Gli interventi di "Riforme istituzionali"
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N° 136 - 29/12/97
Emilio Colombo

Re: Golpi costituzionali (int. N. 135)

Giuseppe Maranini sul sistema inglese, nel 1966: "I candidati combattono anche in Inghilterra la loro battaglia politica sotto l'insegna del partito: ma il partito deve andare in cerca di candidati localmente autorevoli, e non puo' come in Italia compilare delle liste anche di gente ignota e senza autorita'".
E sappiamo quanto la composizione delle liste Dc del 1948, imbottite di anonime figure il cui tratto comune era la mancanza del senso dello Stato, abbia poi inciso sui destini della giovane Repubblica.

Giovanni Sartori ha detto di Maranini: "Fu il primo, o tra i primissimi, a condannare il parlamentarismo all'italiana e a proporre soluzioni ispirate al sistema inglese e al presidenzialismo americano. La sua intelligenza e la sua visione precorrevano i tempi. Resto' solo, o quasi, ma non rimase del tutto inascoltato."

Cito F. Ragusa nel messaggio n. 135 (tra virgolette):

F.R.: > "Io direi di cominciare dal Referendum Segni. La legge Mattarella e'
> infatti lo specchio della legge di risulta del referendum del '93. Chi ha
> quindi votato quel referendum, lo ha fatto ben sapendo che rimaneva una
> quota proporzionale del 25%. Si puo' oggi dire che sarebbe stato diverso il
> voto anche senza quella consapevolezza?"

Il referendum Segni del 1993 s'e' svolto sulla legge elettorale per il Senato. Il Parlamento ha poi modificato la legge elettorale per la Camera riprendendo un progetto elaborato dall'on. Mattarella ben prima che si svolgesse il referendum sul Senato. Se di specchio si tratta, e' sicuramente deformato: la legge Mattarella, infatti, contrariamente all'esito referendario, vieta le candidature uninominali indipendenti (mentre per il Senato erano, almeno in via di fatto, consentite), anche se in effetti, il divieto e' facilmente elusibile; nella legge per il Senato, il recupero avviene ricorrendo ai candidati non eletti, ma che almeno abbiano avuto qualche voto personale piu' dei compagni di gruppo, mentre la legge Mattarella ha conservato la delega in bianco ai partiti per la quota proporzionale che, infatti, e' attribuita con una seconda scheda in base a liste di candidati blindate.

F.R.: >"Detto questo, mi meraviglio che nessuno provi a studiare gli effetti
>prodotti e dalla persistenza della quota proporzionale... e
>dall'introduzione della quota maggioritaria.
>Che possa piacere o no, la quota proporzionale e' di fatto ininfluente ai
>fini del conseguimento della maggioranza di governo: due tornate
>elettorali; due maggioranze."

Beh, nel 1994, il Polo ha vinto la maggioranza dei collegi uninominali di Camera e Senato, ma al Senato non disponeva della maggioranza dei seggi (e non solo a causa della presenza dei senatori a vita). Nel 1996, l'Ulivo ha vinto la maggioranza dei collegi uninominali, ma alla Camera raggiunge la maggioranza dei seggi solo grazie a Rifondazione (il che, a qualcuno, puo' anche far piacere, ma e' anche la prova che la quota proporzionale influenza la formazione delle maggioranze parlamentari).

F.R.: >"Di piu': nella seconda tornata elettorale una terza forza, la Lega, con
>l'elettorato ben concentrato in un'area ristretta, si e' presentata da sola
>e, nonostante la quota proporzionale e i buoni risultati ottenuti con il
>maggioritario, non ha avuto i numeri per poter mettere in crisi "il primo
>arrivato"; primo arrivato che nella logica maggioritaria deve prendere tutto.
>Sotto questo aspetto, quindi, nessuna lesione al tanto considerato
>salvifico principio bipolare."

Il primo arrivato, in un sistema a collegio uninominale, e' il primo arrivato nel collegio, e vince il collegio. E nel 1996, la Lega Nord, in Lombardia 2 (dove raccoglie circa 1/3 dei voti), ha conquistato 20 collegi uninominali su 32, Ulivo e Polo avendo conquistato ciascuno 6 collegi.

