L'attualità e gli interventi di "Riforme istituzionali"
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N° 162 - 09/01/99
Rassegna stampa: Legge elettorale ... le stregonerie del dottor sottile.


Dal Corriere della Sera del 09/01/99

Riforme, Amato ha il mandato a trattare

La maggioranza dice sì alla sua proposta di legge elettorale. No di Forza Italia e Prc. Sulla percentuale per evitare il ballottaggio c'è polemica tra la Quercia e i Popolari

ROMA - "Orientamento condiviso" della maggioranza sulla riforma elettorale e mandato a Giuliano Amato di iniziare subito "un confronto con l'opposizione". Nel vertice di ieri con il ministro delle Riforme, i partiti di governo hanno trovato un accordo (anche se con molti "ma") su una bozza di sistema caratterizzato da alcuni punti: chi raggiunge il 40 per cento dei voti, conquista subito il seggio; nei collegi dove questo non accade, si va a un ballottaggio (o tra i due che hanno riscosso maggiori consensi, o, ed è l'ipotesi che adesso prevale, tra i candidati che hanno raggiunto la soglia del 12,5 per cento); mantenimento di una quota proporzionale (probabilmente identica a quella attuale, il 25 per cento) ma senza liste bloccate e scorporo; eventuale premio di maggioranza. Una mediazione che vorrebbe accontentare la richiesta dei Ds di rafforzare il bipolarismo, e quella dei partiti minori di poter mantenere la propria identità e di evitare il referendum.

Amato osserva che la proposta sarebbe anche "la risposta all'esigenza referendaria che non vengano utilizzate, per la ripartizione dei seggi nella quota proporzionale, liste bloccate". E in una giornata in cui il referendum elettorale appunto è stato ancora al centro di lavorio politico e accese polemiche, il ministro annuncia durante un convegno: "In Italia è un fatto la tendenza ad un uso manipolativo del referendum abrogativo. A questo punto, meglio un referendum propositivo".

Sull'impianto raggiunto ieri in materia elettorale, nella maggioranza il giudizio più tiepido arriva dai Ds. "E' un'ipotesi di un certo interesse che va approfondita - dice Pietro Folena, coordinatore della segreteria -. Bisogna capire se si tratta di una strada perseguibile, senza avere l'ossessione di evitare il referendum con una riforma quale che sia...". Durante la riunione la Quercia avrebbe chiesto di non specificare la percentuale di voti necessaria per evitare il secondo turno. Ma l'insistenza del Ppi ("se si elimina non ci stiamo") porta Amato a usare nella dichiarazione finale molti condizionali e a definire "intorno al 40 per cento" la soglia da raggiungere.

Per i verdi, parla il capogruppo al Senato Maurizio Pieroni: "Il vascello della maggioranza si è disincagliato. Sul premio di maggioranza è emerso qualche problema tecnico-costituzionale, è vero, ma sentiamo anche il Polo...".

Cautamente ottimista anche il Partito dei comunisti italiani. Dice il leader Armando Cossutta: "Si sta trovando una soluzione. Poi bisogna entrare nei particolari, e a volte i particolari buttano all'aria anche tutto". Unica voce negativa è quella dei Socialisti democratici.

Le critiche arrivano da parte dell'opposizione, tranne che dalla Lega, che essendo al Nord il terzo polo avrebbe più opportunità di vittoria. Forza Italia, per voce di Beppe Pisanu, va di sarcasmo: la proposta è un "super-ibrido", un'ipotesi rispetto alla quale "il famigerato Mattarellum è roba da ragazzini". Maurizio Gasparri (An) fa sapere che "si deve aspettare prima il pronunciamento della Consulta sul referendum". L'affondo alla bozza Amato arriva invece da Rifondazione comunista: "Un colpo mortale alla democrazia", commenta il segretario, Fausto Bertinotti. E annuncia iniziative immediate "contro la nuova legge truffa che cancella l'opposizione".

Daria Gorodisky


Dal Corriere della Sera del 09/01/99

IL NUMERO DUE DELLA LEGA - Maroni: bene, la formula ci favorisce

MILANO - Parte cauto: "E' un buon punto di partenza". Poi si ritaglia un margine di manovra: "Dovremo vedere il testo, discuterne con Amato...". Ma alla fine ammette: "Se dovessi ragionare in termini di convenienza di partito, beh, questa proposta ci favorisce sicuramente". Piace al proporzionalista Roberto Maroni, numero due della Lega, l'ultima formula elettorale uscita dal cilindro Amato.

In che modo vi avvantaggerebbe?

"E' semplice: nelle zone in cui la Lega è fortemente radicata avremmo la possibilità di eleggere il nostro candidato al primo turno con il 40% dei voti: una soglia alla nostra portata. E in caso di ballottaggio, invece, potremmo sfruttare il nostro ruolo di ago della bilancia: ottenere l'appoggio dell'Ulivo nel caso fossimo opposti al Polo, e viceversa".

