Gli interventi di "Riforme istituzionali"
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N° 157 - 26/09/98
Dal Corriere della sera

Il giudice della Consulta Zagrebelsky: la volontà degli elettori deve essere conforme alla Carta.

"I referendum non possono prevalere sulla Costituzione"

D. Mart.

- FIRENZE - Se la democrazia tende a far prevalere le sue ragioni sulla giustizia costituzionale, i rapporti tra potere legislativo e giudici costituzionali rischiano di risolversi in un braccio di ferro. Così, una volta che la questione viene riproposta davanti agli addetti ai lavori italiani e francesi mobilitati dalla "Fondazione Spadolini", tocca al professor Gustavo Zagrebelsky spiegare il punto di vista di chi lavora tutti giorni nel Palazzo della Consulta. Primo esempio di attrito con i politici: il dibattito che sta precedendo la decisione della Corte sul referendum elettorale (Segni-Di Pietro) per l'abolizione della quota proporzionale. Secondo: il persistente silenzio di Camera e Senato in tema di "assetto televisivo più pluralistico". Terzo: l'emendamento Sgarbi al disegno sulle immunità che mira a considerare comunque insindacabili i discorsi di deputati e senatori.

Il giudice costituzionale Zagrebelsky si limita a incardinare le sue parole intorno a quello che definisce un "principio luminoso": "La legge votata esprime la volontà generale solo se è conforme alla Costituzione". Ma alla fine il suo ragionamento è affilato come un rasoio: "L'estate scorsa, i sostenitori del referendum ("alcuni leader politici", chiarirà poi escludendo però ogni riferimento a Di Pietro, n.d.r.) si espressero più o meno in questo modo sul tema del controllo preventivo della Corte: "Non osino 15 giudici impedire al popolo l'esercizio del suo diritto, non osino contrastare la volontà di 500 mila cittadini". Bene, davanti a quelle dichiarazioni non si è levata una sola voce per sottolineare che c'è una differenza tra le decisioni della Corte e la volontà del corpo elettorale".

 


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