F.R.: >"Con molta franchezza, trovo poi poco serio ragionare sulle composizioni
>delle coalizioni e sulla base di queste prendersela con la residua quota
>proporzionale: Rifondazione con Dini, il cane con il gatto. Anche qui, che
>c'entra la quota proporzionale? Forse che nel Labour inglese non convivono
>posizioni tardo leniniste con posizioni praticamente liberali?
>Non sono forse cronaca di questi giorni i problemi di Blair, per la sua
>politica considerata troppo a destra da parti consistenti del suo partito e
>del gruppo parlamentare che lo sostiene?"

Da liberale, non ritengo nessuna soluzione la panacea di tutti i mali, e non penso che esistano sistemi politici perfetti. Considero tuttavia che alcuni abbiano meno difetti degli altri. Mi limito a far notare che la legge Mattarella non e' caduta dal cielo, ma e' stata approvata (non casualmente) da un Parlamento espressione di un sistema elettorale proporzionalistico.

F.R.: >"Piuttosto, il problema dovrebbe proprio essere quello di verificare quanto
>queste coalizioni siano lo specchio del proprio elettorato. Ma e' proprio
>qui che scattano le magagne provocate dal maggioritario. L'elettore non ha
>piu' nessuna possibilita' d'indirizzare, dovendosi prendere per forza di
>cose quello che la coalizione gli impone. I Popolari con il 6% e Dini con
>il 4% sono sovrarappresentati; Rifondazione con l'8%, nonostante faccia
>parte della coalizione elettorale, relegata ai margini. Ma del resto,
>perche' sorprendersi di questa anomalia?
>Si va a votare ogni 4-5 anni sulla base di un programma; si esprime il
>consenso.... e la partecipazione?
>No, nell'idea di democrazia dei sostenitori del maggioritario la
>partecipazione e il potere d'incidere non sono contemplati. Tanto e' che
>l'unico strumento correttivo rimasto in mano agli elettori per spostare un
>po' piu' a destra o un po' piu' a sinistra le coalizioni, la quota
>proporzionale, e' da abrogare!"

Eh, vediamo di distinguere il maggioritario uninominale dal maggioritario di lista truccato.
L'elemento discriminante e' proprio la possibilita' dell'elettorato d'indirizzare. L'elettorato, nel sistema proporzionale, "indirizza" i partiti con una delega in bianco: mi piace il tuo programma e quindi ti faccio scegliere tanti deputati. Questo accadrebbe anche con il maggioritario di lista truccato di casa Letta, con l'aggiunta che i poli ulteriori ai primi due, invece dei seggi che avrebbero conquistato nei collegi uninominali (penso alla Lega Nord), otterrebbero il risibile "diritto di tribuna", invenzione politica italiota.
Nel sistema a collegio uninominale, si sceglie tra singoli candidati, i quali non sono predeterminati all'elezione in via di principio (come avviene invece con le liste proporzionali). E la responsabilita' dell'eletto, prima o poi, potra' essere sanzionata dall'elettore. Il divieto di mandato imperativo, invero, non puo' implicare l'irresponsabilita' dell'eletto, perche' in democrazia non possono esistere poteri irresponsabili.

F.R.: >"Personalmente non sono per nulla contrario ai referendum; anzi, sono
>addirittura favorevolissimo all'introduzione del referendum propositivo.
>Quello a cui sono contrario, sono le lesioni dei diritti politici
>fondamentali, in qualsiasi forma giuridica questo venga fatto. Tanto piu'
>che non sono neanche d'accordo sul fatto che il referendum si fondi sui
>principi del sistema elettorale proporzionale. Anche il referendum alla
>fine rappresenta una bipolarizzazione forzata, sì o no, su questioni
>rispetto alle quali, invece, potrebbero esserci molte "sfumature" di
>rilievo. Quello che allora va garantito e' che, attraverso la volonta'
>della maggioranza, perdipiu' in una forma di espressione eccessivamente
>bipolarizzata, non vengano lesi i diritti fondamentali."

Ho detto esattamente il contrario: con il referendum, ogni elettore decide senza delegare la decisione a nessuno. Sulle "sfumature" di rilievo, rimando alla copiosa giurisprudenza costituzionale, e ai principi di omogeneita', univocita', chiarezza, alternativita', etc. che devono assistere i quesiti referendari.
La democrazia rappresentativa esiste perche' non possiamo andare tutti in Parlamento. Il sistema proporzionale si prefigge di riprodurre in Parlamento una rappresentazione (non una rappresentanza, che c'e' con qualunque sistema elettivo) quanto piu' variegata della societa'.
Purtroppo, pero', con il sistema proporzionale, il ceto politico ha tendenza a perpetuarsi, per via delle liste e delle elezioni predeterminate.