Altri lati positivi?

"Due, se saranno confermati: la scomparsa del famigerato premio di maggioranza e il mantenimento della quota proporzionale...".

Perché tanta avversione verso il premio di maggioranza?

"Perché è stato ideato contro di noi, che da sempre corriamo soli. Non a caso è voluto da Berlusconi".

La proporzionale invece dovrebbe restare, anche se non è ancora chiaro come.

"Il punto è questo: quanto rimarrà della proporzionale? L'1 per cento, il 25? La nostra posizione di partenza resta comunque il modello tedesco, cioè la proporzionale con sbarramento".

C'è chi mette in relazione l'improvvisa intesa maturata nel centrosinistra con l'imminente sentenza della Consulta sul referendum.

"C'è anche chi dice che sia in atto il tentativo di approvare a tempo di record la riforma elettorale almeno in un ramo del Parlamento in maniera da consentire alla Consulta di non pronunciarsi".

Ipotesi verosimile?

"No. Credo che alla fine la Corte ammetterà il referendum".


Da La Repubblica del 10/01/99

Bossi: "Dico no ad Amato" E torna la secessione: "Sud problema d'Europa"

MILANO - Alle sette e mezzo di sera Umberto Bossi ha appena finito di cenare dopo un pomeriggio passato a spasso con i figli e, con un sottofondo di spot televisivi, fa il punto sulla posizione politica della Lega.
La proposta di legge elettorale fatta da Giuliano Amato? "Non mi interessa, è un pastrocchio". Il ritorno nel vocabolario leghista del termine secessione (rilanciato da una riunione del governo della Padania riunito ieri a Venezia che l'ha messa tra i punti all'ordine del giorno per l'anno entrante)? "Per il Sud non vedo molte vie d' uscita, schiacciato come è dalla globalizzazione", dice usando la vecchia tattica del freno e dell'acceleratore. E poi, ancora a sorpresa, lodi al Papa antiamericano, previsioni di stabilità per il governo D'Alema, veti, sia pure non esplicitati, a Ciampi come presidente della Repubblica e infine un antiamericanismo viscerale sparso a piene mani.
Onorevole Bossi, i referendari dicono che la proposta Amato è un regalo alla Lega, è soddisfatto? I maligni potrebbero dire che il governo sta pagando una cambiale...
"Non mi interessa. A questo punto noi siamo per il referendum, lo hanno voluto, adesso si faccia, noi voteremo contro, ma si faccia. Basta con questi pastrocchi e pastrocchietti. Se non fanno il referendum bisogna tirare una riga sulla Costituzione. Ma insomma facciamo parlare il popolo...".
Proprio lei che è sempre stato un nemico di Di Pietro...
"Basta con queste storie di imbrogli e imbroglioni, meglio il referendum. Questi hanno raccolto le firme: o non sono buone o si vada a votare".
Col meccanismo Amato la Lega guadagnerebbe molti collegi elettorali al Nord.
"Attenti, non è chiaro cosa succede del premio di maggioranza. È vero che non è detto che l'operazione non possa portarci dei vantaggi, ma il problema di fondo è quello della democrazia. Loro, D'Alema e Berlusconi, hanno voluto fare i pasticci, hanno messo in pista il referendum per poi ricattarci con una legge elettorale...".
Insomma non si fida, e per non fidarsi rinuncia a vincere...
"Sì, sì... io rinuncio a vincere, preferisco la chiarezza. E poi perché mettere il limite del 40 per cento, mi sa che in seconda battuta si coalizzerebbero contro di noi. Ma no, ritorniamo al proporzionale. È meglio, col proporzionale non si rompono più le scatole alla gente, basta con queste finte del bipartitismo, hanno fatto il maggioritario per fare fuori noi e gli ex comunisti di Bertinotti, ma non ci sono riusciti, noi siamo vivi e vegeti, qui non siamo negli Usa, io non voglio diventare americano, sto bene come sono".
Col suo nemico giurato Di Pietro come la mette?
"Il referendum sarà l'occasione per andare in tv a spiegare chi è Di Pietro, la gente non ha chiarezza, ma non è difficile spiegare".
Ritorna la Lega spaccatutto? Adesso il governo della Padania rispolvera la secessione, dopo qualche mese di sordina, perché?
"Il governo padano è il governo e la Lega è la Lega. Certo è che i dati economici sono precisi. È un bel problema con l'Europa fare sì che il Sud resti in Europa e che noi si stia insieme, non vedo molte vie d'uscita. Il libero scambio, la globalizzazione e il dominio dei banchieri americani ci vogliono ammazzare. Lo ha detto anche il Papa, ho dovuto ripescare, io, un suo vecchio discorso a favore dei popoli che lottano per l'indipendenza, una posizione molto interessante, ma il nostro governo è lì per dire signorsì agli Usa".
Cossiga attacca il governo, secondo lei D'Alema resterà in sella?
"Nessun problema, sono attacchi strumentali per vedere se ha i piedi piantati al suolo. Non penso che schermaglie di Montecitorio lo possano far cadere. Solo una forza popolare ben radicata può mettere al tappeto questo governo".
E la presidenza della Repubblica? Che farà la Lega?
"Non sono un mago, i nomi però sono pochi, in prima fila due o tre. C'è chi si muove per suoi interessi e chi per conto della globalizzazione. Nomi non ne faccio. Ma certo chi è responsabile di tutto, il maggiore responsabile della globalizzazione, quello che sta acquattato, i nostri voti non li avrà".
A chi si riferisce, a Ciampi?
"Nomi non ne faccio, ma io spero che non passi il candidato della globalizzazione".
La Lega che farà?
"Al momento giusto useremo i nostri voti, ma la partita non è ancora entrata nel vivo".

