potrebbe andare avanti con tanti altri piccoli "dettagli".
Ma qual e' la trovata delle trovate? Anziche' porsi il problema di rivedere una legge ordinaria che ha di fatto sconvolto un intero assetto costituzionale, si decide di rivedere la Costituzione sulla base dei principi introdotti con legge ordinaria. Ma se tutto cio' e' costituzionalmente corretto, allora anche il Lenin di Stato e rivoluzione fa la figura del costituzionalista moderato!


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