Gli interventi di "Riforme istituzionali"
http://www.mclink.it/assoc/malcolm/riforme/interventi/indice.htm

N° 149 - 15/03/98
Franco Ragusa

Re: Referendum elettorali: nessuna delega in bianco, anzi... (148)

Scritto da Emilio Colombo:
> L'accusa principale mossa contro i nuovi referendum elettorali
> è di aumentare il recupero proporzionale, rispetto alla legge
> Mattarella. Ma da chi proviene questo opinabile giudizio? Dai più
> accaniti difensori del sistema elettorale proporzionale. Gran parte dei
> quali, neanche un anno fa, plaudivano al pasticcio elettorale (o
> crostata che dir si voglia) di casa Letta, spacciato invece per
> maggioritario.

Che l'accordo elettorale di "casa Letta" sia un gran bel pasticcio è fuori di discussione, e a tutt'oggi rimangono misteriosi i motivi per cui un partito come Rifondazione Comunista possa avervi aderito.
Ma che l'impianto dei nuovi referendum abrogativi della quota proporzionale, o meglio, dei referendum che cambiano il modo di distribuzione del 25% di seggi non assegnato attraverso la vittoria diretta nei collegi uninominali, sia invece un altrettanto "pasticcio", mi sembra che venga altrettanto chiaramente messo in evidenza dagli intenti dichiarati dei suoi stessi sostenitori.
Non mi riferisco chiaramente a Colombo, ma all'eterogeneo "gruppo d'interesse" che si sta muovendo per arrivare ad ottenere, attraverso il referendum in questione, una sorta di mandato legislativo che lo legittimi a varare una nuova legge elettorale totalmente maggioritaria. In altri termini, non è la legge che verrebbe fuori dagli effetti abrogativi quello che interessa a questo variegato "gruppo d'interesse"; bensì il rifiuto della vecchia legge che verrebbe espresso dagli elettori con l'accettazione della proposta abrogativa. La legge di risulta del referendum abrogativo, infatti, non convince nessuno, neanche chi sta in vario modo sostenendo la proposta referendaria.
Paradossalmente, il discutere degli effetti della legge elettorare che risulterebbe dall'esito positivo del refendum è tempo perso. E paradossalmente, dal punto di vista di un proporzionalista convinto, come lo è il sottoscritto, ha senso discutere di questi effetti proprio per dimostrare che l'obiettivo dei sostenitori del maggioritario che stabbo portando avanti questa proposta referendaria è, per l'appunto, quello di ottenere una delega in bianco e non un risultato concreto (la legge di risulta), perché il risultato concreto non spingerebbe il sistema istituzionale verso la bipolarizzazione, se non addirittura il bipartitismo, come è invece interesse dei sostenitori delle ragioni maggioritario.
In tal senso, si veda un precedente intervento (int. N. 147), che spiega però come non ci si trovi di fronte ad una sorta di accentuazione degli effetti proporzionali, quanto ad una sorta di tutti contro tutti dove realtà politiche locali, poco rappresentative nell'ambito di tutto il territorio regionale o nazionale, potrebbero facilmente ottenere dei seggi, mentre realtà più significative no; per non parlare dell'incongruenza implicita nel considerare la possibilità di candidature slegate dai partiti o dalle coalizioni: quale bipolarismo potrebbe essere possibile senza strutture nazionali, e quindi gli uomini, in grado di sostenere i programmi di governo da presentare agli elettori secondo la logica maggioritaria?
E' nella logica del maggioritario che gli elettori debbano prendersi il candidato scelto dai partiti o dalla coalizione: si vota o no per un programma di governo? Si vota o no per una maggioranza in grado di sostenere il programma di governo presentato agli elettori? Come potrebbe essere possibile una contesa bipolare senza la predeterminazione degli schieramenti e quindi dei candidati?
E se tutto ciò potrebbe apparire come poco democratico... è per l'appunto così!
Chi conosce un sistema bipolare nel quale i voti che contano (il voto utile, il voto che realmente serve per far eleggere un candidato nei sistemi maggioritari) non finiscono per essere assegnati ai candidati predeterminati dai partiti?
Non posso quindi che rimanere sorpreso quando da un sostenitore del maggioritario vengono epressi determinati giudizi:

E.C. > Il sistema di casa Letta, con un netto peggioramento rispetto ai suoi
> modelli precursori (Acerbo e truffa), prevede che ben il 45 per cento dei deputati
> sia scelto direttamente ed esclusivamente dai partiti, a prescindere dagli elettori.
> Infatti, il 25 per cento di quota proporzionale e il 20 per cento di quota "maggioritaria"
> sarebbero ripartiti tra liste di candidati bloccate. Gli elettori, si limiterebbero quindi a
conferire ai partiti una delega in bianco, i candidati inclusi nella lista essendo
> predestinati all'elezione. Evviva la democrazia, dunque.