Il Comitato per la difesa dei referendum elettorali e del collegio uninominale, di cui faccio parte, avendo pragmaticamente constatato che ci stiamo avviando verso un sistema elettorale maggioritario di lista truccato, promuove invece l'affermazione di un sistema elettorale maggioritario uninominale, sul presupposto che la rappresentanza politica debba essere effettiva e non virtuale. Intendo per virtuale la rappresentanza con delega in bianco al compilatore della lista, con quota di candidati predestinati all'elezione.

F.R.: >"Le costituzioni vanno studiate nel loro complesso, e non scomposte
>astrattamente articolo per articolo.
>Andiamo quindi al sodo, agli effetti prodotti dalla legge elettorale
>maggioritaria sul complesso degli Organi costituzionali.
>Gia' l'elezione del Presidente della Repubblica, Organo di garanzia, viene
>di fatto falsata dalla diversa composizione parlamentare, falsata nella sua
>rappresentazione, per l'appunto, dal maggioritario. Il Presidente, quindi,
>puo' ben piu' facilmente divenire l'espressione di una forza non
>maggioritaria nel Paese, ma maggioritaria nel Parlamento.
>Ma non basta. A sua volta, il Presidente ha una serie di poteri di nomina
>su altri Organi di controllo. Ma se lui stesso non e' piu' da considerare
>un Organo di controllo, ma la diretta espressione di una parte politica,
>che fine fa tutto l'equilibrio costituzionale?"

Mi risulta che il presidente della Repubblica sia capo dello Stato e rappresenti l'unita' nazionale, e non che sia organo di garanzia. Ma forse, non ho una visione d'insieme della costituzione.
Un fatto certo, e' che l'attuale presidente Scalfaro sia stato eletto da un Parlamento eletto con il sistema proporzionale, nel 1992. E che l'unico organo di garanzia costituzionale contemplato dalla costituzione sia la Corte costituzionale. Corte costituzionale che, nel 1993 (composta di giudici eletti da magistrati non separati per carriere, da diversi Parlamenti eletti con un sistema proporzionale puro, e nominati da almeno due presidenti della Repubblica espressione a loro volta di un Parlamento eletto con sistema proporzionale), non ha ravvisato profili di incostituzionalita' nel referendum elettorale Segni. E sappiamo bene quanto la giurisprudenza costituzionale in tema di referendum sia restrittiva.
E quale garanzia rappresenta un presidente della Repubblica, proporzionalista ed espressione di un Parlamento eletto con sistema proporzionale, che reitera per decine di volte, contro la costituzione e le sentenze della consulta, decreti-legge decaduti? E non voglio aprire qui un dibattito sulle influenze golpistiche che, a detta di autorevoli testimoni, sarebbero state esercitate da ambienti militari e presidenziali sulla corte costituzionale per far dichiarare l'inammissibilita' del quesito referendario sulla guardia di finanza. Mi fermo qui.

F.R.: >"Altra questione, le modifiche costituzionali, il famoso art. 138 ideato in
>regime di proporzionale, e praticamente inutile in regime di maggioritario."

Sul punto, il mio accordo e' completo. Ho infatti sollevato la questione fin dai miei primi interventi telematici, in Agora.

F.R.: >"Ma qual e' la trovata delle trovate? Anziche' porsi il problema di
>rivedere una legge ordinaria che ha di fatto sconvolto un intero assetto
>costituzionale, si decide di rivedere la Costituzione sulla base dei
>principi introdotti con legge ordinaria. Ma se tutto cio' e'
>costituzionalmente corretto, allora anche il Lenin di Stato e rivoluzione
>fa la figura del costituzionalista moderato!"

Gia' prima che Segni pensasse di promuovere (nel 1990) i primi referendum che portano il suo nome, esisteva una commissione bicamerale per le riforme costituzionali. E comunque, come anche Ragusa ha avuto piu' volte modo di far notare, una cosa e' la costituzione scritta, e altro e' la costituzione vivente (o materiale che dir si voglia).
La differenza tra il regime partitocratico proporzionalista e il sistema prodotto dal sistema elettorale uninominale referendario e' una non irrilevante sanzione democratica da parte del popolo (che si dice essere ancora sovrano).

Emilio Colombo

--- MMMR v4.00unr * Com.Di.R.El. Viva la Repubblica e il collegio uninominale!


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