GUIDO PASSALACQUA


Da il manifesto del 08/01/1999

Il cerchio quadrato del dottor sottile
La proposta Amato penalizza solo il Prc e aumenta il potere dei partitini

- ROMA - Non è un colpo alla cieca la proposta di nuova legge elettorale che Giuliano Amato presenterà ufficialmente, oggi pomeriggio, ai capigruppo di maggioranza. Prima di uscire allo scoperto, il ministro si è assicurato l'appoggio dei Ds e almeno la disponibilità piena degli altri partiti ulivisti, in particolare quella del Ppi.La formuletta, d'altro canto, è studiata apposta per accontentare, chi più chi meno, l'intera maggioranza, evitando il cozzo tra diessini e partner minori. Questi ultimi devono, sì, accettare il doppio turno di collegio, ma disposto in modo tale da eliminare tutti i motivi di preoccupazione. Ciò che rendeva indigeribile il doppio turno di collegio per popolari e verdi era la decurtazione di potere contrattuale che avrebbero dovuto scontare. Si dava infatti per scontato che al secondo turno gli elettori, indipendentemente dalle indicazioni dei partiti, avrebbero votato per il candidato a loro più vicino, a tutto vantaggio del gruppo maggiore, cioè della Quercia.

Abbassando il tetto necessario per evitare il ballottaggio dal 50 al 40%, la faccenda cambia completamente. Nel secondo caso, infatti, la vittoria nel primo turno diventa tutt'altro che impossibile. Al contrario: nelle elezioni del '96 l'84% dei candidati ha varcato la soglia del 40%. I partiti minori manterrebbero dunque per intero il loro potere di condizionamento. Probabilmente lo accrescerebbero ulteriormente, dal momento che la paura di una vittoria degli avversari spingerebbe la Quercia a grandi concessioni. Per ora Marini e Manconi, pur salutando con piena soddisfazione la proposta, non si sbilanciano del tutto. In parte per difendere la proposta "di bandiera", quella del vicesegretario popolare Franceschini. Ma soprattutto perché non è ancora chiaro cosa ne sarà della quota proporzionale. Di certo dovrebbe essere ferocemente ridotta, tanto da garantire solo il cosiddetto "diritto di tribuna". Ma per quali vie il ministro intenda arrivare a questo risultato non si sa, così come non si sa se una parte dell'attuale quota proporzionale dovrebbe essere trasformata in premio di maggioranza, a garanzia della "governabilità".

I partiti che non intendono coalizzarsi resterebbero esclusi dal banchetto. In realtà la legge colpisce Rifondazione assai più che la Lega. Il carroccio, con una base elettorale geograficamente concentrata, può contare infatti su collegi solidi. In molti va oltre il 40%. Negli altri può facilmente impedire vittorie al primo turno e poi rivelarsi determinante nel secondo.Il discorso non vale per il Prc, la cui base è diffusa sull'intero territorio e che dunque, pur godendo di un consenso maggiore, resterebbe confinata nel "diritto di tribuna". Non c'è da stupirsi se Graziella Mascia accusa governo e maggioranza di voler imporre un "bipolarismo coatto".

Ma non è dal Prc che vengono i pericoli per la legge Amato. Il guaio è che l'idea del ministro non evita affatto il proliferare dei partitini né diminuisce il loro potere. In compenso è tale da poter evitare il referendum, anche perché eliminerebbe di per sé la quota proporzionale. I referendari però non intendono farsi scippare il plebiscito promesso. Se la corte non boccerà la prova elettorale, faranno fuoco e fiamme (hanno già iniziato Barbera e Calderisi). E se il Polo gli darà man forte il capolavoro di Amato servirà a ben poco. Difficilmente, infatti, la maggioranza potrebbe imporre da sola la nuova legge. Sempre che maggioranza sia, visto che i cossighiani si apprestano a presentare una loro proposta, con tanto di elezione diretta del premier a norma di art.138, firmata direttamente dall'ex presidente.

