Gli interventi di "Riforme istituzionali"
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N° 159 - 02/10/98
Da il manifesto

Il diritto oltre i confini. La cittadinanza tra localismi e globalizzazione.


I limiti statalistici della cittadinanza escludono masse sterminate di persone. Parla Ferrajoli

- I. VA.

Globalizzazione versus localismo: nella tensione tra i due termini può considerarsi racchiuso l'attuale dibattito sulla mondializzazione. Allude, il primo, ai processi (reali) di integrazione economica e finanziaria e, insieme, ai tentativi (ideali) di un'integrazione politica che sembra, tuttavia, ridursi alla mera unificazione territoriale di grandi aree sovranazionali. Di contrasto, esprime, il secondo, una tendenza all'autonomia politica ovunque incoraggiata dall'esplosione di rivendicazioni nazionalistiche, etniche o religiose. Sullo sfondo la crisi dello stato nazionale che in quella medesima tensione attecchisce: trasferimento di prerogative statali a organismi sovra-statali, da un lato; crescente virulenza delle spinte centrifughe dall'altro.

Di come in questo scenario possa essere compreso lo stesso processo di unificazione europea, abbiamo parlato con Luigi Ferrajoli.

Di fronte alla crisi dello stato nazionale e alla mancata elaborazione di forme istituzionali e costituzionali all'altezza della globalizzazione, quali possono essere le conseguenze per l'Europa?

Viviamo un'incerta transizione e l'incertezza - provocata dalla sovrapposizione di fonti e ordinamenti concorrenti - pesa anche sul diritto. A ciò va aggiunto l'indebolimento del costituzionalismo e del garantismo, dovuto alla dislocazione di poteri di governo presso organismi sovra-statali che di fatto decidono senza responsabilità politica né limiti costituzionali. In Europa, il processo di integrazione mette in crisi - in assenza di adeguate garanzie costituzionali - la tradizionale gerarchia delle fonti e indebolisce le costituzioni nazionali. Basta pensare al valore sovra-legale attribuito a nuove fonti di produzione, come quelle del diritto comunitario - direttive, regolamenti Cee e, dopo Maastricht, decisioni in materia economica - sottratte a controlli parlamentari e a vincoli costituzionali. Queste nuove fonti normative, in quanto entrano a far parte degli ordinamenti degli Stati membri prevalendo sulle loro leggi, rischiano di deformare la struttura costituzionale delle democrazie europee e di aprire spazi di potere neo-assolutistico.

Mentre era stato proprio il riconoscimento del carattere rigido delle costituzioni a modificare il diritto statale, vincolandone i contenuti sostanziali ai principi di giustizia - parliamo dell'uguaglianza, della pace, della tutela dei diritti fondamentali - iscritti nelle stesse costituzioni.

Il mutamento aveva riguardato le condizioni di validità delle leggi, il rapporto tra le leggi e il giudice, il ruolo stesso della scienza giuridica, la natura della democrazia alla cui dimensione "politica" o formale", la costituzionalizzazione dei diritti fondamentali ha consentito di aggiungere una dimensione dobbiamo eleggere un presidente della repubblica di garanzia democratica". In realtà la minoranza del Prc, per quanto fortemente orientata verso la scissione, non ha ancora preso una decisione. Cossutta teme di ritrovarsi, tra pochi mesi, stritolato nella tenaglia di un tacito accordo tra Bertinotti e D'Alema.

Ieri il segretario del Prc ha risposto con parole molto dure all'appello-ultimatum del premier: "Prodi manifesta una fermezza che avrebbe dovuto rivolgere ad altri. La tecnica dell'ultimatum non porta ad alcun risultato". Bertinotti ha anche ribadito il suo no senza appello alla finanziaria, ma senza celare l'obiettivo di ricontrattare in futuro un patto di maggioranza. Ha parlato di "un passo indietro per farne due in avanti" e affermato che in futuro "il massimo sarebbe un governo della sinistra". Aldilà delle dichiarazioni ufficiali, Cossutta sa bene che eventuali disegni per portare D'Alema a palazzo Chigi, con contestuale rietro di Bertinotti nella maggioranza, hanno bisogno di una fase di decantazione, necessaria per liberarsi senza traumi dell'ingombro Prodi. Il presidente del Prc si ritroverebbe così ad aver fatto il gioco dei suoi avversari solo per veder poi sfumare ogni suo ruolo politico autonomo.