Ripeto. Gli elettori, purtroppo, nei sistemi maggioritari votano per una coalizione che deve vincere, per un partito che deve vincere, e dove vincere significa arrivare direttamente dal voto al governo del paese. E come potrebbe essere possibile conciliare questa esigenza con un sistema di candidature indipendenti?

D'altro canto, il patto della crostata dovrebbe essere quanto mai avversato dai proporzionalisti proprio perché in grado di forzare verso il bipolarismo, potendo escludere dagli accordi elettorali che contano i partiti, come Rifondazione, non in grado di trasferire voti da uno schieramento all'altro, lasciando invece inalterato il potere di ricatto dei partiti di centro (quella che del resto è la pecularità dei sistemi maggioritari).
Perché mai, ad esempio, l'Ulivo dovrebbe fare accordi elettorali con Rifondazione, sapendo che quello che conta è arrivare primi al secondo turno?
Forse che senza i voti degli elettori di Rifondazione c'è il rischio di venire esclusi dal secondo turno? Evidentemente no!
Forse che gli elettori di Rifondazione potrebbero votare per il Polo, al secondo turno nel quale il loro partito non potrebbe concorrere? Evidentemente no!
Ed è per questo che non si capiscono le ragioni che hanno spinto Rifondazione ad accettare il patto di casa Letta.

E.C. >Le simulazioni del sistema elettorale referendario applicate ai
> risultati per l'elezione del Senato del 1996, dileguano ogni dubbio
> sulla possibilità di candidature kamikaze nei collegi.

Ha senso una simulazione che non tiene conto che le forze politiche mutano le loro strategie a seconda del sistema elettorale vigente?

E.C. >Questi i risultati del recupero proporzionale al Senato nel 1996 (83 seggi):
> Ulivo: 23; Polo; 49; Lega Nord: 9; Pannella: 1; MS: 1.
> Ecco invece i risultati delle simulazioni del sistema referendario: Ulivo: 26 (+3);
> Rifondazione: 1 (+1); Polo: 56 (+7).

Ad esempio, la Lista Pannella ottenne un recupero in quanto vi fu una sorta di desistenza "occulta" da parte del Polo che permise alla lista di alzare la propria quota percentuale complessiva. Con una legge elettorale diversa, che recupera soltanto i migliori secondi, con ogni probabilità Pannella avrebbe contrattato quella medesima desistenza "occulta" in un altro collegio più fedele al Polo. Lo stesso discorso vale per l'MSI.
Anche per Rifondazione, che recupera un seggio con il nuovo sistema, si dimentica di prendere in considerazione gli accordi di desistenza con l'Ulivo.
Questo per dire che quale che sarà il modo di redistribuzione del restante 25% di seggi, nulla potrebbe essere mutato relativamente alle ragioni che hanno sino ad oggi spinto determinate "alleanze elettorali" e che hanno determinato l'attuale quadro politico

Ma allora, qual è la logica che spinge dei dichiarati sostenitori del maggioritario, del bipolarismo e del bipartitismo, a promuovere un referendum che, in fondo in fondo, potrebbero arrecare più danni che altro alle ragioni del maggioritario e che lascerebbe inalterato il quadro delle alleanze elettorali necessarie per arrivare al governo del paese? Come dimenticare, infatti, che molti parlamentari dei partiti minori siedono in Parlamento soltanto grazie ai risultati ottenuti con la quota maggioritaria?
Ma perché l'obiettivo dichiarato è per l'appunto quello di arrivare al "tanto peggio, tanto meglio": ad una legge elettorale "scelta" (le virgolette sono d'obbligo) dai cittadini che non funzioni.
E una volta tra le mani una legge disastrosa, il passo per autolegittimarsi a vararne una totalmente maggioritaria, perché così si presume si saranno espressi i cittadini che accetteranno la proposta referendaria in questione, sarà breve.
No! e a questa pretesa autolegittimazione che si deve dire di no da subito.


Intervento successivo

Intervento precedente


Indice Interventi