ANDREA COLOMBO


Da La Repubblica del 08/01/99

I referendari bocciano la proposta di Amato

Per Calderisi e Barbera solo il 15 per cento dei collegi andrebbe davvero al secondo turno

ROMA - "Più che di doppio turno, si dovrebbe parlare di "turno unico e un sesto"". Augusto Barbera e Peppino Calderisi bocciano quasi senza appello l'ultima proposta di Giuliano Amato e mettono la parola fine alle ipotesi di una rottura del fronte referendario di fronte all'ultima proposta del ministro per le Riforme. Il costituzionalista bolognese, diessino, e l'esperto di sistemi elettorali, forzista, hanno fatto due conti prendendo come base la proposta Amato e i dati del 1996. Il risultato, dicono, è che il modello Amato ancor prima che dannoso è inutile.
"Basta fare un rapido calcolo sulla base dei risultati elettorali del 1996 - osservano infatti - e ci si accorge che ben 401 collegi su 475 (l'85% del totale) sarebbe stato assegnato al primo turno. In tutto il Centro-Nord, il Centro, il Sud e le Isole vi sarebbe stato solo un collegio assegnato al secondo turno: per il resto si sarebbe andati al ballottaggio in alcuni collegi del Nord situati prevalentemente nelle circoscrizioni Piemonte 2, Lombardia 2 e 3,Veneto 1 e Friuli".
In pratica, spiega Maurizio Chiocchetti, coordinatore del comitato referendario, "si otterrebbe il risultato di dare più potere alla Lega, di rimetterla in gioco. Non so se è un effetto voluto o casuale, ma certo è un elemento di forte preoccupazione". Anche perché, continua Chiocchetti, "l'effetto politico sarà inevitabilmente la presa d' atto che al nord i poli non sono due, ma tre e dunque si dovrà pensare di far passare al secondo turno i primi tre del primo turno".
Considerazioni che fanno allora domandare a Barbera e Calderisi: "A cosa dovrebbe servire questa riforma della legge elettorale?". L'unico effetto reale sarebbe di aumentare "il potere di ricatto dei piccoli partiti". E poi nella proposta Amato, concludono i due "non si risolverebbe il problema sollevato dal referendum perché, allo stato, resta irrisolta la questione del sistema proporzionale".
Sulla sorte della seconda scheda e del voto di lista, infatti, non c'è ancora chiarezza e qualche lume si attende dal vertice di maggioranza che si terrà oggi a Palazzo Madama. Un incontro che inizia sotto i migliori auspici perché dal centrosinistra continuano ad arrivare segnali di attenzione alla proposta Amato. Ieri è stata la volta di Ombretta Fumagalli Carulli, di Rinnovamento italiano, che ha chiesto alla maggioranza di approvare la proposta Amato e di "dare il via libera al ministro perché senta il Polo". Un passo indietro si ferma Franco Marini, da sempre ostile ad ogni ipotesi di doppio turno di collegio. Ieri il segretario del Ppi ha incontrato il portavoce dei verdi Luigi Manconi, che ha rivendicato la paternità del progetto. Alla fine, il segretario Ppi ha detto che va bene: i popolari sono pronti a ragionare questa proposta. "Rispetto alle istanze che abbiamo posto noi, - ha spiegato - è un passo avanti, una base su cui si può discutere". È vero che Marini, sostenuto da Manconi, invita la maggioranza a non lasciare cadere l'ipotesi elaborata dal suo vice Dario Franceschini, - turno unico con quota proporzionale trasformata in premio di maggioranza -, ma nella sostanza dà il via libera alla discussione. "Con gli aggiustamenti proposti da Amato, - ha infatti concluso - anche questo doppio turno di collegio può essere esplorato positivamente. Io credo che nella riunione della maggioranza il clima sarà assolutamente costruttivo".
Restano ostili le posizioni delle opposizioni. A partire da quella di Rifondazione nettamente contraria alla nuova ipotesi. Per il partito di Bertinotti ha parlato Graziella Mascia, coordinatrice della segreteria, e il suo commento non lascia molti dubbi: "La proposta non ci piace per nulla". Per il Polo ieri è toccato a Pierferdinando Casini. Secondo il segretario del Ccd la proposta Amato "è solo una perdita di tempo. Non serve a niente finché non si pronuncerà la Consulta sul referendum. Al massimo può essere interessante come contributo tecnico in attesa di un accordo politico".

SILVIO BUZZANCA


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