Ma, nonostante i comprensibili dubbi, l'ipotesi di una scissione dei cossuttiani resta di gran lunga la più probabile, soprattutto ora che sul tavolo c'è esplicitamente la sorte del governo e non più solo il giudizio sulla finanziaria. Certo è che, in caso contrario, la crisi precipiterebbe drammaticamente. Per evitare le elezioni si dovrebbe ricorrere a un cambio di maggioranza, e l'uscita di scena di Prodi sarebbe assicurata. Un quadro nel quale D'Alema potrebbe essere costretto a giocare subito la sua candidatura per palazzo Chigi, presentandosi come unico leader in grado di ricompattare per intero la maggioranza di centro sinistra. Ma anche in questo caso sarebbe necessaria la parentesi di un governo tecnico-lampo per portare all'approvazione della finanziaria. "sostanziale". Si può dire che il mutamento di maggiore portata abbia riguardato, tuttavia, il rapporto tra politica e diritto: prima era il diritto lo strumento della politica e alla politica esso era subordinato. Adesso è la politica - sottoposta ai vincoli che le vengono imposti dai principî costituzionali - che è diventata, almeno sul piano teorico, strumento di attuazione del diritto. E non si parla solo dei vincoli negativi, quelli cioé generati dai diritti di libertà e che non possono essere violati ma anche dei vincoli positivi, quelli generati dai diritti sociali e che devono essere soddisfatti.

E tuttavia, è precisamente questa rideclinazione del rapporto tra politica e diritto che, in Europa, stenta a decollare: qui manca, infatti, una costituzione condivisa e quelle nazionali rischiano di essere sopraffatte; mentre poca attenzione si presta ai "vincoli positivi".

Tutte le dichiarazioni di diritti, in particolare sociali, devono diventare un programma politico per l'Unione europea. L'introduzione di garanzie sociali rappresenta un vincolo della politica imposto dalle costituzioni. I cambiamenti del diritto statale legati al paradigma della costituzione rigida devono essere estesi anche al diritto internazionale e comunitario.

Come possono essere recuperati, in un contesto europeo, gli elementi di una democrazia garante dei diritti sociali?

Attraverso un rafforzamento - e un'estensione - del paradigma garantista e costituzionale che ci è stato consegnato dalla tradizione. Un paradigma che è nato a tutela dei diritti di libertà, è stato declinato quale sistema di limiti ai soli poteri pubblici - e non anche ai poteri economici e privati, gli stessi che la tradizione liberale ha confuso con i diritti di libertà - ed è rimasto ancorato ai soli confini dello stato-nazione. Oggi, questo stesso paradigma, da cui dipende il futuro della democrazia, deve evolversi nella direzione di un costituzionalismo sociale (in aggiunta a quello liberale), di diritto privato (in aggiunta a quello di diritto pubblico), di diritto internazionale (in aggiunta a quello di diritto statale). Il costituzionalismo dei diritti sociali è un progetto che va nella direzione opposta rispetto alle ideologie neoliberiste che hanno, invece, assunto i poteri privati come privi di qualsiasi limite.

Lei lega la conquista dei diritti al disvelarsi di una discriminazione o di un'oppressione di soggetti deboli. Quali sono i soggetti più deboli, oggi, in Europa?

Gli immigrati, è indubbio. Coloro, cioé, che sono privi di cittadinanza. Una cittadinanza che è divenuta privilegio, accidente di nascita e che funziona solo come fattore di esclusione e di discriminazione giuridica, elemento - l'ultimo rimasto dopo il censo, il genere o l'alfabetizzazione - di una differenziazione personale quanto al godimento dei diritti fondamentali che quasi tutti sono attribuiti dalle nostre costituzioni e Carte internazionali non già ai cittadini ma alle persone. Se prima la nozione di cittadinanza era inclusiva, oggi - nel momento stesso in cui i diritti della persona vengono trattati come diritti dei cittadini - la cittadinanza diventa un presupposto di fatto ma illegittimo per il loro godimento. L'insieme dei diritti è così subordinato a questo privilegio di status. E questo proprio mentre un gigantesco e nuovo apartheid si crea: masse sterminate che premono ai confini dei nostri paesi ricchi e a cui viene negata, dagli odierni confini statalistici della cittadinanza, la tutela e la soddisfazione dei diritti umani. E si tratta di un fenomeno destinato a crescere nei tempi lunghi.

Quali problemi pone la dimensione sovranazionale dei diritti umani?

Il problema vero sta nella sopravvivenza di due principî, sovranità e cittadinanza, in contrasto con la natura sovrastatale dei diritti umani - non solo quelli alla vita e alla libertà ma anche quelli sociali - e delle garanzie da essi imposte. Quanto alla cittadinanza, si presenta antinomica rispetto all'universalismo dei diritti. Antimonia che può, certo, risolversi ma solo con il superamento della stessa cittadinanza e con la reale denazionalizzazione dei diritti umani. Infine, per giungere a una cittadinanza universale, occorrerebbe anche allargare - non restringere - gli attuali presupposti del diritto d'asilo. Un diritto che rappresenta, per così dire, l'altra faccia della cittadinanza e della sovranità, cioé del limite statalistico da queste imposto ai diritti fondamentali.

 


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