Gli interventi di "Riforme istituzionali"
http://www.mclink.it/assoc/malcolm/riforme/interventi/indice.htm

N° 140 - 10/01/98
Franco Ragusa

Rutelli e Bassolino: la scoperta dell'acqua calda prima; di quella fredda poi.

E' incredibile come si sia ravvivato il dibattito sui lavori della Bicamerale dopo la sortita di Rutelli. Ma anche questo va purtroppo letto come uno dei tanti segni negativi del nostro tempo.
E' incredibile in quanto gli argomenti portati avanti, oltre a non essere nuovi, sono decisamente poveri di contenuti.
"Che senso ha" si chiede il sindaco di Roma "far eleggere direttamente dai cittadini un Presidente senza poteri, inevitabilmente destinato a divenire una figura inutile o pericolosa, una specie di battitore libero che non risponde a nessuno?".
"Molto meglio allora eleggere direttamente il Premier", conclude Rutelli.

Contenuti poveri, come si vede. Tant'è che dall'altra parte gli si è subito risposto, attraverso un altro sindaco, Bassolino, che molto meglio sarebbe allora aumentare i poteri del Presidente.

Come dire che il problema vero, se sia cioè coerente o no con i principi di democrazia l'elezione diretta del "capo dell'esecutivo", non li sfiora neanche un po'.
Ed infatti entrambi non si pongono problemi di democrazia.

Il primo vorrebbe un super Premier, con tanto di maggioranza blindata, sul modello dell'elezione dei sindaci. E laddove la maggioranza non dovesse più essere con il Premier, tutti a casa: muoia Sansone con tutti i filistei, visto che l'eletto dal popolo è uno soltanto.
Il secondo vorrebbe invece un Presidente con poteri di governo, senza l'istituto della sfiducia al "Capo dell'esecutivo" (e già, il Parlamento può mandare a casa il Governo, ma non chi lo dirige effettivamente, il Presidente, che rimane in carica sino alla fine del mandato), mantenendo però il potere di scioglimento del Parlamento.

Come si vede, due facce della stessa brutta medaglia: l'elezione diretta del "capo dell'esecutivo" e tutto quello che ne consegue in termini di restrizione della dialettica democratica.

L'aspetto però incredibile di tutta questa querelle, è il modo con il quale si offende l'intelligenza di chi ha avuto il torto di seguire i lavori della Bicamerale sin dall'inizio.
Come giustamente detto da più parti, il Presidente uscito dai lavori della commissione non potrebbe mai essere un Presidente di garanzia.
Ma mentre si sostiene questa tesi, motivandola con l'elezione diretta, si individua nel testo elaborato dalla Bicamerale un'eccessiva assenza di poteri presidenziali. Il Presidente sarebbe cioè un "Presidente di garanzia" secondo il testo; ma non lo sarebbe di fatto per via dell'elezione diretta.
Ed è infatti sulla base di questa contraddizione che Rutelli e Bassolino dialogano a distanza, sostenendo tesi apparentemente contrapposte.
Ma si tratta di una contraddizione che esiste soltanto nella testa di chi non ne vuole sapere di un diverso approccio alla questione.
Nel testo prodotto dalla Bicamerale non vi è infatti nessuna contraddizione. A partire dal sistema di elezione, per proseguire con la facoltà di poter sciogliere il Parlamento da parte del Presidente appena eletto, per finire con un combinato di attribuzioni che non necessitano più di controfirma ministeriale, si stabilisce con estrema chiarezza che la figura del Presidente non sarà di garanzia ma bensì legata ad uno specifico programma di governo e quindi di parte.
Una discussione su di un falso problema, quindi, ma non per questo meno pericolosa. L'obiettivo è infatti quello di rilanciare l'idea di un meccanismo istituzionale non rappresentativo, ancor più blindato di quanto già non lo sia, sostenendo la falsa convinzione che è soltanto attraverso la via plebiscitaria che si dà ai cittadini il modo migliore per esprimere la sovranità. Un meccanismo da realizzare in fretta e dove non vi siano gli strumenti per rimettere in discussione le scelte istituzionali di questi giorni, e dove la bipolarizzazione forzata del quadro politico deve divenire il quadro di riferimento per le scelte elettorali dei cittadini.

Concludo infine facendo un breve sforzo di memoria. Ricordando come la bozza sul Presidenzialismo fu approvata dalla Bicamerale non in seguito al blitz della Lega, che si presentò all'improvviso votando a favore dell'ipotesi presidenziale, ma perché si consumò quello che nel gergo corrente viene definito ribaltone: fu infatti soltanto grazie ai 4 voti "presidenzialisti" di Spini, Boselli, D'Amico e Rigo se la maggioranza non riuscì a spuntarla con la sua proposta di premierato.
Ma anche su questo punto, meglio la fantapolitica. Meglio parlare di blitz della Lega ed evitare di farsi troppe domande riguardo alla scarsa compattezza della maggioranza. Una maggioranza che in Parlamento va avanti come un tritacarne, a colpi di voti di fiducia; ma che in sede di Bicamerale si è contraddistinta, attraverso un continuo gioco di piccole spaccature, per un'insolita propensione a far passare quasi tutte le richieste del Polo.


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